Insolazione e bambini: quanto dura e come curarla
L’esposizione al sole in estate è sinonimo di benessere data la produzione di vitamina D e di melanina, i benefici psicofisici sull’umore, la regolarizzazione del ciclo sonno/veglia. Troppo sole però ha il suo rovescio della medaglia: ad esempio provoca, specie nei bambini più piccoli, la famosa e tanto temuta insolazione. In pratica si tratta di un innalzamento improvviso della temperatura corporea dovuto a temperature elevate unite a umidità eccessiva. I bambini, specie la fascia 0-4 anni, sono più vulnerabili degli adulti in quanto la loro termoregolazione è meno efficace, anche in considerazione del fatto che la superficie corporea, atta alla traspirazione, è decisamente ridotta.
Il colpo di calore (o insolazione) frequente in estate specie nei soggetti più fragili come anziani, neonati e bambini con patologie croniche, si verifica abitualmente quando si incrociano tre fattori:
– temperatura elevata (oltre i 30 gradi),
– alto tasso di umidità,
– scarsa aerazione.
Il nostro corpo, in queste condizioni, assorbe più calore di quanto riesca a cederne all’esterno attraverso la sudorazione e quindi va in ipertermia. Inoltre nei neonati le ossa craniche ancora sottili e i capelli radi espongono la parte del corpo più sensibile, la testa, ad un massiccio e pericoloso irraggiamento solare con conseguente disidratazione.
In estate è bene che il genitore metta in atto un decalogo di norme semplici ma efficaci per prevenire nei bambini insolazioni e colpi di calore. In questo caso vale il vecchio detto “meglio prevenire che curare”.
– Evitiamo di uscire con i bambini o fargli fare sport nelle ore più calde della giornata. Ovviamente potrà capitare occasionalmente di dover uscire ma sempre muniti di cappellino anti UV e crema solare ad alta protezione;
– Cerchiamo di non esporre i bambini ai raggi diretti del sole nelle ore centrali della giornata, quindi evitiamo la spiaggia o le passeggiate in montagna, specie per i neonati, dalle 11 alle 17;
– Miglioriamo l’aereazione degli ambienti in cui soggiornano i bambini anche con l’aiuto di un ventilatore purché il getto non sia diretto sul bambino, ad esempio verso il passeggino o la culla. I fan dell’aria condizionata potranno tenere il condizionatore ad una temperatura di 23-24 gradi centigradi sfruttando la funzione deumidificatore;
– Acquistate per i bambini indumenti leggeri, meglio se di fibre naturali come lino o cotone, che consentono una buona traspirazione;
– Ricordate che i colori chiari dei vestiti respingono i raggi solari (naturalmente vale anche per gli accessori come carrozzina, lenzuolini, cappellini e costumi da bagno);
– Esponete i vostri figli all’irraggiamento diretto solo dopo l’anno di vita. Gli esperti parlano di esposizione per gradi.
– Sia per la città, sia per i luoghi di vacanza un must è una crema solare di ottima qualità da spalmare prima di uscire di casa e da rimettere in caso di sudorazione eccessiva;
– Bagnare spesso la testa è un gesto utilissimo da poter praticare sia in città presso le fontanelle dei parchi sia in vacanza (al mare meglio ancora la doccia completa);
– Fate bere ai bambini molta acqua, circa un bicchiere ogni ora, meglio se a temperatura ambiente. Andranno bene anche le bibite con aggiunta di Sali minerali.
– Preparate pasti leggeri a base di verdura e frutta, evitate cibi grassi e privilegiate i carboidrati semplici. Insalata, zucchine, melanzane, peperoni e pomodori, anguria e pesche sono solo alcuni tra gli alimenti salutari che non devono mancare in estate sulla nostra tavola.
Come facciamo a capire se nostro figlio ha preso un’insolazione? I sintomi più comuni sono irrequietezza (specie nei neonati notiamo un pianto inconsolabile unito a forte agitazione), debolezza e sensazione di malessere generale; pelle molto calda al tatto; forte mal di testa spesso localizzato su tempie e fronte; sudorazione intensa, vertigini. Tra i sintomi più evidenti e gravi: eritema, lacrimazione, vomito, nausea, brividi e convulsioni.
L’insolazione o colpo di calore negli adulti come nei bambini ha una durata variabile a seconda della gravità. I sintomi come la febbre e i brividi possono scomparire, se trattati, in poche ore ma scottature o eritema possono protrarsi per giorni. Non resteranno comunque gravi conseguenze nel bambino ma lasciatelo a riposo per un paio di giorni.
Quando da piccola ho beccato l’isolazione in campagna, mia nonna materna ha usato un buffo rimedio contadino che qualcuno pratica tutt’oggi. Anticamente i contadini dopo ore di duro lavoro sotto il sole placavano la calura con un bicchiere di acqua fresca “rovesciato” sulla testa. Per questa pratica occorre un aiutante che metta un panno sulla testa della persona vittima dell’insolazione (dopo averla fatta sedere) e giri il bicchiere velocemente onde evitare di versare acqua. A questo punto l’acqua nel bicchiere inizierà a formare delle bollicine, come se stesse bollendo. Dopo qualche minuto i sintomi dell’insolazione cominceranno a scomparire. Il bicchiere va tolto solo quando l’acqua smette di bollire. Provare per credere.
La prima cosa da fare quando si scorgono nel bambino i sintomi del colpo di calore o insolazione è portarlo in un ambiente fresco meglio se ombreggiato e areato. Attenzione, se siete in spiaggia non rimanete sotto l’ombrellone, poiché i raggi solari filtrano lo stesso e la temperatura rimane comunque elevata. Se il bambino manifesta segni di debolezza o mancamento, è necessario farlo sdraiare per terra con le gambe sollevate rispetto al corpo e somministrargli acqua fresca ma non fredda a piccoli sorsi (anche zuccherata andrà bene ma non cibo o bevande gassate).
Liberatelo da indumenti stretti o con lacci e avvolgetelo in un lenzuolo umido. In alternativa basterà bagnare dei panni e collocarli su tempie, collo, inguine e polsi. Anche far vento con un ventaglio o un giornale potrà tornarvi utile.
Se misurando la temperatura noterete febbre superiore ai 39° potrete somministrare un antipiretico, come il paracetamolo o l’ibuprofene. Qualora non notate miglioramenti o in presenza di sintomi più gravi come convulsioni, è necessario recarsi al più vicino Pronto Soccorso o chiamare un’ambulanza.
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