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Viaggio in Polinesia: un sogno che può diventare realtà

Atollo di Fakarava
Ahu Tongariki, Isola di Pasqua
Isola di Talla, Vanuatu
Isola di Moorea, Polinesia Francese
Isole Hawaii
Isola di Bora Bora
Isola di Bora Bora
Isola di Upolu, Samoa
Isola di Rangiroa, Kia Ora Pier, Polinesia Francese
Isola di Bora Bora, Polinesia Francese
Avea Beach, Huahine, Isole della Società
Atollo corallino di Abaiang, Kiribati
Apia, Isole Samoa
Lago di lava nera, Savaii, Isole Samoa
Tahiti

Il nome Polinesia ha subito un effetto affascinante e magico nella mente di tutti. Una terra così inaspettata, così diversa dalla nostra abituale concezione della realtà, anche culturalmente “dall’altra parte del mondo”, in grado di regalare scenari mozzafiato, colori ineguagliabili, cieli blu cobalto e mari limpidi, il bianco candido della sabbia e il rosso dei riflessi del sole. Insomma, un “richiamo” fortissimo per chi ama esplorare e conoscere.

Perché la Polinesia è in realtà un vastissimo universo dalle mille sfaccettature, almeno tante quante sono le migliaia di isole e isolette che la compongono. E per questo costituisce un paradiso che non si finirà mai di scoprire, dove ogni angolo, ogni atollo e ogni baia regalerà sensazioni nuove e gioie inattese.

La Polinesia, un triangolo di Oceano sospeso fra il mare a il cielo

In realtà, il termine Polinesia non è geograficamente esatto, ma ha più che altro una valenza storica: fu utilizzato fin dal ‘700 su “iniziativa”, pare, del letterato francese Charles de Brosse che con questo termine – derivato dal greco “tante isole” – propose di definire così tutte quelle terre oceaniche che proprio in quegli anni diversi navigatori-esploratori, come l’inglese James Cook o il transalpino Louis de Bouganville, stavano scoprendo.

La Polinesia è un’area dell’Oceano Pacifico che non ha precisi riscontri “politici”, di forma vagamente triangolare e che ha i suoi vertici nelle Isole Hawaii a nord, nella Nuova Zelanda a sud est e nell’Isola di Pasqua al largo del Sudamerica, politicamente territorio del Cile. Questa zona comprende una miriade di isole e atolli diversi, ognuno con le sue caratteristiche, talora costituiti in stati indipendenti come Tonga, le Isole Samoa o Tuvalu, talora parte di Territori d’Oltremare di Stati Uniti, Australia, Francia o Gran Bretagna, con situazioni politiche più o meno autonome ma, inevitabilmente, con ambienti, culture, costumi e abitudini profondamente diverse dalle rispettive patrie di appartenenza.

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Cosa vedere? Non c’è che l’imbarazzo della scelta

Scrivere in poche righe cosa ci sia da vedere in Polinesia è come tentare di raccogliere l’Oceano che ne costituisce la massima parte con un cucchiaino da caffè. La natura, naturalmente, la fa da padrona. Praticamente non esiste isola che non abbia una spiaggia paradisiaca, un mare limpido come il vetro e un cielo sconfinato, tanto da sembrare irreale. Da questo punto di vista non esiste che l’imbarazzo della scelta.

Ad esempio, nella favolosa Polinesia Francese, un gruppo di 118 isole ex-colonie dei nostri cugini d’oltralpe che comprende alcune ricercatissime mete turistiche come Tahiti, Bora Bora, Moorea, Taha’a o Huahine. Dell’arcipelago fa parte Rangiroa, uno degli atolli più grandi del mondo, con i suoi 250 isolotti uniti fra loro da un centinaio di passaggi che vi permetteranno di “superare” la laguna interna. O ancora Fakarava , meraviglioso atollo “rettangolare” considerato biosfera protetta dall’Unesco. Spostandoci nelle Isole Samoa, possiamo ammirare Upolu, la seconda isola per estensione del piccolo stato indipendente oceanico, formata principalmente da un grande vulcano di roccia basaltica che affiora direttamente dal fondo del mare e che non ha mai registrato alcuna eruzione. Da esso si origina il misterioso lago vulcanico di Lanoto’o, del quale nessuno è mai riuscito a toccare il fondo e intorno al quale è costruito un incredibile parco naturale.

E che dire dell’estremo lembo della Polinesia, ovvero la misteriosa e magnetica Isola di Pasqua, Rapa Nui, con le sue celeberrime ed indecifrabili figure umane di pietra vecchie di millenni? Ma non è solo la natura a destare l’interesse del viaggiatore: anche la cultura polinesiana ha un fascino indubbio, non fosse altro per il caleidoscopico insieme di popolazioni, lingue ed etnie che la compongono: Maori, Samoani, tahitiani, ma anche popoli di Tonga, Tuvalu, dell’isola di Wallis, i Moriori e i Mangareva delle isole Gambier. Un universo da scoprire: settembre e ottobre, prima della stagione delle piogge, sono periodi assai favorevoli per visitarlo. Che ne pensate?

Photo Credit: Evil Monkey;Rivi; Dani 13; Jimg944; Flexman; Apollo 11

Anna Invernizzi

Classe 1972, cinque figli e una vita intensa. Laureata in Economia, impiegata, scrivo per passione su tutto quello che mi interessa. In particolare creo contenuti a tema cucina e lifestyle.

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Anna Invernizzi

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