Le colichette dei neonati: cause e sintomi del “tormento” dei genitori
Il comune fenomeno delle colichette gassose colpisce il 25% dei neonati: come affrontarle?
Che un bambino piccolo pianga è assolutamente poco sorprendente e chi è genitore già da un po’ di tempo ormai lo sa. Anzi, si può effettivamente dire che il pianto è il modo con cui il piccolo comunica il proprio “sentire”, le proprie necessità e il proprio “esserci”. Cerca semplicemente di attirare l’attenzione su di sé, usando il linguaggio che conosce. In ciò, quindi, è da considerarsi assolutamente normale. Come un fenomeno comune va dunque considerato ed affrontato, superando lo stress emotivo che stati di pianto anche ordinario del bambino possono portare all’interno della famiglia, con i disagi che reca con sé. Specie se capita di notte (come ogni genitore ha imparato a sue spese…). In questo caso, l’unica arma è la pazienza. Infatti, occorre tenere presente che di solito il pianto, anche se di intensità elevata, difficilmente indica una vera situazione di pericolo: in presenza di qualcosa che effettivamente gli provochi “malessere”, il bambino non avrebbe la forza di strillare, ma solamente di lamentarsi.
Come anche in altre situazioni (ernia ombelicale, dermatite atopica, singhiozzo) non occorre agitarsi e correre subito alla ricerca di cure e medicine. La strada migliore è fatta di pazienza, osservazione e confronto con chi può aiutarci.
[dup_immagine align=”aligncenter” id=”17214″]Le colichette: i sintomi e come riconoscerle
In bambini sani può tuttavia verificarsi il caso in cui gli episodi di pianto siano ricorrenti ed apparentemente non dovuti a cause “esterne” o visibili, oppure possono concentrarsi in determinate ore del giorno o associati a particolari posture che il neonato assume, come rannicchiare le gambe, serrare i pugni o arrossarsi, soprattutto in viso. È in questo caso che possiamo prendere in considerazione il fatto che il pianto sia legato alla presenza delle coliche. Nella maggior parte dei casi, queste permangono per un tempo molto breve, sparendo in maniera del tutto naturale entro i quattro o cinque mesi, senza lasciare alcuno strascico permanente nell’organismo del bambino. L’origine di tale fenomeno non è ancora del tutto chiarita. I ricercatori hanno individuato infatti diverse possibili cause – anche se sarebbe più corretto dire con-cause – del fenomeno che vanno da intolleranze alimentari il più delle volte dovute semplicemente al mancato “rodaggio” dell’apparato digerente, a situazioni “esterne” al bambino come stati di tensione o stress della madre che immediatamente egli percepisce, da qual grande “ricettore” di informazioni qual è. Possono influire anche altri elementi, come ad esempio sbalzi di temperatura o altri cambiamenti ambientali o semplicemente la diversa consistenza del latte materno in funzione della dieta della madre.
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Un consiglio? Armatevi di santa pazienza
Il fenomeno delle colichette colpisce il 25% dei bambini, femmine e maschi indistintamente: è quindi un fenomeno comune e, con la difficoltà sopra accennata nell’individuarne l’effettiva causa, difficilmente potrà essere eliminato dall’assunzione di farmaci. A livello pratico, per alleviare la fase acuta della colica, sono di sollievo generalmente alcuni accorgimenti, come l’aumentare la frequenza delle poppate riducendo la quantità di latte per ognuna, il tenere il bambino nella migliore posizione verticale possibile nel corso del pasto e lo spingerlo a fare il “ruttino“. Se rimane sempre la buona norma di rivolgersi al pediatra in presenza di qualunque tipo di dubbio che vi porti a pensare di essere in presenza di qualcosa di più che una semplice colica, l’unica, vera regola da seguire è in realtà l’armarsi di santa pazienza, mantenendo un atteggiamento positivo e senza lasciarsi sopraffare dallo stress. Il bambino, infatti “capta” immediatamente i segnali, positivi o negativi, che gli vengono trasmessi e con altrettanta velocità li elabora, trasformandoli in “comunicazioni” e, quindi, in pianto. Per questo la tranquillità dei genitori nell’affrontare il problema è determinante e genera un circolo virtuoso che porterà maggiore serenità per tutti.