Notte della Taranta / flun1tr4z3p4m
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Ogni anno la si aspetta e la Notte della Taranta, 24 Agosto 2013, non è un evento per i soli indigeni ma anche per i numerosi turisti che programmano le vacanze in Salento in funzione del “Concertone”. Il luogo è sempre lo stesso da 15 anni, il piazzale antistante l’ex Convento degli Agostiniani a Melpignano (un piccolo paese in provincia di Lecce). I numeri sono un crescendo con il passare degli anni, mai meno di 100.000, la pizzica è la gran signora della serata.
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L’ensemble della Notte della Taranta è la stessa, a cambiare è il maestro concertatore ed ognuno, con il suo stile, ne dà una lettura e interpretazione pur restando alla base la tradizione e il canto popolare.
Il Concertone è l’apoteosi del Festival, il Festival della Notte della Taranta.
15 tappe hanno preparato all’evento finale riscaldando i gruppi danzanti, le ronde, i tamburelli di chi, in modo amatoriale e non, percuote lo strumento a sonagli.
Dal 6 al 21 Agosto 2013 la pizzica ha invaso le piazze dei paesi della Grecìa Salentina: ogni sera una piazza diversa (i Paesi, parte della Grecìa Salentina, conservano un dialetto antico, il griko), un gruppo musicale pronto ad eseguire il repertorio di tradizione (con un suo personale “imprinting”) e le ronde createsi naturalmente (gruppi di tamburelli circondano coppie danzanti la pizzica di corteggiamento).
Il folklore contagia la piazza, ogni volta. Il Festival scandisce le notti salentine fino a convergere a Melpignano dove ha luogo una “summa” dei vari episodi.
Nel 2012 Goran Bregovic, l’anno prima Ludovico Einaudi, il 2013 è l’anno di Giovanni Sollima in qualità di maestro concertatore. Compaiono i nomi di Alfio Antico, Miguel Angel Berna, Roby Lakatos e quelli più noti di Emma (salentina a tutti gli effetti), Niccolò Fabi, Max Gazzè, tutti chiamati a reinterpretare il repertorio di tradizione sonora in chiave contemporanea.
Dalle 19.30 del 24 Agosto fino a notte tarda (quasi giorno) se ne vedranno ed ascolteranno delle belle.
La prima parte, detta pre-concertone, è dedicata all’incontro, alla ricerca fra culture, tradizioni e innovazioni musicali con i Cantori dei Menamenamò, il Canzoniere Grecanico Salentino, Eugenio Bennato per poi lasciare spazio all’orchestra popolare, guidata da Sollima, e agli ospiti d’onore.
Tra gli strumenti compaiono tamburelli, organetti, fisarmoniche, mandole, chitarre, bassi, batterie, percussioni.
È una notte di magia in cui ballare lasciandosi trasportare dalla musica e, volteggiando, si compie la catarsi, intesa come depurazione dello spirito. Il ballo diventa, così, un processo liberatorio. Anticamente un gruppo di tamburellisti circondava la donna “morsa” dal ragno (la taranta), questa, in uno stato febbricitante e quasi posseduto, si muoveva a ritmo di musica per espellere il veleno dal proprio corpo.
Oggi lo stesso ballo può far sì che le folle possano liberarsi dei mali della contemporaneità, quali stress e ansie. La Notte coinvolge e, sotto un cielo stellato, depura; il piazzale è affollato, la musica è sì antica ma pronta a dialogare con la modernità.
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