Hillary Clinton: una donna in corsa per la Casa Bianca

E’ lei, ex-First Lady ed avvocato di successo, l’erede designato di Barack Obama da parte del Partito Democratico. Storia di una donna speciale fin da quando era a scuola…

17/04/2015

C’è sempre qualcuno che apre una strada nuova. E negli Stati Uniti del prossimo futuro questo qualcuno potrebbe essere Hillary Clinton. E’ infatti ormai ufficiale la sua candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti in vista della prossima scadenza elettorale del 2016, una corsa aperta non come di consueto con una conferenza stampa indetta in qualche lussuoso albergo di Brooklyn, dove ha stabilito il suo quartier generale, e nemmeno in qualche affollata tavola rotonda televisiva. Hillary ha annunciato l’inizio della sua corsa alla Casa Bianca partendo dai social network: un comunicato di due righe su Twitter ed un video dallo stile molto easy pubblicato su Youtube. Il segnale, probabilmente, di un mood nuovo e di una linea comunicativa che vuole essere profondamente diversa da quella molto formale ed “istituzionale” che aveva tenuto nel 2008, quando perse il duello “fratricida” delle Primarie del Partito Repubblicano proprio con Barack Obama, rieletto per due legislazioni consecutive e che quindi dovrà terminare il proprio mandato il prossimo anno. Se riuscisse a vincere la sua sfida – e non sarà cosa facile – Hillary non solo sarebbe la prima First Lady a “saltare la barricata” e ad entrare nella “stanza dei bottoni” più potente ed importante del mondo, ma anche la prima donna in assoluto a diventare Presidente degli Stati Uniti d’America.


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La traiettoria “politica” di Hillary

Una carriera folgorante quella della Clinton che è partita da quella di brillante avvocato che non ha mai abbandonato nonostante il suo ruolo assai “ingombrante” di First Lady al fianco di suo marito Bill, Presidente dal 1993 al 2001 e tuttora uno dei più amati e popolari esponenti del Partito Democratico statunitense, dopo essere stato anche dal 1979 al 1981 e dal 1983 al 1992 governatore dello stato dell’Arkansas. Uscito di scena Bill, Hillary – che già da First Lady i maligni volevano essere assai influente in molte decisioni anche politiche prese dal marito – fu eletta senatrice dello Stato di New York, carica che ricoperse fino al 2009 e mantenendo la quale corse contro Obama alle Primarie del 2008. Fu proprio Obama, nella sua squadra di Governo, a richiamarla alla prestigiosa carica di Segretario di Stato – uno dei dicasteri più importanti fra quelli a stelle e strisce – cui successe nel 2009 ad un’altra donna di grandissime capacità politiche, Condoleezza Rice. La convivenza con Obama non fu semplice, soprattutto visti i non certo brillanti risultati in tema di politica estera che soprattutto in una fase del suo mandato ne caratterizzarono il governo e così, nel 2013, Hillary decise di lasciare l’incarico e fu sostituita da John Kerry. Ma ora sembra proprio Obama il primo “sponsor” della candidatura della Clinton: da Cuba dove si trova per una visita a suo modo storica in cui incontrerà Raul Castro, Obama ha proclamato il suo pubblico endorsment verso la ex-rivale, dicendo che sarà un “ottimo presidente”.


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Sopresa: la “prima” Hillary era repubblicana…

Naturalmente solo il futuro ci dirà il seguito di questa vicenda. Quello che per ora possiamo dire è che, al di là delle simpatie politiche, una donna, forse per la prima volta con questa probabilità di successo, si candida ad occupare un incarico con un potere enorme e vastissimo, dai risvolti economici, politici e strategici che in questo momento della storia non ha eguali nello scacchiere del mondo. Hillary Diane Rodham nasce a Chicago il 26 ottobre 1947, figlia di un immigrato inglese che aveva fatto carriera come manager di una industria tessile e di una casalinga. In gioventù sorprendono forse un po’ le sue simpatie per il partito Repubblicano, legate all’influenza della sua famiglia di stampo conservatore: durante gli anni del liceo, già attirata dalla politica, lavorò come volontaria nella campagna elettorale del candidato repubblicano del 1964 Barry Goldwater. Fu al college che si avvicinò a posizioni più liberali e ad accentuare le sue simpatie per il Partito Democratico cui entrò poco prima di laurearsi in Scienze Politiche al Wellesley College nel Massachusetts, arrivando subito ad una certa notorietà grazie al fato che fu la prima studentessa scelta per presentare la cerimonia dei diplomi e che nel suo discorso – dicono le cronache, accolto con sette minuti di applausi dalla platea – avesse apertamente criticate chi aveva parlato prima di lei, ovvero il senatore repubblicano Edward Brooke III.

Da Yale alla Casa Bianca

Che Hillary non fosse una studente qualunque lo si era comunque capito da tempo: appena laureata entrò nella Law School di Yale dove conobbe nella primavera del 1971 Bill Clinton, anch’egli studente. Si laureò in legge nel 1973, iniziando una intensa attività soprattutto nel campo della tutela dei minori e degli emarginati, ma non arrestando mai la propria militanza politica. Si sposò con Bill nel 1975 in Arkansas, stabilendosi a Little Rock, quartier generale da cui il marito iniziò la sua carriera politica entrando nel Congresso. Nel 1980 nacque Chelsea, unica figlia di Hillary e Bill Clinton. Fu coinvolta sia nella commissione di inchiesta successiva allo Scandalo Watergate che portò all’impeachment del presidente Nixon e fu poi inserita da Jimmy Carter nello staff legale durante la sua presidenza. Nel frattempo l’ascesa del marito Bill non accennava ad arrestarsi e dopo aver ottenuto la carica di Governatore dell’Arkansas, fu eletto nel gennaio 1993 Presidente degli Stati Uniti. Furono anni intensi e, a tratti, molto difficili che Hillary, non a caso considerata la più influente first lady dai tempi di Eleanore Roosevelt, seppe superare con una tenacia ed una costanza non comuni. Il momento più difficile fu forse nel 1998, anno dello noto scandalo a luci rosse che coinvolse il marito e la “famosa” stagista Monica Lewinsky, ma Hillary non lasciò mai suo marito e dimostrò una determinazione ed una disinvoltura nel parlare anche di fatti privati e spinosi che le guadagnò ulteriore credito. Ora la protagonista è lei che ha già pubblicato due autobiografie entrambe diventate dei best sellers: Living History nel 2003 – un tomo di 562 pagine – e Hard Choises nel 2014, saggio che racchiude la sua idea di politica.


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Photo Credit: United States, Department of State, Becca, Marc Nozell