Knitting: fenomeno in ascesa e terapia antistress

Lavorare a maglia è una passione in ascesa anche tra gli uomini, soprattutto all'estero e pare che sia anche terapeutico.

04/04/2013

Che cos’hanno in comune Russel Crowe e Ingrid Bergman, Audrey Hepburn e Sarh Jessica Parker? Oltre all’ovvietà di essere tutte grandi star del cinema sono accomunate da una passione che ormai dilaga negli Stati Uniti: lo knitting. Sentendo questo termine straniero e dal suono anche un po’ duro le nostre nonne storcerebbero il naso non sapendo che è proprio nelle loro mani che si celano le tecniche più raffinate legate a quest’arte: lo knitting non è altro che il puro e semplice lavoro a maglia, proprio quello delle nonne che, sedute sulla sedia della cucina, creavano morbidi capi per figli e nipotini.

In effetti è da parecchi anni che il fenomeno dello knitting ha preso piede negli Stati Uniti e in generale nei paesi anglosassoni ed il sesso forte, al contrario di quanto accade a casa nostra,  non è rimasto immune all’ondata di ritorno di un hobby che si pensava ormai legato alle signore anziane sedute davanti al camino con due ferri tra le mani e lo scialletto sulle spalle. Probabilmente la causa dell’esplosione di questa passione è legata alla pubblicazione di alcuni studi del professor H.Benson di Harvard, esperto in tecniche di rilassamento, secondo il quale il lavoro a maglia costituisce un potente antistress ed è quindi un antidoto ai ritmi frenetici della vita moderna soprattutto nelle grandi città.


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Sferruzzare per sé stessi[dup_immagine align=”alignleft” id=”9320″]

Sembra infatti che lavorare la maglia con i ferri, con movimenti precisi e sempre identici a sé stessi, ascoltando il tintinnio dei ferri che sbattono sia come un mantra rilassante che contribuisce a rallentare il battito cardiaco e ad abbassare la pressione arteriosa. Il lento progredire del lavoro, lo scorrere del filo e lo srotolarsi del gomitolo concorrono a diminuire il ritmo con cui si affronta la vita, obbligano ad ascoltare il fluire dei propri pensieri e sono un rimedio a stanchezza, malumore e a leggeri stadi di depressione.

Ma anche il fatto di contribuire a creare qualche cosa con le proprie mani non è da sottovalutare: questa capacità accresce infatti l’autostima. Il vedere che un gomitolo prende lentamente la forma che si è deciso di dargli diventando di volta in volta un maglione, una sciarpa, una coperta ed uno scialle è fonte di profonda soddisfazione e la lentezza con cui si perviene a tale risultato costringe a fare i conti con i tempi di una volta così diversi a quelli della vita odierna. Un’ora di knitting potrebbe anche sostituire una seduta di yoga se non fosse per la rigidità muscolare dovuta alla postura di chi lavora ai ferri, ma anche a questo c’è rimedio: basta infatti lavorare stando seduti su una sedia con lo schienale rigido e mantenere una postura corretta riposandosi di tanto in tanto.

[dup_immagine align=”alignright” id=”9321″]Sferruzzare in compagnia

Il moderno sferruzzatore può a questo punto decidere se dedicarsi al proprio Hobby nella solitudine della propria casa, in compagnia di amici o nei gruppi che un po’ ovunque stanno nascendo. Numerose anche in Italia sono le iniziative degli knit cafè (qui l’elenco di quelli italiani) dove ci si può ritrovare a fare la maglia con altre persone legate dalla stessa passione. In questo caso la terapia diventa di gruppo, a volte si condividono idee e modelli, altre volte si fanno semplicemente quattro chiacchiere tra amici sferruzzando e sorseggiando una tazza di tè.

Sferruzzare per gli altri

Ma le nuove frontiere di aghi e filati non sono finite qui; sia in Italia che all’estero stanno nascendo associazioni che producono capi ai ferri a scopo benefico. In Italia una delle più attive è l’associazione cuore di maglia tramite la quale copertine, cuffiette, scarpine ed altri manufatti, realizzati da associati in tutta Italia, vengono distribuiti ai bambini ricoverati presso le terapie intensive di molti ospedali oppure in altre situazioni di difficoltà.[dup_immagine align=”alignleft” id=”9303″]

Un altro aspetto dello knitting sociale è costituito dal fenomeno dello knittivism, un neologismo che fonde in sé le due parole knite e attivism; in questo caso il lavoro a maglia diventa il mezzo con cui persone da tutto il mondo manifestano il proprio dissenso politico realizzando con i ferri dei piccoli pezzi di un puzzle che verrà utilizzato a scopo dimostrativo; ad esempio nel 2006 a Copenhagen un carro armato è stato rivestito da una coperta patchwork rosa su misura per manifestare contro l’intervento della Danimarca nella guerra in Iraq. Ma senza entrare nei meandri della politica c’è un’altra manifestazione di carattere sociale che riguarda lo knitting, si tratta del fenomeno dello [dup_immagine align=”alignright” id=”9300″]knit street che in Europa e negli Stati Uniti è più diffuso, mentre in Italia si è visto solo in concomitanza di eventi fieristici specializzati. È una forma d’arte che si pone come alternativa alla pittura murale ed ha l’obiettivo di rivestire gli elementi di arredo urbano come panchine o pali della luce con variopinti “vestiti” a maglia fatti su misura (qui le istruzioni per partecipare ad una manifestazione di knit Street a fine maggio).

Insomma, dai tempi in cui la nonna realizzava caldi maglioncini per i nipotini sembrano passati secoli, lei lo faceva per necessità, oggi lo si fa per terapia o divertimento, ma che si voglia realizzare una copertina per un bimbo prematuro o un cappotto per un lampione freddoloso l’inizio è sempre quello: prendete gli aghi ed il filo ed iniziate a lavorare, un punto dopo l’altro. E buon divertimento.