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Imparare a memoria, tutti i trucchi in un libro

Ragazzini delle medie che se si chiede loro di memorizzare due date vanno in panico, ma che conoscono a memoria la formazione della loro squadra del cuore e di tutte quelle che giocano nello stesso campionato; studentesse che non riescono a memorizzare una poesia più lunga di Soldati di Giuseppe Ungaretti (Si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie), ma che conoscono a memoria tutti i testi degli One Direction – in inglese peraltro. Certo che la memoria è cosa davvero strana. Sarà poi vero che i ragazzi di oggi non la esercitano più a causa, pare, di televisione, Iternet e videogiochi? O sarà forse che la usano semplicemente in modo diverso?


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Voglio dire, il problema è che i giovani di oggi non sono più capaci di memorizzare o che gli adulti non glielo chiedono più? Io credo che la partita si giochi tutta a questo livello. Chi ha un bambino che frequenta la scuola primaria se ne sarà sicuramente accorto: non si studiano più le poesie a memoria, al limite qualche filastrocca per la festa della mamma o per Carnevale e poi basta. Come si può pretendere allora che studino pagine e pagine di libri se nessuno glielo ha mai chiesto prima?

Studiare è un gioco da ragazzi

Certo, il problema del successo scolastico non si risolve sicuramente imparando a studiare a memoria; bisogna capire ciò che si apprende, collegare, domandarsi, paragonare e confrontare; lo studio mnemonico è solo uno degli aspetti e forse nemmeno il più importante, ma oggi sembra che l’attenzione sia prevalentemente su questo aspetto. Ed è proprio questo aspetto che viene posto come preponderante da Matteo Salvo, Master of Memory ai campionati Mondiali di Memoria del 2013, nel suo libro Studiare è un gioco da ragazzi. In questo testo, edito da Feltrinelli Gribaudo, l’autore spiega come imparare a memorizzare velocemente e senza troppa fatica attraverso un metodo di studio che aiuta a formarsi delle mappe mentali e delle gerarchie per l’apprendimento. Viene proposto come aiuto nello svolgere i compiti, magari proprio quelli delle vacanze e ben venga, l’importante è che insieme alle capacità mnemoniche vengano stimolate nei ragazzi anche le capacità cognitive, che imparino a fare collegamenti, che si abituino ad analizzare, sintetizzare, approfondire e fare propri i concetti, che vivano l’emozione dell’apprendimento come possibilità nuova per la propria vita e non come un dovere imposto loro senza che nulla abbia a che fare con i loro veri interessi.

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