Le dieci più belle poesie d’amore
Una scelta (arbitraria) e coraggiosa fra le più belle poesie d'amore di tutti i tempi.
La poesia è nata prima della scrittura stessa, affondando le sue radici nelle tradizioni orali, tramandate fra le generazioni fin dalla notte dei tempi. E così, come le poesie, anche l’amore, un sentimento connaturato con la struttura stessa dell’uomo e che lo ha accompagnato di fatto lungo tutta la sua storia.
Naturale quindi il fatto che amore e poesia costituiscano uno dei più duraturi ed indissolubili binomi che hanno accompagnato la storia dell’uomo, l’evoluzione della sua cultura, del suo sentire e del suo essere fino ad oggi. Comporre poesie fin da subito, ha coinciso in modo del tutto istintivo con il parlare d’amore e innumerevoli sono stati gli autori, noti e non, che si sono cimentati nel tentativo di esprimere, a parole, ciò che è di fatto inesprimibile… come dire ti amo.
Sceglierne dieci di loro fra tutta la produzione disponibile è una impresa titanica: per questo la affrontiamo con umiltà e sapendo di non essere né esaustivi né infallibili. Facciamo le nostre proposte e ogni contributo in merito sarà bene accetto. Ma adesso, ci proviamo…
- Catullo: “Odio et Amo”
- Dante Alighieri: “Tanto gentile e tanto onesta pare”
- Le poesie di Francesco Petrarca – “Benedetto sia l’ giorno”
- Guido Cavalcanti: “Io vidi li occhi dove Amor si mise”
- Le poesie di Giacomo Leopardi – “Alla sua donna”
- Giacomo Leopardi: “A Silvia”
- William Shakespeare: “All’amata”
- Le poesie di Alda Merini – “Io sono folle d’amore per te”
- Emily Dickinson: “Che sia l’amore tutto ciò che esiste”
- Le poesie per dire ti amo: Pablo Neruda – “Sonetto XVII”
Catullo: “Odio et Amo”
Odio e amo. Perché mi succede questo?
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Non lo so, ma così sento e mi tormento.
Dante Alighieri: “Tanto gentile e tanto onesta pare”
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: sospira.
Le poesie di Francesco Petrarca – “Benedetto sia l’ giorno”
Benedetto sia ‘l giorno e ‘l mese e l’anno
e la stagione e ‘l tempo e l’ora e ‘l punto
e ‘l bel paese e ‘l loco ov’io fui giunto
da’ duo begli occhi che legato m’ànno;
e benedetto il primo dolce affanno
ch ‘ i’ ebbe ad essere con amor congiunto,
e l ‘ arco e le saette ond ‘ io fui punto,
e le piaghe che ‘infin al cor mi vanno.
Benedette le voci tante ch’io
chiamando il nome di mia Donna ò sparte,
e i sospiri e le lagrime e ‘ l desio ;
e benedette sian tutte le carte
ov’io fama l’acquisto, e ‘l pensier mio,
ch’è sol di lei , sì ch’altra non v’à parte
Guido Cavalcanti: “Io vidi li occhi dove Amor si mise”
Io vidi li occhi dove Amor si mise
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quando mi fece di sé pauroso,
che mi guardar com’ io fosse noioso:
allora dico che ‘l cor si divise;
e se non fosse che la donna rise,
i’ parlerei di tal guisa doglioso,
ch’Amor medesmo ne farei cruccioso,
che fé lo immaginar che mi conquise.
Dal ciel si mosse un spirito, in quel punto
che quella donna mi degnò guardare,
e vennesi a posar nel mio pensero:
elli mi conta sì d’Amor lo vero,
che[d] ogni sua virtù veder mi pare
sì com’ io fosse nello suo cor giunto.
Le poesie di Giacomo Leopardi – “Alla sua donna”
Cara beltà che amore
Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
Or leve intra la gente
Anima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?
Viva mirarti omai
Nulla spene m’avanza;
S’allor non fosse, allor che ignudo e solo
Per novo calle a peregrina stanza
Verrà lo spirto mio. Già sul novello
Aprir di mia giornata incerta e bruna,
Te viatrice in questo arido suolo
Io mi pensai. Ma non è cosa in terra
Che ti somigli; e s’anco pari alcuna
Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,
Saria, così conforme, assai men bella.
Fra cotanto dolore
Quanto all’umana età propose il fato,
Se vera e quale il mio pensier ti pinge,
Alcun t’amasse in terra, a lui pur fora
Questo viver beato:
E ben chiaro vegg’io siccome ancora
Seguir loda e virtù qual ne’ prim’anni
L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse
Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;
E teco la mortal vita saria
Simile a quella che nel cielo india.
Per le valli, ove suona
Del faticoso agricoltore il canto,
Ed io seggo e mi lagno
Del giovanile error che m’abbandona;
E per li poggi, ov’io rimembro e piagno
I perduti desiri, e la perduta
Speme de’ giorni miei; di te pensando,
A palpitar mi sveglio. E potess’io,
Nel secol tetro e in questo aer nefando,
L’alta specie serbar; che dell’imago,
Poi che del ver m’è tolto, assai m’appago.
Se dell’eterne idee
L’una sei tu, cui di sensibil forma
Sdegni l’eterno senno esser vestita,
E fra caduche spoglie
Provar gli affanni di funerea vita;
O s’altra terra ne’ superni giri
Fra’ mondi innumerabili t’accoglie,
E più vaga del Sol prossima stella
T’irraggia, e più benigno etere spiri;
Di qua dove son gli anni infausti e brevi,
Questo d’ignoto amante inno ricevi.
Giacomo Leopardi: “A Silvia”
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie dintorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all’opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Anche peria tra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovanezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte dell’umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
William Shakespeare: “All’amata”
Se leggi questi versi,
dimentica la mano che li scrisse:
t’amo a tal punto
che non vorrei restar
nei tuoi dolci pensieri,
se il pensare a me
ti facesse soffrire.
Le poesie di Alda Merini – “Io sono folle d’amore per te”
Io sono folle, folle, folle d’amore per te .
io gemo di tenerezza perchè sono folle, folle, folle
perchè ti ho perduto.
Stamane il mattino era cosi caldo
che a me dettava quasi confusione
ma io era malata di tormento ero malata di tua perdizione.
Emily Dickinson: “Che sia l’amore tutto ciò che esiste”
Che sia l’amore tutto ciò che esiste
È ciò che noi sappiamo dell’amore;
E può bastare che il suo peso sia
Uguale al solco che lascia nel cuore.
Le poesie per dire ti amo: Pablo Neruda – “Sonetto XVII”
Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l’ombra e l’anima.
T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.