Transcendence, la recensione del film

Il progresso scientifico sta facendo passi da giganti. Dove ci porterà tutto questo? E cosa succede se per amore si dimenticano i rischi?

20/04/2014

Il camaleontico Johnny Depp, dopo aver interpretato l’indiano Tonto in The Lone Ranger, torna dal 17 aprile al cinema con una pellicola thriller-fantascientifica sull’intelligenza artificiale: Transcendence. Depp interpreta un famoso ricercatore, Will Caster, che insieme alla moglie Evelyn (Rebecca Hall) e all’amico Max Waters (Paul Bettany) sta cercando di creare una macchina in grado di avere coscienza di se stessa e di combinare l’intelligenza tecnologica con le emozioni umane. Per questi tentativi Caster cade del mirino di un gruppo di terroristi anti-tecnologia (Rift) che lo uccidono pensando di fermare così gli esperimenti sull’intelligenza artificiale. In realtà peggiorano la situazione: Evelyn farà di tutto per avere anche solo una versione virtuale del marito non pensando alle conseguenze…

[dup_immagine align=”alignleft” id=”106686″]Trascendence rappresenta l’esordio alla regia di Wally Pfister, premio Oscar per la fotografia di Inception e direttore della fotografia di pellicole spettacolari, da The Italian Job a Il cavaliere oscuro. Pfister si è subito innamorato della scenografia scritta da Jack Paglen e ha incontrato vari professori e ricercatori di neuroscienze e ingegneria elettrica per approfondire l’argomento che è meno fantascientifico di quanto si creda. L’obiettivo del regista è quindi quello di far nascere un dibattito, attraverso Transcendence, su temi già molto dibattuti nelle università e negli istituti di ricerca ma che presto (sembra) coinvolgeranno anche la nostra quotidianità. Per questo l’anteprima nazionale italiana è stata introdotta da Michele Casucci, ambasciatore italiano della Singularity University, realtà che studia i cambiamenti radicali apportati dalla tecnologia e dal progresso scientifico e cerca di coglierne le opportunità e i rischi.


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Scienza, amore, amicizia, ricerca si intrecciano nella trama del film, proiettando gli spettatori in una storia emozionante, a tratti poetica, grazie all’abilità del regista (che dimostra di aver fatto tesoro delle sue esperienze a fianco di Christopher Nolan nelle pellicole su Batman) e dei suoi interpreti (c’è anche il premio Oscar Morgan Freeman con cui Pfister aveva già lavorato in passato).