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Desideri un figlio e non resti incinta? Ecco a che santo votarti

La mancanza di un figlio da sempre è stata fonte di sofferenza per molte donne, da quelle di stirpe reale, per le quali l’impossibilità di dare un erede, da dolore personale diventava, affare di Stato, a quelle di condizione più umile, per le quali avere un figlio maschio era un ricchezza, un paio di braccia in più per il lavoro nei campi. Un tempo, non conoscendo i meccanismi del concepimento, non si prendeva in considerazione la possibilità di una infertilità maschile, la “colpa” ricadeva sempre ed esclusivamente sulla donna. Non avere figli era considerata una “maledizione divina”, quindi oltre a praticare terapie mediche – quando il confine tra medicina e stregoneria era alquanto labile – le donne sterili nell’antichità si affidavano alla benevolenza delle dee (l’egiziana Iside, la greca Demetra, la romana Cerere) mentre la benevolenza di Javhè – l’unico Dio – era implorata dalle donne ebraiche. Con l’avvento del Cristianesimo, la richiesta continua ad essere rivolta a Dio sia direttamente sia soprattutto tramite l’intercessione dei santi, in primis della madre per eccellenza, Maria. I risultati si toccano con mano: basta andare in uno qualsiasi dei numerosi santuari mariani per trovare foto, ricami, fiocchi, vesti di battesimo, scarpine… una miriade di ex voto che testimoniano la grazia ricevuta di un figlio tanto atteso. Ma non ci sono solo la Madonna e i santi “di fiducia” al quale ci si rivolge per tutto. Ecco quindi dei santi “dedicati” al quale chiedere d’essere insistenti con il Signore per il dono di un bambino.

San Gabriele arcangelo

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Dopo Maria, il primo della lista non può che essere l’arcangelo Gabriele, colui che annunciò a Maria che “Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù“.  Ma non è questa la sua prima missione: infatti, il vangelo di Luca si apre proprio con l’annunzio – sei mesi prima -, questa volta all’incredulo padre Zaccaria, del concepimento di Giovanni, detto poi “il Battista”, nonostante la tarda età della madre Elisabetta, cugina di Maria, madre di Gesù. Perché, come dice lo stesso Gabriele alla Madonna, “nulla è impossibile a Dio”. Originariamente festeggiato il 24 marzo, il giorno prima dell’Annunciazione, ora San Gabriele arcangelo viene ricordato insieme agli altri due arcangeli Michele e Raffaele il 29 settembre. Per chi volesse affidarsi alla sua intercessione, questa è una invocazione che si può utilizzare:

Grande arcangelo Gabriele, mi rivolgo a te con speranza infinita. Ai tempi di Erode, re di Giudea, c’era un sacerdote di nome Zaccaria, che aveva per moglie Elisabetta: non avevano figli, perché Elisabetta era sterile ed erano entrambi avanti con gli anni. Tu sei apparso a Zaccaria e gli hai detto: “La tua preghiera è stata esaudita: tua moglie partorirà un figlio, che sarà per te causa di gioia e di allegria, perché sarà grande davanti al Signore”. Sei sempre stato tu ad annunciare a Maria che lo Spirito Santo sarebbe disceso su di lei e che sarebbe rimasta incinta. San Gabriele, tu che sei chiamato l’angelo dell’Annunciazione: forse io non ho sempre osservato in maniera irreprensibile, come faceva Elisabetta, i comandamenti e i precetti del Signore, ma ti prometto di fare tutto il possibile, se vorrai intercedere per me affinché mi vengano concesse la felicità e la grazia della maternità.

San Nicola da Tolentino

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Perché invocare l’aiuto di un frate agostiniano vissuto nel Duecento per poter finalmente godere dell’arrivo di un bambino? Molto semplice: perché lui stesso è nato “per grazia ricevuta“. Compagnone dei Guarinti e Amata dei Gaidani, i suoi genitori, vivevano nelle Marche, per la precisione a Castel Sant’Angelo (oggi Sant’Angelo in Pontano, in provincia di Macerata) e, pur amandosi profondamente, non avevano figli e l’età avanzava inesorabile. Cristiani ferventi, invocarono con preghiere e suppliche il santo dei doni per eccellenza, san Nicola da Bari, e finalmente nel 1245 arrivò il figlio tanto atteso che, per ringraziamento, venne battezzato con il nome del santo. Nicola divenne frate agostiniano e dimorò per gli ultimi suoi trent’anni nell’eremo agostiniano di Tolentino svolgendo il suo ministero soprattutto nel servizio penitenziale – passava ore nel confessionale – e verso gli ammalati, in particolare i moribondi: aveva il dono di compiere prodigi ed è passato alla storia come taumaturgo. Morì nel 1305 , il 10 settembre, data in cui si celebra la sua festa. Ancora prima della sua canonizzazione, i frati agostiniani avevano costruito a Tolentino la basilica a lui intitolata e in cui, nel cosiddetto “Cappellone” interamente ricoperto di affreschi di scuola giottesca , è custodito il suo corpo.

San Francesco di Paola

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Si potrebbe fare un “copia e incolla” della storia precedente cambiando (quasi) solo i nomi dei protagonisti. San Francesco di Paola si chiama così in onore di San Francesco d’Assisi, alla cui intercessione si rivolsero il padre Giacomo Alessio detto “Martolilla” e la madre Vienna di Fuscaldo, che dopo 15 anni di matrimonio erano ancora senza discendenza. Anche lui eremita, fondò l’Ordine dei Minimi e già in vita era famoso come taumaturgo tanto che, riluttante ma obbediente alla richiesta di papa Sisto IV, lasciò la Calabria per recarsi in Francia dall’infermo re Luigi XI che sperava nella guarigione. Che non fu quella desiderata ma quella dell’accettazione dell’ineluttabilità della vita e della pacificazione con la Santa Sede. E in Francia Francesco visse per trent’anni morendo a 91 anni il 2 aprile 1507, Venerdì Santo. Dopo varie vicissitudini legate alla lotta tra cattolici e ugonotti e alla Rivoluzione francese, le sue ossa sono ora custodite nel santuario di Paola, in provincia di Cosenza.

San Papa Giovanni XXIII

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È ultimo perché è il santo più recente, ma certo non è l’ultimo per importanza ed efficacia. Basta guardare la foto d’apertura dell’articolo ed è subito chiaro perché in questo breve elenco non poteva mancare il “Papa buono”. Nel suo celebre “discorso della luna”, la sera dell’11 ottobre 1962, giorno di apertura del Concilio Vaticano II, il suo mandato “Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: «Questa è la carezza del Papa»” è rimasto nel cuore non solo dei fedeli cattolici e per tutti è diventato anche il “Papa dei bambini”. E lo è ancora di più oggi, perché per sua intercessione sono nati centinaia di bimbi tanto che nella casa natale a Sotto il Monte San Giovanni XXIII un’intera stanza è ricoperta da pavimento a soffitto di fiocchi di nascita “per grazia ricevuta”. Il Martirologio romano fissa il giorno del suo culto il 3 giugno ma le diocesi di Bergamo e Milano lo festeggiano l’11 ottobre.

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