La confettura ai mirtilli Rigoni non è radioattiva

L’allarmismo creato dalla notizia del bando deciso dalle autorità nipponiche per il prodotto dell’azienda di Asiago non è giustificato. Ecco perché.

14/11/2013

La notizia era rimbalzata da un capo all’altro del pianeta lo scorso 26 ottobre: le autorità giapponesi hanno bandito le importazioni di marmellata dell’azienda vicentina Rigoni di Asiago per aver riscontrato tracce di elementi radioattivi in misura superiore alle norme vigenti nel paese nipponico. In particolare la marmellata ai mirtilli neri “Fiordifrutta” aveva evidenziato un livello di cesio 137 pari a 140 becquerel (Bq) ogni kilogrammo di prodotto, un valore che, seppur ampiamente al di sotto della soglia di allarme secondo le norme nel vecchio continente, non è invece consentito in Giappone. Inevitabile il fatto che la notizia abbia ingenerato un contraccolpo notevole creando allarmismi forse eccessivi e bollando come “radioattiva” la produzione di Rigoni. In realtà si tratta di una conclusione affrettata e poco scientifica. Ecco perché la confettura Rigoni non è pericolosa ed il “panico” fra i consumatori non giustificato.

Il “livelli-soglia” giapponesi e quelli europei

[dup_immagine align=”alignright” id=”61122″]Spesso le reazioni del mercato sono frutto di sensazioni poco ponderate e di notizie non approfondite ed è questo il caso della marmellata Rigoni e dalla sua presunta radioattività. La questione sta essenzialmente nel contraccolpo psicologico che ha logicamente investito tutto il Giappone dopo la tristemente nota tragedia di Fukushima: una delle conseguenza di tale evento increscioso è stato l’irrigidimento di numerose normative legate al controllo dei livelli di elementi e sostanze radioattive contenute nei prodotti alimentari. Per questo motivo nel paese del Sol Levante, il precedente limite vigente di 500 Bq/Kg di prodotto per il cesio 137 è stato drasticamente ridotto a 100 Bq/Kg, una soglia decisamente più bassa di quello in vigore nella Comunità Europea che per la stessa sostanza prevede un massimo di 370 Bq/Kg per i prodotti lattiero-caseari e destinati all’alimentazione dell’infanzia e di 600 Bq/Kg per tutti gli altri prodotti alimentari. E’ evidente quindi come la confettura Rigoni ricada ben al di sotto di questo limite e sia quindi assolutamente sicura per la nostra legislazione.

Il fondamento scientifico dei limiti europei

Ma come si spiega questa differenza nei limiti consentiti? E’ forse troppo lasca la legge europea? Secondo i rilievi scientifici assolutamente no. Il limite attuale di 600 Bq/Kg è difficilmente raggiungibile in qualunque tipo di alimenti  e, per dare un’idea di quanto sia basso il rischio, per raggiungere la soglia massima di sicurezza annuale nell’assorbimento pro-capite di cesio stabilita dalla legge italiana che recepisce le indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pur considerando le radiazioni naturali cui è inevitabilmente sottoposto, un soggetto dovrebbe ingerire un quantitativo pari a mezzo chilo di marmellata al giorno in tutti i giorni dell’anno ipotizzando che il prodotto contenga il limite massimo di 600 Bq/Kg. In conclusione, tornando ai livelli effettivi di cesio contenuti nel prodotto, mangiando due porzioni al giorno di marmellata pari a circa 50 grammi il totale di radioattività assorbita nell’anno sarebbe pari al 2,5% del limite massimo di sicurezza e comunque pari all’1% da quella assorbita da un individua per effetto della radioattività naturale. In conclusione, i prodotti che finiscono sugli scaffali di negozi e supermercati italiani, ivi compresa la marmellata Rigoni, sono sicuri e controllati e possiamo acquistarli con tranquillità.