Come smettere di allattare
Allattamento prolungato? Come gestire il distacco dal seno? Ci risponde Laura Inguscio, consulente alla pari in allattamento.
L’allattamento è una delle questioni femminili più dibattute, per affrontarlo al meglio servono una buona dose di istinto, dedizione, pazienza e tanta informazione.
Un aspetto nodoso riguarda, poi, l’allattamento prolungato e il tempo di durata di quest’ultimo. Non esiste un termine, sono mamma e bambino a stabilirlo e nessun altro. Si tratta di una scelta per la quale non è ammesso alcun giudizio esterno, qualche volta l’interruzione è necessaria e la mamma non ha altra scelta.
Le donne sono spesso assalite da dubbi e incertezze, non sanno bene come fare e si ritrovano, qualche volta, a non saper gestire il dispiacere che si lega alla negazione della “tetta”.
Le esperienze di allattamento sono diverse, lo provano le tante voci ascoltate intorno a me. Ho capito che siamo un universo immenso: madri e bimbi che, oltre al resto, sono legati da un nesso banalmente chiamato “tetta”, che significa molto altro.
Ed è stata proprio questa diversità a darmi lo spunto per questo articolo-intervista. Per rispondere alle domande di molte mamme tra cui io, ho pensato di rivolgermi a Laura Inguscio, consulente alla pari in allattamento oltre che preziosa amica.
Ringrazio Laura e il suo garbo, il suo orecchio teso e le sue risposte che, almeno a me, fanno capire quanto sia importante e, forse, “fondante” l’atto di allattare e come vada gestita l’interruzione senza ansie e con animo sereno.
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Come smettere di allattare: l’intervista
Gradualità e armonia. Si può smettere di allattare evitando distacchi traumatici e conservando un equilibrio armonioso? Esistono delle tecniche utili e più o meno sempre valide?
Le raccomandazioni ufficiali OMS/Unicef e Ministero della Salute Italiano non pongono limiti alla durata dell’allattamento al seno, anzi indicano allattamento esclusivo fino a circa 6 mesi e di proseguimento sino a 2 anni e oltre.
Non esistono obblighi e doveri nei confronti dell’allattamento. Allattare è una faccenda di mamma e bimbo e lo svezzamento completo avviene, o dovrebbe avvenire, in maniera spontanea quando il bambino sarà pronto.
Solitamente non succede da un giorno all’altro, ma è un processo graduale che potrebbe richiedere anche dei mesi per arrivare a compimento. Ma capita anche che alcuni bambini lo interrompano in modo più brusco.
Ogni coppia mamma-bimbo ha le sue modalità.
L’allattamento non ha “scadenza” ma quando è giunto il momento di smettere? Quali sono i sentimenti che riscontri tra le madri in questa fase? (per esempio, stanchezza, eccessiva dipendenza e morbosità del bimbo rispetto alla richiesta del seno, ecc…)
Non c’è un momento “giusto” per smettere. Finché mamma e bimbo vogliono allattare è giusto continuare. Se arriva un momento in cui uno dei due desidera interrompere è legittimo porre fine all’allattamento.
A volte la mamma vive le poppate di un bimbo più grande come un peso, o spesso le persone attorno glielo fanno vivere come tale. Non è difficile sentirsi dire “ma lo allatti ancora?”, “ormai è solo ciuccio”, “il latte a questa età non è più nutriente”, “lo rendi troppo dipendente da te”… E sono solo degli esempi.
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Tutte queste frasi influenzano una madre, che magari già stanca di suo, può convincersi che sia tutto vero e che lo “stress” da mamma sia solo perché allatta al seno. È importante dire che queste frasi non sono per niente corrette e non trovano nessun riscontro nelle evidenze scientifiche ma sono solo frutto di condizionamenti culturali.
Quali componenti potrebbero ostacolare il distacco e renderlo più difficoltoso?
Sicuramente il distacco improvviso e non graduale! O se mamma e bimbo non hanno mai momenti della giornata in cui sono lontani oppure, ancora, se la famiglia sta già vivendo un periodo di cambiamenti, come ad esempio inserimento al nido, rientro al lavoro della mamma, trasferimento da una città ad un’altra. Forse questi non sono i momenti ideali per un altro grande cambiamento come può essere smettere di allattare.
Se una mamma intende smettere di allattare ma non ha esigenza di interrompere da un giorno all’altro, quanto tempo prima deve cambiare comportamento o giocare di strategia?
Se si può scegliere un’interruzione dell’allattamento graduale è ideale iniziare a ridurre il numero di poppate giornaliere. Questo potrebbe richiedere settimane o mesi prima di arrivare a smettere completamente. È un modo molto più dolce sia per il bimbo che per la mamma, che probabilmente non vuole proprio smettere di allattare ma non vuole più farlo a richiesta (come invece dovrebbe essere la norma quando sono neonati).
Se, invece, una madre ha esigenza di staccare un bimbo dal seno in poco tempo, quali consigli le daresti?
Se veramente la mamma non vuole o non può più allattare ci vuole tanta fermezza. Non suggerisco di usare la parola ‘NO’ che scatenerebbe una reazione d’ira nel bambino. Spiegargli invece la decisione di smettere, possibilmente non quando chiede di ciucciare ma in un momento di calma. Utilizzare un linguaggio propositivo invece che di negazione (proponendo al bambino qualcosa di diverso che a lui piace tanto fare o mangiare). Ad esempio: “ora facciamo una cosa bellissima insieme mentre la tetta della mamma si riposa”…
E poi ci vuole tanto aiuto da parte del papà e di chi è attorno alla mamma aiutandola nei momenti di crisi, che sicuramente ci saranno proprio perché non è una decisione che arriva dal bambino.
