Tra le ricette della cucina italiana più famose al mondo, il tiramisù, quello originale, ha ispirato, negli anni, la nascita delle versioni più diverse, con o senza quel dato ingrediente. E così abbiamo avuto il tiramisù senza glutine, senza uova, senza mascarpone oppure al pistacchio, al limone, con la ricotta e l’elenco potrebbe proseguire ancora a lungo!
Oggi in particolare prepareremo il tiramisù ai cachi, una variante molto autunnale, almeno quanto il tiramisù alle fragole profuma d’estate. Protagonista del dolce è indubbiamente la crema di cachi, ottenuta frullando la loro polpa con miele e un po’ di succo di limone. Ma state tranquilli, non perderete le vostre certezze…Per il resto ritroverete infatti tutti quegli ingredienti che ci sono così familiari, dai savoiardi alla crema di mascarpone, con tanto di albumi montati a neve, fino alla spolverata di cacao amaro in superficie.
Per risalire alle origini dell’albero di cachi occorre intraprendere un lungo viaggio, destinazione Cina. È proprio qui infatti che, circa 2000 anni fa, si coltivano per la prima volta questi frutti dolci e delicati. In seguito si diffonderanno anche in Giappone e Corea, ancora oggi tra i principali produttori mondiali di cachi, insieme naturalmente alla Cina.
Ed è proprio la cultura cinese a considerare l’albero di cachi come la pianta dalle sette virtù. Ecco quali sono…
La prima, la pianta ha una vita molto lunga, può arrivare a 30/40 anni ma anche oltre. La seconda, ha una chioma molto folta che crea una piacevole ombra. La terza, i suoi rami offrono ospitalità agli uccellini. La quarta e la quinta hanno a che fare rispettivamente con la sua resistenza agli attacchi dei parassiti e con la bellezza delle sue foglie, molto scenografiche soprattutto quando assumono le sfumature di rosso e giallo.
Ma i pregi dell’albero di cachi non finiscono qui. La sua legna è infatti particolarmente adatta da ardere mentre, grazie all’abbondante caduta delle sue foglie in autunno e alla cascola dei suoi frutti, la pianta fornisce nutrimento al terreno. E queste ultime due erano per l’appunto la sesta e la settima virtù.
Per finire due precisazioni. Innanzitutto, sia la pianta che il frutto si chiamano cachi e lo stesso termine è utilizzato sia al plurale che al singolare, quindi si dice “il cachi” e non “il caco”. Se ancora non lo sapevate, ecco, ora siete avvisati! In secondo luogo è bene sapere che del cachi esistono moltissime varietà, ognuna con proprie caratteristiche. Ad esempio alcuni possono essere consumati subito dopo averli raccolti, mentre altri hanno bisogno di una successiva maturazione; alcuni possono contenere semi, altri no e così via. Ma questa è una storia che merita un approfondimento a sé…E allora appuntamento alla prossima ricetta, chiaramente sempre a base di cachi!
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