Come può una mamma uccidere i propri figli?
Le cronache riportano spesso questi tragici eventi. Cerchiamo di capire che cosa succede e come tutti possiamo intervenire
Prende sempre una fitta allo stomaco quando si apprende dal telegiornale o si legge sulla carta stampata che un bambino è stato ucciso… ma se a compiere questo tragico gesto è opera di un genitore la nostra mente sussulta e rimane incredula.
Quante notizie ci arrivano? Tantissime, troppe. Possiamo tentare di dare tutte le spiegazioni di questo mondo ma resta il fatto che qualcosa sta cambiando, in peggio, i valori e la famiglia non sono più quelli di una volta e a farne le spese sono sempre loro, con la loro innocenza e con la sola colpa di essere venuti al mondo. Troppe le madri, dal delitto di Cogne a oggi, che si rendono brutalmente protagoniste di questi efferati omicidi.
I delitti a cui assistiamo non avvengono sempre e solo in situazioni di povertà economica o in ambienti socialmente compromessi, anzi. Spesso quello che riportano i media sono infanticidi che avvengono in famiglie “normali” dove tutti sono pronti a giurare sulla sanità mentale dei componenti, dove la madre o il padre colpevoli dell’atto mostruoso sono descritti come persone tranquille, gran lavoratori, affettuosi con i loro bimbi e rispettosi di ogni regola di buon vicinato.
Cosa accade quindi? Cosa fa scattare questi atti di violenza inaudita verso le creature che si sono messe al mondo?
Sindrome di Medea e altre cause
[dup_immagine align=”alignleft” id=”86818″]I motivi di questi delitti possono essere i più disparati: donne o uomini che uccidono per vendetta verso il proprio compagno, la cosiddetta “sindrome di Medea” (uccidono i figli per andare a colpire nel più profondo degli affetti), per gelosia (non sopportano che il loro partner si sia rifatto una vita con un’altra donna). Madri che uccidono i loro figli per non farli soffrire pensando che il mondo esterno possa riservare loro solo sofferenze, madri che assassinano e che riflettono sui figli le violenze che esse stesse hanno subito nella loro infanzia. Donne frustrate, negligenti e inadeguate nel loro ruolo materno, la cosiddetta “sindrome di Münchhausen”, una forma di maltrattamento che consiste nel procurare, per esempio somministrando sostanze dannose, sintomi patologici nel figlio, così da esporlo a una serie di accertamenti, esami, interventi, che finiscono poi per danneggiarlo o addirittura ucciderlo. Ci posso poi essere tante altre orrende motivazioni come omicidi scatenati in modo impulsivo dai pianti e dalle urla dei bambini ai quali non si riesce a gestire oppure infanticidi dovuti a deprivazione e trascuratezza.A volte in queste persone sono presenti delle condizioni psicopatologiche come l’abuso di sostanze (alcol, droghe, psicofarmaci), casi di depressioni mal curate e quindi protratte nel tempo e condizioni emotive altamente problematiche.
Spesso sono casi di depressioni post partum diagnosticate in ritardo o addirittura non curate adeguatamente che portano la donna a compiere un gesto inaccettabile per tutti in quanto regna in lei la solitudine, la prostrazione, la stanchezza fisica e mentale. Per questa modalità è necessario che si prenda coscienza che la donna dopo il parto attraversa un periodo delicatissimo e deve essere attentamente supportata e seguita nelle sue molteplici attività quotidiane.
A volte, ma non sempre, ci sono delle avvisaglie rintracciabili in certi determinati comportamenti delle madri e quindi con l’aiuto degli assistenti sociali si riescono a “mettere in salvo” le creature prima che avvenga il peggio.
La mente umana non può concepire che chi ha dato la vita la possa togliere nel modo più brutale ma può succedere. La madre assassina viene poi destinata alle cure degli ospedali psichiatrici e infine giudicata dalla legge e quasi sempre è un soggetto capace di intendere e di volere.
Come intervenire
Si devono attuare delle campagne di sensibilizzazione nei confronti delle donne in difficoltà e ogni persona si deve sentire coinvolta in questi drammi perché purtroppo possono perpetuarsi dietro la porta del nostro vicino di casa.
Bisogna diventare più sensibili e attenti a ogni campanello d’allarme che si nota nella donna, madre di famiglia, e a qualsiasi cambiamento d’umore repentino per non farlo sfociare in tragedia.
I telegiornali danno queste terribili notizie ogni giorno ma la nostra mente non deve essere insensibile e far passare queste informazioni come se la cosa non ci toccasse direttamente. Tutta la collettività è chiamata ad arginare questo fenomeno nel miglior modo possibile, ognuno con il suo personale contributo: gli specialisti non sottovalutando i sintomi che queste donne lanciano e la gente comune diventando più umana verso il prossimo che ci sta chiedendo aiuto.