I figli conquistano l’indipendenza

Spesso quando i figli diventano più indipendenti i genitori soffrono della sindrome del nido vuoto. Le vacanze estive sono un banco di prova per metabolizzare la separazione dai figli.

06/06/2014

Con l’arrivo dell’estate i figli cercano in tutti i modi di poter fare le vacanze con gli amici staccandosi dagli occhi sempre vigili di mamma  papà.

Le vacanze sono pur sempre un banco di prova per entrambi ed è il momento giusto perché i figli cerchino di dimostrare la loro responsabilità andandosene per cercare di fare nuove esperienze.

L’estate è il momento ideale per far capire che si è grandi abbastanza e che saranno in grado di far fronte da soli ad ogni difficoltà o almeno ci proveranno.

I genitori davanti a questa richiesta di indipendenza estiva come devono reagire?

Fidarsi dei figli?

Ogni genitore sa in cuor suo se  si può fidare del proprio figlio e dovrebbe anche conoscere se non del tutto un po’ delle sue amicizie o compagnie; in base a questo se si è dimostrato diligente e coscienzioso può dargli fiducia dandogli comunque delle regole (farsi  sentire ogni tot tempo, ecc).

La sindrome del nido vuoto

[dup_immagine align=”alignleft” id=”114589″]L’indipendenza vacanziera a volte risulta una prova della ben più dolorosa e sofferta della totale conquista di autonomia avanzata dai propri figli che per motivi di studio o di lavoro abbandono “il nido”, da qui la classica “sindrome del nido vuoto”.

Questa non è altro che quel particolare stato psicologico in cui possono entrare i genitori quando i figli conquistano la loro indipendenza.

La partenza di un figlio per entrambi i genitori (non vederlo più in casa, tra le sue cose, ecc) equivale ad un vero e proprio lutto in cui i genitori si sentono letteralmente svuotati del ruolo ricoperto e possono cadere in preda a forti crisi depressive.

I sentimenti provati dai genitori sono infatti quelli della tristezza, malinconia, ansia, depressione e apatia; le madri, spesso più dei padri, passano dal sentirsi inutili al trascurarsi, al chiudersi in casa fino a sviluppare un vero e proprio disturbo dell’umore.

Aiutare le mamme

Come possiamo aiutare le madri in un momento della loro vita così carico di emotività e difficoltà?

Bisogna aiutarla a ridefinirsi in un ruolo diverso, più donna che madre e far riscoprire in lei dei suoi spazi personali che prima non poteva permettersi di avere in quanto perennemente occupata nell’accudimento dei figli.

Il genitore che riesce a metabolizzare le prime piccole separazioni del figlio, riuscirà a tenere un “posto vuoto” nel nido mentre i figli vivono ancora in casa, è questo l’aspetto cruciale ed essenziale per una buona armonia di entrambi le parti.

Un buon percorso con uno psicologo si rende necessario quando i sintomi sono già presenti  e di una certa entità.

E’ importante la rete amicale e di sostegno, le passioni e gli hobby che devono ritornare a far parte della vita di un individuo e che si erano forse un po’ persi nel sentirsi e nel fare il genitore a tempo pieno per anni.