Il pattinaggio su ghiaccio: storia, specialità e discipline

L’Ice Skating è senza dubbio uno dei più affascinanti e praticati sport invernali. Si tratta di una pratica antichissima, nata in Scandinavia e diventata popolare in tutto il mondo.

11/12/2014

Alzi la mano chi non è rimasto affascinato durante le ultime Olimpiadi di Sochi dalle evoluzioni, dall’eleganza ma anche dalla furia agonistica di campionesse come la giovanissima Yulia Lipnitskaya, la “divina” Yu-Na-Kim o la nostra Carolina Kostner. Indubbiamente quella memorabile competizione vinta poi dall’”outsider” Adelina Sotnikova ha costituito per l’ice skating un meraviglioso spot promozionale, accendendone la passione anche in chi non era avvezzo a quel genere di spettacoli. Ma in realtà la pratica sportiva ai massimi livelli è solo la punta dell’iceberg – esempio più che mai azzeccato in tema di ghiaccio… – di un movimento assai più ampio e di una passione, ancora prima che diventasse uno sport, ben radicata nella tradizione popolare, specialmente in quei paesi dove il freddo inverno costringe a ripararsi dalle rigide temperature ma offre anche grandi possibilità di svago e divertimento o di muoversi in modo “non convenzionale” con velocità ed agilità sulle superfici gelate. Il pattinaggio sul ghiaccio è nato proprio per la commistione di questi elementi: il piacere di scivolare dolcemente, la possibilità di spostarsi velocemente sulle superfici ghiacciate, il fascino e l’eleganza che la fluidità sei suoi movimenti ha subito suggerito. Adesso, come centinaia di anni fa.


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La storia del pattinaggio

Le prime “pista di pattinaggio” furono ovviamente le superfici ghiacciate dei laghi e dei fiumi delle regioni del nord, e la sua pratica nacque essenzialmente come attività popolare, inizialmente come efficace mezzo di trasporto sul ghiaccio ma ben presto, e già diversi secoli fa, come passatempo e divertimento. Proprio in questa forma si diffuse rapidamente in diversi paesi. La culla del pattinaggio è la Svezia: furono infatti i Vichingi all’incirca mille e duecento anni fa ad utilizzare per primi rudimentali “lame” applicate sotto le scarpe e fatte di osso di bue o di renna. Si trattava, ovviamente, di mezzi assai poco efficaci se si paragonano ai moderni pattini a lama metallica, tanto che il “proto-pattinatore” aveva la necessità di spingersi con un bastone per vincere la resistenza dell’attrito, sebbene questo sia sulla superficie del ghiaccio assai ridotto rispetto alle altre superfici. Ma tanto bastò: dai paesi scandinavi, quella pratica sbarcò anche nell’Europa Centrale passando soprattutto dall’Olanda che ne fece un vero e proprio sport nazionale, cosa che peraltro spiega la grandissima tradizione di quel paese nelle discipline sul ghiaccio culminata nella vera e propria messe di medaglie nella velocità alle recenti Olimpiadi di Sochi. Nel XVII secolo, fu il principe James, figlio del re inglese Carlo I che era in esilio proprio nei Paesi Bassi in seguito alla “caduta” del Padre, ad appassionarsi al pattinaggio e, quando suo fratello Carlo II riuscì a restaurare la monarchia rientrando in patria, importò i pattini anche nel Regno Unito. E da lì, ovviamente, in tutto il mondo, compresi la Russia, il Giappone, la Cina e la Corea.


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Un pratica popolare che diventa sport

[dup_immagine align=”alignright” id=”148198″]Con l’avvento della modernità, quello che era un passatempo fra i più diffusi, divenne a tutti gli effetti uno sport: il pattinaggio come oggi lo conosciamo si trasforma così in uno degli eventi più spettacolari del programma olimpico invernale, fin dalla prima edizione “bianca” della più importante ed affascinante manifestazione sportiva del mondo. La specialità “regina” del pattinaggio – sebbene non certo l’unica come vedremo in seguito – è senza dubbio il pattinaggio di figura il cui mito è stato alimentato anche dalla presenza di atleti carismatici e leggendari che hanno costituito per questo sport una enorme cassa di risonanza. Una di queste fu senza dubbio la norvegese Sonja Henie dieci volte consecutivamente campionessa del Mondo fra il 1927 ed il 1936 e tre volte campionessa Olimpica, che può considerarsi la prima grande star internazionale del pattinaggio, tanto popolare in quegli anni da meritarsi perfino la copertina della prestigiosa rivista Time nel luglio del 1939, quando aveva intrapreso, una volta appesi i pattini al chiodo, una carriera di attrice ad Hollywood.

Le diverse discipline e specialità

[dup_immagine align=”alignright” id=”148199″]Si è accennato sopra alle diverse discipline che dalla pratica “originaria” del pattinaggio si sono poi sviluppate. Se abbiamo già detto del pattinaggio di figura, altrettanto successo hanno avuto il pattinaggio di velocità, praticato sia in “pista lunga” da 500 metri di lunghezza, sia in pista corta – il cosiddetto “short track” – entrambi discipline olimpica, e l’hockey su ghiaccio, diventato estremamente popolare oltre che nell’Europa del Nord anche in Nord America – Canada e Stati Uniti – dove è considerato una delle discipline nazionali. Tornando nell’ambito del pattinaggio “artistico” si possono definire diverse specialità a seconda dei “protagonisti” delle prove: il pattinaggio “singolo” è quello che prevede una gara riservata ad un unico atleta sia in campo maschile che femminile, mentre nelle specialità “di coppia” la competizione è riservata ad un uomo ed una donna che si possono cimentare nelle gare “di figura” vere e proprie e nella ice dance, la danza su ghiaccio, inserita nel programma olimpico dal 1976 e derivante direttamente dalla disciplina della danza sportiva. Infine, l’ultima “nata” fra le discipline dell’artistico è il pattinaggio   “sincronizzato”, non ancora inserito nel programma olimpico, la cui performance viene effettuata da una “squadra” di dodici o di sedici atlete, un po’ come accade nell’omologo nuoto sincronizzato o nella ginnastica ritmica. Per oltre cento anni, ovvero dalla nascita dell’International Skating Union, le prestazioni degli atleti sono state misurate dei giudici in base ad una semplice “votazione” da 0 a 6. Ma dal 2003 la modalità di punteggio è stata completamente rivoluzionata, passando da una valutazione “generale” della prova assegnata da ciascun giudice, ad una valutazione puntuale di ogni singolo elemento della prestazione secondo una precisa tabella che permette una valutazione dettagliata sia a livello di contenuti tecnici che artistici, per cui vengono espressi punteggi separati. L’obiettivo della nuova modalità di punteggio è duplice: da un lato limitare al minimo la discrezionalità del giudice indirizzandone la valutazione secondo linee guida più precise, dall’altro portare gli atleti ad innalzare sempre di più il proprio livello tecnico alla ricerca di punteggi più alti, spingendoli al miglioramento del singolo elemento di un programma al fine di massimizzarne il punteggio.

Si ringrazia Alessia Aureli per la collaborazione