Walking: non serve la palestra per dimagrire

Fit walking: in forma col sorriso.

Molte persone si chiedono se il walking, noto anche come camminata a passo svelto o fit walking, sia efficace quanto la corsa o quanto il fitness in palestra per riuscire a dimagrire.

Certamente sì, sebbene venga considerata come la parente più soft del running e del jogging, rappresenta una strategia di riattivazione metabolica che può adattarsi a tutti.

Difatti il walking permette a chi ha problemi alla schiena o agli arti inferiori di svolgere un lavoro aerobico di media intensità, ovviando ai traumatismi spesso connessi alla corsa, che è da sconsigliare a chi soffre di lombosciatalgie, fragilità articolare o chi semplicemente è in sovrappeso o in obesità.

È una delle attività più indicate per chi soffre di cellulite di grado medio alto: la corsa rappresenta un ulteriore peggioramento del microcircolo, a causa dei traumatismi che ne conseguono.

Ma esattamente cos’è il walking, come si può praticare al meglio e quali sono i suoi effetti sul peso?

Il fit walking è una disciplina che nasce dall’evoluzione della semplice camminata. Viene strutturata per far sì che l’organismo possa trarre beneficio da ogni singolo passo, favorendo la riattivazione metabolica con un effetto termogenico e tonificante sull’apparato muscolo-scheletrico. Infatti coinvolge le cosce e le gambe, ma anche glutei, addome, dorso e braccia. Se si mantiene una corretta postura e una buona intensità è possibile consumare circa 600 kcal in 10 km per un soggetto di media corporatura.

Per praticare al meglio il walking e trarne tutti i benefici è bene che la camminata sia decisa e sostenuta: si deve avere un leggero fiatone, riuscire comunque a parlare con un eventuale compagno di camminata. Non esiste un ritmo uguale per tutti, ma può essere migliorato con l’allenamento.

Mentre si cammina anche le braccia devono essere attive: devono essere piegate ad angolo retto ed accompagnare il movimento degli arti inferiori, favorendo il mantenimento della velocità. Il busto deve rimanere eretto, lo sguardo in avanti e l’addome il più possibile contratto.

La respirazione deve essere la più fluida possibile: se ci si accorge che il fiatone sta diventando eccessivo ridurre il ritmo, piuttosto fare delle ripetute per abituarsi gradatamente. Inoltre, come per tutte le discipline sportive, è fondamentale scegliere la giusta calzatura, per non peggiorare eventuali problemi osteoarticolari preesistenti.

Ma quanto bisogna camminare per avere degli effetti metabolici? Non bisogna dimenticare lo stretching per ridurre la formazione di acido lattico e mantenere una buona elasticità muscolare.

Sicuramente per chi è a completo digiuno di attività fisica è bene iniziare con una persona già esperta che possa correggere eventuali errori.

Le prime sedute di walking potranno essere di 30 minuti, per poi passare a 40 minuti, fino ad arrivare all’ora ed oltre.

L’ideale è abbinare degli esercizi specifici di tonificazione come gli squat, gli affondi, le torsioni e gli esercizi per i tricipiti e l’addome. I risultati saranno così più veloci.

Gli effetti di questa attività si vedono nel breve e nel lungo periodo, non solo in termini di tonicità e di perdita di peso, ma anche sul profilo ematochimico. Difatti si riducono la glicemia basale, il colesterolo totale e quello LDL, si potenzia il colesterolo HDL. Si hanno effetti positivi sulla pressione arteriosa, sull’umore, sulla circolazione sanguigna (soprattutto a livello degli arti inferiori) e si rallenta l’avanzamento dell’osteoporosi.