London Fashion Week 2015/2016: il secondo giorno è un viaggio nello stile

Dalla femminilità Seventies ispirata alle atmosfere del Radcliffe College di "Love Story" proposta da Orla Kiely alle "warriors women" vestite di nero e di pelle di Gareth Pugh, la London Fashion Week FW 2015/2016 entra nel vivo

23/02/2015

Dopo la magia e le emozioni regalate dalle sfilate di New York, il testimone passa alla London Fashion Week. E fin dai primi giorni, è evidente che nelle collezioni che salgono in passerella c’è lo stesso melting pot che fa della capitale del Regno Unito un luogo unico, dove culture e tradizioni si incontrano e si mescolano dando forma a nuove correnti e tendenze, nel substrato sociale e culturale come nella moda.

From Seventies to Eighties

Dalle atmosfere Seventies di Love Story portate in passerella da Orla Kiely a quelle Eighties di Holly Fulton, passando attraverso le suggestioni ispirate alle poetica melancolica di Wes Anderson che pervadono la collezione FW 2015/2016 di Emilia Wickstead, il secondo giorno della London Fashion Week esplora la femminilità nelle sue componenti più rappresentative. La donna di Orla Kiely, infatti, si muove – materialmente, grazie a una scenografia che riproduce gli interni di una biblioteca – tra gli scaffali pieni di libri del Radcliffe College frequentato da Jennifer Cavalleri/Ali Mac Graw vestita di mididress con gonna al ginocchio, punto vita segnato e colletti bianchi dalle punte arrotondate, maglie e maglioni con lavorazioni geometriche di gusto retrò, camicette con jabot, completi gonna e pantalone con giacche dalle linee asciutte e volumi mini, cappotti bon ton doppiopetto, declinati in colori saturi come senape, marrone, verde smeraldo, rosa salmone. Holly Fulton, invece, si ispira alla “femminilità assertiva” di Joan Collins per costruire una collezione Eighties nel design e nello stile e contemporanea nei materiali, con tulle, raso, seta, latex, cashmere, Mongolian fur a dare forma ad abiti lunghi e corti che ricordano negligé e sottovesti, cappotti e cappottini chic e impermeabili smart, gonne a ruota e tubini e morbidi pantaloni a palazzo, in una palette di colori che spazia dall’avorio a rosa, dal rosso al verde salvia. La proposta di Emilia Wickstead, infine, è un gioco di contrasti cromatici e materici e di contrapposizioni tinta unita e stampe, fluido e definito, mini e maxi, costruito e destrutturato che descrive capi dall’eleganza melancolica, come il tailleur con giacca appoggiata e gonna lunga morbida a campana, ed altri dal mood aggressivo, come il cappotto-cappa senza abbottonatura in latex nero.

Future is now

Il futuro? E’ adesso. Alla London Fashion Week FW 2015/2016 Faustine Steinmetz, tra i finalisti del prestigioso LVMH Prize, propone infatti una collezione che è pura sperimentazione, utilizzando cotone e denim caratterizzati da un laborioso processo di “infeltrimento” realizzato a mano, con l’ultimo passaggio che consiste nello “spazzolare” le fibre per ottenere quello che la stilista chiama “photoshop effect“.  Il risultato è una vera e propria installazione artistica, con le modelle viste attraverso oblò di fortuna allestiti da Thomas Petherwick. Con la sua collezione Survivor, invece, Danielle Romeril offre la visione di un “futuro distopico“, dove non è più possibile acquistare nulla, ma solo ottenere con il baratto: un presupposto sul quale la stilista costruisce una serie di capi oversize con materiali anche molto diversi tra loro (per esempio velluto, pizzo floccato e plaid), cuciti insieme con la tecnica giapponese chiamata odoshi, che è quella utilizzata per realizzare le armature dei samurai. Meno estrema, ma non per questo meno visionaria, la proposta di Sibling: il trio di creativi composto da Sid Bryan, Joe Bates e Cozette McCreery manda infatti in passerella una collezione di ispirazione techno-punk, giocando a vestire capi di stile classico con colori fluo (fucsia e arancio), materiali inconsueti (latex) e dettagli assolutamente inaspettati (zip e frange).

Industrial warriors

Il secondo giorno della Settimana della Moda londinese si conclude all’insegna di donne industrial warriors, che trovano le loro divise e armature nelle collezioni di Lucas Nascimento, House of Holland e Gareth Pugh. Lo stilista brasiliano formatosi al London College of Fashion propone infatti una serie di capi dalle forme pulite e dalle linee essenziali, tra i quali spiccano i maxi cappotti di pelle con fodera a contrasto, pensati per vestire le moderne guerriere metropolitane, ovvero tutte le donne quotidianamente divise tra famiglia, carriera e tempo libero. I creativi di House of Hollande, invece, si rivolgono a un target più giovane, con una collezione fatta di abiti-grembiule a righe con sottogonna in rete, pantaloni oversized e skinny, leggings, maxi pellicce e capispalla dai volumi asciutti con finiture in pelliccia, declinata in tinta unita e fantasie di vario genere in colori accesi e nero. L’attesissimo Gareth Pugh, infine, non tradisce le aspettative e fa salire in passerella delle vere e proprie warriors women (con tanto di facce dipinte e vessilli), che indossano corpetti rigidi e minimal, gonne a vita stretta che si aprono in un ampio ventaglio e cappotti e mantelli dalle linee essenziali completati da “collari” di gusto vittoriano. Tutto rigorosamente nero, con centinaia di cannucce utilizzate come applicazioni e finiture per “sdrammatizzare” l’effetto dark gothic.