Gucci donna AI 2016-2017: la forza della passione e del “pensiero rizomatico”

È una passione che procede per ramificazioni successive la fonte di ispirazione della collezione Gucci FW 2016-2017 presentata da Alessandro Michele alla Milano Fashion Week. Il risultato? Un flusso creativo potente e pieno di fascino.

26/02/2016

Passione. Estasi. Furore. La collezione autunno-inverno 2016-2017 di Gucci presentata da Alessandro Michele durante il primo giorno di sfilate della Settimana della Moda di Milano sembra non avere abbastanza materiali, colori e forme per esprimere e contenere la visione del mondo e la creatività dello stilista.

Il successore di Frida Gianni alla guida della storica maison fiorentina manda infatti in passerella una serie di look che spaziano tra epoche, stili, generi e ispirazioni differenti, all’insegna di un “pensiero rizomatico”, ovvero “che deve generare un movimento in grado di proliferare in direzioni differenti”.

Dal Rinascimento agli anni ’80, la passione è la guida

L’ispirazione primigenia della collezione FW 2016-2017 di Alessandro Michele per Gucci è la passione, che “gemma” – per continuare nel solco del paragone botanico scelto dallo stilista – in tante formazioni diverse. Il direttore creativo della maison toscana ha dichiarato infatti di avere dato voce nella proposta per la prossima stagione alle cose che ama di più: il Rinascimento, gli anni ’70 e ’80, lo street style.


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Un mix di elementi apparentemente inconciliabili tra loro, che Michele mescola in modo visionario e creativo, attingendo all’heritage stilistico e sartoriale di Gucci per dare forma a una suggestiva commistione tra passato e presente, tradizione e sperimentazione, nel nome di una poliedricità di genere, materica e formale che non è fine a se stessa, ma nasce da un furore creativo debordante.

Ecco allora che la “passione Rinascimento” si concretizza in un cappotto in tessuto broccato con ricami dorati e reverse turchesi e in un abito opulento nel tessuto e nei colori ma minimalista nel design, mentre la “passione anni ’70” è il luccichio di minidress in lurex e la sensualità preppy di vestiti in velluto e la “passione anni ’80” si riversa in look eccentrici, come il completo composto da maglione e gonna di vaga ispirazione marinara e i bomber in pelle e panno e i giubbotti in denim oversize indossati su mise bon ton.

Ma il flusso di idee nella testa dello stilista è continuo e si ramifica ancora nella “passione street style”, ovvero tailleur con giacche destrutturate e all’opposto asciutte, gonne a tubo e pantaloni a sigaretta e ricami di tigri e serpenti che rimandano ai graffiti e ai simboli delle crew e in suggestioni orientaleggianti di matrice Seventies ed Eighties, in una sorta di circolarità che avvalora l’unicità dell’idea di partenza, sorta di archetipo platonico.

Un’incredibile forza immaginifica e creativa che presenta qua e là qualche debolezza – come i completi in tinta unita di taglio maschile, “concessione” all’aspetto commerciale della moda – e una certa indulgenza autocelebrativa, rappresentata dalla scelta di reclutare l’artista di Brooklin Trevor Andrew, cioè colui che ha creato il fake Gucci Ghost, reso così parte del patrimonio della maison.

Ma la perfezione non è certo ciò cui aspira Alessandro Michele, perciò non si può che applaudire al caos che genera stelle danzanti (Nietzche docet) dello stilista. Con l’augurio che la passione non si spenga mai.