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Vi siete mai chiesti perché da adulti si hanno così pochi amici?

Ti dicono che sei asociale, che hai pochi amici, che non riesci a mantenere rapporti umani? Ecco, non pensare di essere strano, la maggior parte degli adulti ha pochi amici, o comunque non ama mantenere rapporti con altre persone.

Sono tutti amici

Magari ai tempi della scuola, soprattutto quella primaria, i bambini tendono a non distinguere tra mere conoscenze, compagni di classe e amici e così si ha l’impressione che siano tutti parte di una squadra, la nostra squadra. Crescendo si inizia a distinguere e quindi a scegliere. Chi ci piace, chi non ci piace, chi vogliamo alla nostra festa di compleanno e chi invece vorremmo sempre al nostro fianco. È un processo di crescita che tocca tutti, nessuno escluso e così, nel tempo, le amicizie sono sempre meno. E come quando dopo dieci anni dall’esame di maturità si organizza la classica rimpatriata e siamo contenti di vedere come i nostri “amici” siamo cambiati. La stessa rimpatriata, fatta poi per la seconda volta, magari per i vent’anni, ci lascia indifferenti. Quei dieci anni in più, quegli altri dieci anni, ci hanno regalato la consapevolezza del tempo.

Il valore del nostro
tempo

Con il cambiare dei calendari cambiamo anche noi, è un passaggio inevitabile e, diamo più valore a noi stessi e anche al nostro tempo. Così, se a vent’anni ci sembrava poco rilevante trascorrere una serata con persone che poco ci piacevano, perché la priorità era vivere la giovinezza, a quaranta e più ecco che la prospettiva cambia. La priorità diventa il tempo e la qualità del nostro tempo. Con chi vogliamo dividere le nostre serate? Siamo disposti a trascorrere due ore del nostro preziosissimo tempo con persone che non ci piacciono?

L’amicizia non è un
dovere

Ad un certo punto della nostra vita ci rendiamo conto che avere delle relazioni non è un dovere ma deve essere un piacere così, con il passare del tempo, siamo capaci di fare una sorta di selezione naturale delle amicizie. Abbiano meno amici rispetto al passato, è vero, con gli anni aumentano le rughe e diminuiscono le persone da invitare a cena. Tutto questo succede semplicemente perché siamo in grado di dare valore alla solitudine considerata come un valore aggiunto e non qualcosa di negativo.

Stare da soli

Il detto “pochi ma buoni” riferito agli amici, riassume spesso al vita di una persone dai trentacinque anni in poi. Arrivata a quell’età, la stabilità del lavoro, della famiglia e la consapevolezza di dover pensare alla cose che ci fanno stare bene, ci porta alla solitudine. Si hanno pochi amici, a volte la casa è vuota e si ha voglia di farla restare così. Magari tra di noi risuona la domanda “perché sto cambiando, perché sono così sola” ma in realtà quello che proviamo non è mancanza di qualcosa ma la consapevolezza di noi che ci evolviamo e che decidiamo di concedere il nostro spazio solo a chi consideriamo veramente adatto alla nostre corde.

Silvestra Sorbera

Silvestra Sorbera, classe 1983, piemontese di origini siciliane, è una giornalista e autrice di racconti e romanzi. Collabora con i giornali online Gocce di spettacolo, Yomamma, Italiapost e Unadonna. Ha pubblicato nel 2009 “La prima indagine del Commissario Livia” e a maggio del 2016 la seconda indagine dal titolo “I fiori rubati” con la casa editrice LazyBOOK e la terza indagine dal titolo "Castelli di sabbia". Nel 2013 ha realizzato la favola per bambini “Simone e la rana”, e il saggio letterario - cinematografico “La forma dell’acqua. Camilleri tra letteratura e fiction”. Nel 2014 pubblica con la casa editrice LazyBOOK i racconti“Vita da sfollati” e a seguire “Sicilia” e “La guerra di Piera” e a dicembre 2016 il romanzo autobiografico “Diario per mio figlio”. A giugno 2016 con la casa editrice PortoSeguo il romanzo “Sono qui per l'amore”. Nel 2017 pubblica il racconto lungo new adult “Un amore tra gli scogli” e la favola “Simone e la rana. Viaggio nel castello stregato”.

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