L’amore vero, l’educazione e la poesia: l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin nelle parole del padre

Giulio Cecchettin (ph.Fotogramma)

Giulio Cecchettin (ph.Fotogramma)

Nella basilica di Santa Giustina, a Padova, si sono svolti i funerali di Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. A salutare la giovane 1.200 persone all’interno della chiesa, tra le più grandi al mondo, e 8mila fuori, dove erano stati allestiti due maxischermi. In prima fila Gino, Elena e Davide, rispettivamente il padre, la sorella e il fratello di Giulia Cecchettin. Proprio il papà ha letto un discorso ai presenti e a tutti coloro che hanno seguito l’ultimo addio in diretta televisiva.

L’appello alle istituzioni dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin

Dopo aver ringraziato le forze dell’ordine e i politici presenti, Gino Cecchettin ha innanzitutto lanciato un appello alle istituzioni. “Chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere – ha detto -. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo”.

Il ruolo dei media

Non solo le istituzioni. Secondo il padre di Giulia Cecchettin anche giornali e televisioni devono fare la loro parte. “Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile – ha continuato -. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti”. Gino ha poi fatto un riferimento agli attacchi ricevuti dalla figlia Elena, che durante una trasmissione televisiva aveva parlato apertamente di patriarcato. “Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti”, ha aggiunto Gino.

Educazione nelle scuole

Il papà della 22enne ha voluto anche sottolineare l’importanza di un’educazione specifica nelle scuole. “La scuola – ha spiegato – ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti”.

Trasformare la tragedia di Giulia Cecchetin in cambiamento

Gino ha parlato esplicitamente della figlia e della tragedia che ha colpito la sua famiglia, già provata dalla morte della moglie appena un anno fa. “In questo momento di dolore e tristezza – ha detto – dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte può, anzi, deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi, che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita“.

Il messaggio agli uomini

Il padre della studentessa universitaria ha quindi sottolineato che “il femmincidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita donne, vittime di coloro che avrebbero dovuto amarle; invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere la loro libertà , prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come può essere successo a Giulia?”.  “Ci sono tante responsabilità – ha aggiunto – ma quella educativa coinvolge tutti. Mi rivolgo per primi agli uomini: per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere“.

La poesia sull’amore vero

Per concludere il suo lungo discorso, Gino ha letto una poesia di Khalil Gibran per “dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere”. “Il vero amore non è né fisico né romantico – recita la poesia -. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…”. E ha chiuso, tra le lacrime: “Cara Giulia è il momento di lasciarti andare, salutaci la mamma. Impareremo a danzare sotto la pioggia. Grazie per questi 22 anni“.

(Foto copertina: credit agenzia Fotogramma)