Giorgia Linardi: biografia e curriculum dell’attivista

La biografia e il curriculum di Giorgia Linardi, l'attivista e giurista della Ong Sea Watch.

22/12/2020

Classe 1990, Giorgia Linardi è una famosa attivista e giurista. Cresciuta a Como, in una famiglia composta da papà avvocato e mamma medico, ha un fratello che lavora nella finanza. Lei invece ha scelto di seguire la sua passione e di occuparsi di diritti umani e migrazione. Grazie ai suoi studi su queste tematiche effettuati prima in Italia e poi all’estero, Giorgia è diventata la portavoce della celebre Ong Sea Watch.

Giorgia Linardi e il legame con la nonna siciliana

Giorgia è cresciuta in una famiglia molto unita e ha trascorso quasi tutte le estati della sua infanzia in Sicilia dalla nonna materna a cui è molto legata. In un’intervista a Elle, la Linardi ha spiegato di aver sofferto molto a causa delle polemiche nate riguardo la Sea Watch. A colpirla sarebbe stata soprattutto una chiamata di sua nonna. “All’inizio del 2017, quando tutto questo è iniziato, ero a bordo della nave Aquarius come consulente legale per Medici senza frontiere – ha spiegato -. In mare è un po’ come stare in una bolla, ti occupi di cose molto concrete. Quando abbiamo scoperto che a terra si parlava delle nostre navi come taxi del mare, la prima reazione è stata di grande stupore […] Un giorno mi telefona mia nonna, siciliana. Era in compagnia delle sue amiche di sempre, la Michelina Straffalaci, l’Eufrosina Bellofiore, la Fina Caruso… Mi telefona e mi dice: “Amore, giuritta mia… Ma è vero che sei collusa con gli scafisti?”. La propaganda contro di noi ha fatto breccia nella percezione delle persone, al punto che non importa più quale sia la verità: in fondo è questa la scoperta più dolorosa”.

Giorgia Linardi, gli studi e il curriculum

Giorgia Linardi si è laureata in Studi Internazionali, in seguito ha conseguito un master di diritto a Ginevra, realizzando una tesi sul soccorso nel mar Mediterraneo. Terminati gli studi ha iniziato a lavorare in Svizzera con alcune agenzie dell’Onu per poi tornare in Italia. Il suo lavoro nel Belpaese è iniziato come consulente legale volontaria per l’Ong Sea Watch a Lampedusa, in Sicilia. Durante questo periodo per mantenersi Giorgia ha lavorato contemporaneamente come barista.

“Di giorno lavoravo con gli uomini della Guardia Costiera, la sera servivo loro la birra”, ha ricordato. In seguito la giurista è approdata con Medici senza Frontiere in Grecia, a Lesbos, a bordo della nave Aquarius. In quel periodo Giorgia ha raccolto le testimonianze dei numerosi migranti fuggiti dalla Libia dopo aver subito ogni forma di tortura. Lei stessa ha confessato quanto quei mesi siano stati difficili. “Ho visto fin dove possono arrivare il sadismo e la depravazione – ha ricordato -. Il male per il male. C’era una coppia del Camerun… Lei era stata violentata più volte, ma non voleva che il marito lo sapesse per non aggiungere dolore al dolore. Lui era stato rinchiuso in un container con un compagno di prigionia, entrambi nudi e costretti a combattere per il piacere dei loro aguzzini”.

Giorgia Linardi, la vita privata

Giorgia Linardi è molto riservata e non ha mai parlato della sua vita privata. La giurista di Sea Watch ha confessato di non avere molto tempo da dedicare alle relazioni sentimentali a causa del suo lavoro. “Faccio fatica a evadere, le mie giornate ruotano intorno alle relazioni di lavoro e devo essere sempre concentrata, attenta a ogni cosa che dico – ha rivelato -. Credo d’essermi costruita una specie di corazza: ho assorbito così tanto dolore altrui che non do spazio al mio. Un amico m’ha detto che a volte faccio paura, può darsi, ma ci sono momenti in cui mi sento un cucciolo sperduto. Diciamo che tra i progetti futuri c’è quello di trovare un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Mi piacerebbe dare un nipotino al mio babbo”.

Non solo Giorgia Linardi: Carola Rackete, l’altra donna della Sea Watch

Oltre a Giorgia Linardi, c’è un’altra donna che ha legato il suo destino a quello della Sea Watch. Si tratta di Carola Rackete. Cinque lingue e una lunga esperienza in mare, è la capitana della nave Sea Watch 3, finita al centro di un braccio di ferro con l’allora ministro Matteo Salvini. All’epoca dei fatti, avvenuti qualche anno fa Carola era entrata nelle acque territoriali italiane e aveva tentato di sbarcare nel porto di Lampedusa dopo aver recuperato in mare alcuni migranti. Carola aveva cercato di attraccare, nonostante la politica dei porti chiusi adottata dal Governo. Quando il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo era fallito, la donna alla guida della nave aveva forzato il blocco.

Carola Rackete si definisce sui social con alcune frasi importanti: “Conservazione della natura. Azione umanitaria. E un po’ di scienza polare”. Di origine tedesca, parla anche russo, spagnolo, francese e inglese. Nel 2011 ha conseguito la laurea in scienze nautiche all’Università di Jade. In seguito ha ottenuto un Master in conservazione ambientale in Inghilterra, presso l’Università di Edge Hill. Il suo primo lavoro è stato quello di guida turistica presso il Parco Naturale della Kamchatka dove si è occupata della manutenzione delle attrezzature.

Carola Rackete e la sua storia

A soli 23 anni è stata scelta per partecipare a una spedizione dell’Alfred Wegener Institute, istituto oceanografico tedesco, salendo per una missione su una nave rompighiaccio diretta al Polo Nord. Qualche anno dopo è diventata il secondo ufficiale della Ocean Diamond, nave da esplorazione fra i ghiacci. Ha poi lavorato sulla Artic Sunrise di Greenpeace e sulla British Antartic Survey.

Nel curriculum di Carola Rackete c’è anche un lavoro da guida, durato tre mesi, nell’artico russo per la Poseidon Expeditions, con lezioni sull’ecologia e spedizioni. Carola ha lavorato anche in Francia come volontaria per la lega a favore della protezione degli uccelli, prendendosi cura di rapaci, uccelli marini e mammiferi di piccola taglia. La collaborazione con la Sea Watch è nata nel 2016. Il suo nome, come quello di Giorgia Linardi, è finito su tutte le prime pagine dei giornali per via della polemica innescata con Salvini. “La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un paese ricco e con il passaporto giusto – ha detto Carola a Repubblica -. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale di aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”.

Photo credit: agenzia fotogramma