Selfie mania, parla la psicologa
Perché siamo ossessionati dalla moda dell'autoscatto, meglio conosciuto come selfie, e condividiamo le nostre foto ovunque?
Le star di Hollywood dopo aver ricevuto l’oscar, ma anche cantanti, modelle, attrici (l’ultimo è quello di Megan Fox che ha così inaugurato il suo ingresso su Instagram),… e persone di tutti i giorni, amici e parenti si stanno facendo prendere dalla moda dell’autoscatto (meglio conosciuto come “selfie“) fatto quasi sempre con uno smartphone o da una webcam e condiviso sui social network. La tendenza è quella di postare il proprio viso, altri parti del corpo, lati B, piedi in atteggiamenti sensuali o insieme all’amica del cuore, mentre si guida, si mangia, si scherza, mentre si mandano dei baci, mentre si fanno le boccacce. Il risultato è sempre quello, un ossessione e una vera dipendenza, non per ultimo un estremo narcisismo e una fragilità interiore notevole.
Le persone dipendenti dal selfie non sono sicure si sé. Infatti la ricerca continua e assillante di commenti positivi al proprio scatto rappresenta il disperato bisogno di accettazione da parte di chi è insoddisfatto e ha bisogno di rassicurazioni sul proprio aspetto. Basta pensare che cliccare e contare i “mi piace” sia diventata l’unica cosa importante, mentre è molto grave questo immortalare se stessi in questi momenti per condividerli con il mondo e nello stesso tempo avere delle lacune nel vivere le emozioni positive o negative che siano, ma della vita reale di tutti i giorni. La condivisione di momenti resta relegata a un puro universo virtuale dove “il farsi vedere e notare” è l’anticamera per molti disturbi nel medio e lungo periodo quali i disturbi alimentari, primi approcci con droghe ed errate percezioni delle forme del proprio corpo. Da studi scientifici americani (American Psychiatric Association) la selfie mania potrebbe rappresentare i primi segnali di veri e propri disturbi mentali, ma è bene non generalizzare.
Sicuramente l’era tecnologica in cui viviamo non agevola ma incita a essere sempre più isolati e soli nonostante gli innumerevoli contatti che una persona può avere sul suoi profili social.
Perché non ci basta vivere il quotidiano e le emozioni vere? Sapranno le nuove generazioni che il confronto e il dialogo con un’altra persona può arricchire il bagaglio di esperienze e non il conteggio quasi maniacale dei “mi piace”?
Dottoressa Sara Ronchi
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