Bambino piange durante l’allattamento: che fare?   

L’allattamento è un contatto magico tra mamma e neonato. Nella maggior parte dei casi procede sereno da ambo le parti finché qualcosa inceppa questo meccanismo ancestrale. Andiamo a capire meglio le possibili cause e soprattutto cosa fare in caso di pianti improvvisi e disagio del bebè.

27/08/2020

L’allattamento è un momento intenso e intimo che lega mamma e neonato, il legame tra i due in quel momento è una simbiosi unica che porta benessere ad entrambi. La mamma si sente appagata e rigenerata dalla vita che cresce e culla tra le braccia. Il piccolo ne tra giovamento perché con il latte materno cresce più forte. Vi sono dei casi però in cui l’idillio è interrotto da continui distacchi e pianti del poppante. Il bambino, a differenza del sentire comune, non rifiuta il seno oppure la mamma: sta solo esprimendo un disagio che dobbiamo ancora imparare a conoscere e comprendere.

Purtroppo la cultura occidentale non offre, al giorno d’oggi, molto sostegno alla donna che desidera allattare facendola sentire spesso in colpa e scoraggiandola con frasi tipo: “inutile stressarsi se il biberon con il latte artificiale è così comodo e offre al neonato il giusto apporto nutritivo”. Niente di più sbagliato. In questo caso la neomamma devi circondarsi di persone che la motivino come gruppi di altre mamme fautrici dell’allattamento o esperte della Lega del Latte.

Se piange perché non ama il sapore del latte

Molte dicerie popolari fanno credere alle mamme che il neonato pianga e si allontani dal seno se avverte nel latte un sapore forte o speziato. Per questo alla mamma vengono proibiti molti cibi un po’ carichi, esotici, ricchi di spezie. Ma gli studi dimostrano il contrario, al lattante piacciono i gusti forti e impara a riconoscere dall’allattamento gli ingredienti che dopo, ovvero durante lo svezzamento, faranno parte della sua alimentazione quotidiana. Infatti una semplice prova del nove potrebbe essere rappresentata da un facile esperimento: la mamma tira il latte e lo offre al piccolo in una tazzina, un contagocce o altro supporto. Il lattante nella maggior parte dei casi lo berrà volentieri. Va da sé che se il pianto dovesse continuare insieme al rifiuto del seno la mamma potrebbe provare una leggera variazione nella sua dieta di modo da capire se vi è un sapore piuttosto che un altro che turbano il bambino.


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“in sciopero” dall’allattamento

Lo “sciopero del poppante” è un fenomeno che può verificarsi dopo un periodo in cui l’allattamento procedeva bene. Le cause possono essere molteplici e spesso non si comprendono del tutto se non al momento della risoluzione. La sua durata può variare da poche ore a diversi giorni. Il piccolo ci apparirà irrequieto, nervoso, infelice, insoddisfatto, verrà portato al seno e se ne allontanerà. Anche la mamma risulterà triste e disorientata ma non dovrà forzare i tempi né gettare la spugna. Ovviamente il bambino dovrà sempre essere alimentato correttamente e la mamma dovrà sempre tirarsi il latte meccanicamente per non perdere i ritmi giusti. Se il bambino davanti al seno lotterà e girerà la testa dall’altro lato inutile insistere spingendo la testolina verso il seno. Si potrebbe creare solo un momento traumatico.

Un suggerimento è quello di cambiare la postura dell’allattamento poiché magari nella postura precedente il bambino era in una posizione in cui respirava poco bene e si sentiva sovrastato dal seno. Occorrerà dunque riposizionarlo in modo che sia ben accostato al corpo della mamma, con il capo leggermente esteso all’indietro, il mento proteso in avanti e affondato nel seno, e una porzione di areola maggiore in bocca dalla parte del mento. Può poi succedere che il bimbo pianga perché il latte che arriva a ondate è troppo abbondante rispetto alla quantità che riesce a succhiare e questo provoca in lui una sensazione di soffocamento. Un bimbo su tre è portato a staccarsi per poi riattaccarsi quando le “calate” diventano moderate. Ricordiamo infine che lo sciopero potrebbe essere causato da un sapone/bagnoschiuma nuovo che al neonato non piace o da un integratore materno che altera il sapore del latte.


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Pianto come segnale tardivo di fame

Un bambino irrequieto che fa fatica ad attaccarsi al seno non è un bambino che non ha fame ma è un bimbo la cui mamma non ha capito in tempo “i segnali” di fame e lo ha attaccato tardivamente. Per una neomamma è molto importante non essere distratta dal contesto circostante e comprendere per tempo i segnali del lattante. Di solito un neonato affamato apre la bocca, tira fuori la lingua e gira la testa a destra e sinistra, porta le mani alla bocca usando le dita a mo’ di ciuccio. Ovviamente il pianto è la manifestazione ultima della fame.

Il mughetto nel neonato

Si tratta di un’infezione innocua e facile da curare. Rende però molto irritati i neonati che possono avere difficoltà nella suzione e nella deglutizione. È causata dal fungo Candida albicans, presente nel cavo orale di tutti noi. A volte però si verificano determinate condizioni che stimolano la crescita di questo fungo che diviene eccessiva. Arrivando a causare una serie di sintomi a carico della bocca, della lingua, delle gengive. Il mughetto si manifesta con una patina bianca sulla lingua, sul palato e a volte anche in altre aree del cavo orale come gengive, tonsille e guance. Il cavo orale può anche apparire rosso e infiammato.

I neonati sono più soggetti a questa infezione poiché il loro sistema immunitario è immaturo e lo sono ancor di più i nati prematuri. In molti casi il mughetto si estende anche ai capezzoli materni che appaiono screpolati e doloranti. Rivolgersi al medico tempestivamente sarà la mossa vincente. Una crema antimicotica potrà risolvere sia l’infezione in bocca al lattante che quella sui seni della mamma per evitare il famoso effetto ping-pong.

Soffre di reflusso gastro-esofageo?

Pur essendo fastidioso, il reflusso non è una malattia. Si risolve spontaneamente entro i 18-24 mesi di vita del bambino. Tra le cause la scarsa funzionalità del cardias, la valvola che divide l’esofago dallo stomaco e garantisce il passaggio unidirezionale del cibo. Altre cause la dieta liquida del neonato, la suzione veloce, la formazione di bolle nell’esofago. Il sintomo più riconoscibile del reflusso è il rigurgito che può essere accompagnato anche da vomito. Alcuni campanelli d’allarme sono lo scarso appetito, o addirittura la repulsione per l’allattamento, i pianti frequenti, la tosse e l’irritabilità. Tra i rimedi consigliati dai pediatri le pause durante la poppata. La posizione non distesa del neonato durante la suzione ma anche per mezz’ora dopo il pasto. Una volta nel lettino, meglio tenerlo con la testa rialzata di 25-30° grazie ai cuscini anti reflusso che si trovano in commercio.