La parità dei ruoli deve esserci anche in famiglia
L'educazione alla parità di genere inizia già da piccoli all'interno del nucleo familiare. I consigli su come insegnare ai nostri figli la parità di genere.
L’educazione ai generi inizia in famiglia, perché è proprio nella quotidianità che bisogna insegnare ai più piccoli che maschi e femmine hanno uguali diritti e doveri. E che è compito di ciascuno impegnarsi a rispettare questo assunto. Sarebbe auspicabile che i figli non restino ingabbiati in stereotipi capaci di condizionare la loro visione del mondo e la loro stessa identità di genere.
I ruoli nella coppia
Quali ruoli abbiamo e come ci relazioniamo nella coppia? Sono tutti aspetti da cui partire per riflettere su noi stessi e sul tipo di rapporti e valori che trasmetteremo ai nostri figli. Al di là di ogni spiegazione, è il nostro comportamento quotidiano in quanto uomini e donne e della relazione che esiste tra di noi a fornire l’esempio.
Potremmo dire che la famiglia è un teatro al naturale: è nella quotidianità delle case che i nostri figli imparano le dinamiche interne. Imparano quali sono i ruoli di mamma e papà e, quindi, di uomo e donna riportando la parità di genere o l’eventuale disparità ad una sfera più ampia che è, appunto, la società.
Leggi anche: Vuoi vincere un abbonamento in palestra? Partecipa al concorso!
Un punto sulla situazione odierna
La situazione odierna nelle famiglie italiane, con le dovute eccezioni, mette in luce (ancora) una disuguaglianza nella ripartizione dei compiti domestici. Che restano perlopiù a carico della donna. Solo al Nord Italia c’è un piccolo vantaggio nella ripartizione dei ruoli, con un aiuto maggiore da parte dei papà o degli uomini di casa.
Ma facciamo una stima un pochino più precisa: le donne continuano a portare sulle loro spalle i due terzi delle attività domestiche. Compresa la cura di bambini piccoli e anziani che vivono in famiglia, mentre gli uomini sono maggiormente concentrati sulle attività professionali.
E quando i papà sono più attivi nel lavoro di cura tendono ad occuparsi delle attività ludiche e ricreative dei più piccoli ma non all’accudimento in senso stretto. Ossia alla preparazione dei pasti, alla vestizione, ai bagnetti, all’addormentamento e ai risvegli notturni, tutte attività che, di solito, sono assolte dalla mamma. Anche questo è uno stereotipo: si pensa che le donne siano più adeguate all’assistenza fisica.
Ma anche rispetto al coinvolgimento dei figli nelle attività domestiche ci sono delle nette differenze. Il contributo delle figlie alle faccende domestiche è sempre maggiore rispetto a quello dei figli maschi, questo divario è piuttosto evidente durante l’adolescenza e cresce con l’aumentare dell’età. Sono sempre più numerose le bambine che, intorno ai 10 – 12 anni, danno una mano nella pulizia e nel riordino della casa e i maschietti non fanno lo stesso.
Come la società influenza i ruoli
Questa costruzione sociale dei generi (maschio – femmina) passa anche attraverso i giocattoli e influenza i comportamenti dei bambini e delle bambine. Si crea una separazione dei ruoli che cataloga le attività tradizionalmente femminili (pulizia della casa, bucato, preparazione dei pasti) e quelle tipicamente maschili (riparazioni, giardinaggio, gestione economica e cura degli animali).
Anche la presenza di figli di sesso differente influenza l’organizzazione familiare: la presenza di fratello e sorella comporta una maggiore specializzazione dei generi, nell’idea di fondo che esistano attività di pertinenza maschile e femminile. La stessa cosa accade ai padri quando nel contesto familiare ci sono le figlie femmine. Quando si crea questa composizione familiare i papà sono meno avvezzi ad attività come cucinare, lavare e pulire. Ma vediamo più dettagliatamente che tipo di influenza hanno sui figli queste dinamiche interne alla famiglia.
Come i bambini vengono influenzati dall’esempio familiare
I bambini e le bambine sviluppano una loro personale visione del genere e di cosa spetta fare a chi. Tutto trae esempio dai modelli familiari in cui sono calati e dalla divisione dei ruoli presente nel contesto specifico. Possiamo, quindi, dedurre che è importante seguire e impostare un’educazione libera e paritaria nel contesto familiare. Affinché anche i bambini e le bambine di domani sappiano svolgere ruoli flessibili e intercambiabili senza l’idea che questi siano ruoli fissi e mai in evoluzione.
Quando i genitori si distribuiscono nelle attività interne alla casa, senza che vi sia un ruolo fisso per ognuno, e improntano l’organizzazione interna e familiare sul concetto di egualitarismo, i bambini sviluppano una visione del genere meno stereotipata. E anche nel rapporto tra fratelli e nella vita in generale da adulti, assumeranno un comportamento votato alla parità di genere.
Come superare gli stereotipi
La forza degli stereotipi è legata alla pervasività di tali schemi nella nostra cultura e nei modelli che ci sono stati tramandati e che si perpetuano nel quotidiano. Uscire dai vecchi schemi non è così facile ma ci si può riuscire con un po’ di volontà da parte di tutti e tanta collaborazione.
La strada per il cambiamento, interno alla famiglia e fuori da questo ambiente protetto, è fatta di consapevolezza, di ricerca di modelli alternativi e flessibili. Che sono da sperimentare nelle nostre famiglie e da veicolare, poi, nella società. C’è una cosa che va, però, evidenziata: sono temibili anche gli stereotipi contrari. Accade, infatti, che gli uomini attivi nella cura della casa e nell’accudimento dei figli sono detti “mammi” e che le donne protese alla realizzazione professionale e, magari, al raggiungimento di posizioni di potere, sono dette “donne con gli attributi”.
E questa non è che la conferma che sembra ancora lontano nell’immaginario comune che l’uomo possa collaborare in casa. E che la donna possa assolvere ruoli di potere e raggiungere la propria realizzazione professionale.
La vera sfida, a questo punto, è mettere in campo, in coppia e in famiglia, per gli uomini e per le donne, il lato “femminile” e il lato “maschile” di entrambi. Dando così la possibilità ai nostri figli di vedere come questi aspetti si possano integrare in un’unica persona, non delegandoli ad un solo membro della coppia. Siamo plurimi, facciamolo vedere a chi vive con noi e, soprattutto, ai nostri figli.