Donne e lavoro è un binomio che ancora oggi porta con sé grosse questioni aperte in tema di parità di retribuzione, diritti e prospettive di carriera, anche se gli indubbi progressi degli ultimi cinquant’anni sul fronte dell’occupazione femminile fanno ben sperare in un trend continuamente in crescita e votato al raggiungimento di una sostanziale parità.
Certo, in contesti lavorativi spesso ancora dominati da uomini nei ruoli dirigenziali, non è facile per le donne imparare a fare squadra e dimostrare il valore aggiunto che si può apportare in ogni ambito della vita professionale.
Eppure questo è un aspetto fondamentale per costruire una società più aperta all’apporto femminile in ogni ruolo e carriera, decisivo soprattutto per il cambiamento di una forma mentis ancora condizionata dai retaggi di forme patriarcali (il dramma delle molestie sul lavoro esploso col caso #MeToo ne è la plastica dimostrazione) e per l’affermazione di un binomio donne e lavoro che sia sinonimo di crescita e progresso.
Come è possibile perseguire l’obiettivo di fare quadra?
Non è sempre semplice (e non per il banale luogo comune per cui le donne non conoscano solidarietà e cameratismo a differenza degli uomini), perché dipende dal contesto in cui si opera e da variabili che vanno dalle condizioni contrattuali a quelle sociali, ma qualche consiglio di buon senso può essere applicato a diverse situazioni, in modo da aiutare ad aumentare la produttività, la qualità dell’ambiente di lavoro e la soddisfazione di chi lo esercita.
Va da sé, prima di elencarli, la premessa che ogni gruppo di successo è fondato sul rispetto reciproco: la prevaricazione, l’abuso e la mancanza di educazione sono alla base di molti conflitti.
E per rispetto si intende sia quello delle regole dell’ambiente di lavoro sia quello tra le singole persone, entrambi fondamentali per creare una squadra efficace e felice.
E sebbene questa sia una precondizione, spesso viene sottostimata. Ma veniamo ai consigli veri e propri.
1. Non avere paura di affrontare i conflitti.
Il confronto è alla base della costruzione di qualsiasi legame umano e professionale: perché sia costruttivo è necessario abbandonare ogni timore di affrontare gli altri anche in situazioni di tensione, perché scappare di fronte alle situazioni conflittuali o seppellirle sotto un tappeto renderà impossibile la costruzione di qualsiasi dinamica di gruppo.
2. Conquistare la fiducia dei colleghi e ricambiarla.
Non è semplice costruirla, ma l’obiettivo di un vero team è raggiungere la massima fiducia reciproca nel fatto che si lavori tutti per lo stesso obiettivo: per farlo è necessario dimostrare sul campo la propria dedizione al lavoro e la propria propensione alla collaborazione, per far sì che si possa fare affidamento le une sulle altre.
3. Evitare i protagonismi e creare alleanze.
Spesso sono frutto di inclinazioni caratteriali più che di intenzioni vere e proprie, ma l’atteggiamento da primedonne è quanto di più deleterio per la crescita di un gruppo solido e basato sulla cooperazione.
Se c’è chi non riesce proprio a fare a meno di imporsi sulle altre, sta al resto del gruppo farglielo notare e riportare tutte ad un confronto paritario: piuttosto che prevaricare, meglio costruire efficaci alleanze per valorizzare il lavoro di tutte.
4. Mostrare apprezzamento per il lavoro altrui.
Gratificare le colleghe per il loro apporto o spronarle a fare meglio è una delle chiavi per fare gruppo: chi si sente valorizzato lavora meglio e chi si sente stimolato è spinto a fare di più. Tra donne spalleggiarsi e coccolarsi, o sfidarsi in modo costruttivo, è una chiave vincente per creare coesione.
5. Puntare sempre sulla solidarietà femminile.
Solo una donna può sapere a cosa va incontro un’altra donna quando è chiamata a dimostrare il suo valore sul campo e a quali pressioni è sottoposta nel corso della propria vita di studentessa, lavoratrice, compagna, mamma o single, soprattutto se sceglie di misurarsi con un settore in cui la componente maschile è prevaricante.
La solidarietà femminile non è una chimera e non deve essere essere intesa come mero cameratismo o corporativismo: non ci si difende a prescindere e non ci si esalta a vicenda senza motivo, ma si cerca di supportare ogni donna affinché sia messa nelle condizione di esplicare tutte le sue potenzialità, di scoprire e mettere a frutto il suo talento ricevendo la dovuta gratificazione.