Non so se ci avete fatto caso. Ma di questi tempi è mostruosamente di moda il termine “Expo“. Non è che prima fosse del tutto sconosciuto, ma era rimasto confinato ad un utilizzo di nicchia, un po’ specialistico e nemmeno troppo di moda. Da qualche tempo non c’è città del circondario che non inserisca il termine “Expo” nel calendario dei suoi eventi culturali, nei propri ordini del giorno per i lavori della giunta comunale o nel piano con cui utilizzare le, spesso scarse, risorse economiche a disposizione. Basta guardarsi in giro e farci caso per imbattersi in alberghi che hanno sottilmente aggiunto il suffisso “Expo” nella loro denominazione, in eventi più o meno nazional-popolari che aspettano “Expo”, in personaggi che esaltano o demoliscono Expo il che fa sempre abbastanza tendenza e perfino in pizze speciali “Expo” create per l’occasione. Insomma, tutti ne parlano, nel bene o nel male. Sono molti meno di quelli che ne parlano, coloro che sanno esattamente di cosa si tratta. Cos’è quindi Expo? Un evento che volenti o nolenti segnerà il nostro futuro prossimo, uno “spauracchio” temuto e atteso, tanto importante da smuovere immensi capitali pubblici e non, da generare aspettative incredibili di afflussi e presenze e da indurre una segreta speranza che il suo innegabile indotto funga da volano per far ripartire la macchina economica in questo periodo di convalescenza dalla crisi.
160 anni di Esposizioni Universali
Denominato in francese, che storicamente e in un modo anche un po’ civettuolo è la lingua “culturale” delle istituzioni europee contrapposta al più prosaico ed affaristico inglese, il Bureau International des Expositions – o BIE – è il motore amministrativo ed organizzativo della mastodontica macchina delle Grandi Esposizioni Universali e, a conferma del fatto che gli interessi economici sono spesso più trainanti che quelli politici, è un organismo nato ben prima dell’ONU o della Comunità Europea, essendo stato infatti istituito nel 1928. Le Esposizioni Universali sono eventi commerciali planetari che nel corso degli anni hanno ereditato anche una forte valenza sociale e politica e che hanno ormai oltre 150 di storia:
Expo: minaccia o opportunità?
L’Expo non è quindi un evento qualunque. E non sarebbe giusto né sottovalutarlo né bollarlo con qualche schematizzazione che non ne colga la complessità, la varietà e la rilevanza internazionale. Certo, nessuno dei rischi ad esso connessi e su cui insistono i suoi detrattori – ambientali, economici e nemmeno di infiltrazioni malavitose – sono da sottovalutare o tanto meno da insabbiare, ma la stessa identica considerazione vale per le cose interessanti e le opportunità che porta con sé a livello mediatico, turistico, economico e di rilancio delle infrastrutture. Pochi dati bastano a suffragare questa ipotesi: la rassegna milanese che avrà come titolo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” attende nei suoi padiglioni 147 paesi partecipanti ufficialmente, dall’Albania alle Vanuatu, una media di 150.000 visitatori giornalieri con punte di 250.000 nei giorni “topici” che, considerando i sei mesi di apertura della manifestazione, fa 30 milioni di presenze, di cui un terzo straniere. Non considerarla come un’opportunità incredibile risulta un po’ miope ed autolesionista. E per questo si tratta di una opportunità che vale la pena conoscere.