Dedicare tantissima attenzione e coccole al bambino trovando dei nuovi modi per stare insieme. È un modo per fargli capire che non c’è bisogno di poppare per avere la mamma tutta per lui. Trovare attività stimolanti: leggere un libro, guardare le figure, colorare, dipingere, preparare una torta, stare in giardino, fare una passeggiata… e tanta, tanta pazienza.
Da consulente alla pari di allattamento, quali sono le domande ma anche i maggiori disagi (magari dettati dal contorno) e le perplessità che hai raccolto tra le madri in questa delicata fase?
È sempre legato alle aspettative. Spesso si pensa che un bambino allattato sia molto dipendente, ma la vera notizia è che tutti i bambini “sono dipendenti” dalla propria mamma, e questo non dipende dall’allattamento.
Certo questo non significa che sia sempre facile e bello allattare anche nella mamma più serena e più convinta di farlo fino a quando il bambino vorrà. Quello che una mamma pensa prima di partorire non sempre corrisponde, poi, a quello che succede realmente quando arriva il bambino. Questo è il bello della maternità, se fosse tutto scontato non sarebbe così sfidante e stimolante e non ci permetterebbe di conoscerci sotto altri aspetti prima sconosciuti.
Spesso si pensa che i risvegli notturni dipendono solo dall’allattamento, ma se si conoscesse la fisiologia del sonno dei bambini sino ai 3-4 anni di vita si scoprirebbe che è fisiologico e perfino salutare che si sveglino di notte e che il seno diventa il modo più semplice per aiutarli a riprendere il sonno facilmente.
E anche i bambini non allattati si svegliano. Una mamma a volte pensa che togliendo il seno la notte non si sveglierà più, potrebbe succedere ma è giusto sapere che potrebbe anche non essere così. Ovviamente ogni bambino e ogni crescita sono diversi.
Partendo dal presupposto che ogni storia è a sé e che non esiste una regola unica e sempre valida, raccontaci un caso di distacco sereno in cui tutto è funzionato in maniera perfetta.
Credo ci siano tantissime storie di distacchi sereni e senza traumi e sono legati a mamme che vivevano l’allattamento in modo sereno.
Incontro spesso mamme dopo mesi o anni che mi raccontano di essere felici di aver allattato per tanto tempo e non si soffermano mai su come è avvenuta la fine perché a volte non si sa quando sarà l’ultima poppata. I bambini iniziano a farlo sempre meno fino ad arrivare una a settimana, una al mese.
Ora raccontaci un caso “particolare”, più difficoltoso e perché.
Una mamma che a 8 mesi del bambino doveva sottoporsi a cure mediche particolari e a un intervento. La mamma non era per niente felice di dover staccare il proprio figlio ma purtroppo era costretta. È importante trasmettere a mamme che vivono queste esperienze che è stato tantissimo già quello che hanno regalato al proprio figlio fino a quel momento. Anche poche gocce di latte materno sono un regalo meraviglioso. E un bambino si sa adeguare bene ai nuovi cambiamenti più di quello che noi possiamo pensare.
Ne approfitto, però, per informare che prima di interrompere l’allattamento a causa di farmaci da assumere è bene consultare, oltre al proprio medico, il centro anti-veleni di Bergamo, il quale comunica la compatibilità o incompatibilità di un farmaco con l’allattamento al seno.
Tantissime mamme smettono di allattare a causa di farmaci che invece spesso sono compatibili.
Credi che la consulenza possa aiutare le mamme a gestire meglio le eventuali difficoltà che possono incorrere dall’avviamento alla conclusione dell’allattamento? Credi, inoltre, che la tua figura sia ancora poco diffusa e conosciuta tra le mamme che allattano?
Credo fortemente nell’informazione già in gravidanza. Le future mamme e i futuri papà (e anche le nonne ) dovrebbero conoscere la fisiologia dell’allattamento, come dovrebbe avvenire un inizio ideale e come gestire eventuali ostacoli.
Siamo ancora circondate da false credenze, fattori culturali sbagliati, giudizi e pressioni da parte dei familiari e non solo, che confondono una neo mamma, la quale non sarà messa nelle condizioni per lasciarsi andare al proprio istinto innato di madre (anche sbagliando, a volte) ma soprattutto i suoi ormoni non saranno agevolati. E allattare è tutto un gioco ormonale delicatissimo.
Le mamme sanno solo che devono attaccare il bambino al seno, sì ma COME, QUANTO, QUANDO, PERCHÉ??? non viene detto loro quasi da nessuno.
La mia figura è di informare, sostenere e supportare le mamme, soprattutto nella gestione delle poppate, rifacendomi a evidenze scientifiche e raccomandazioni di OMS E UNICEF. La sorveglianza dello stato di salute e di crescita del neonato è sempre compito del pediatra.
Parlaci della convinzione da parte delle madri e di quanto questa sia importante nell’avviamento, nella gestione e anche nella conclusione del percorso di allattamento.
Tutto dipende da mamma e bimbo. Quando la mamma è convinta di voler allattare, proseguire o smettere, lo fa. Ma perché le mamme siano convinte devono informarsi e, poi, lasciarsi andare al loro istinto. Il neonato è competente come lo è la sua mamma.
Spero sempre che una madre abbia attorno a sé una rete di sostegno che la aiuti in questa sua competenza. E qui il papà gioca un ruolo fondamentale!
Mi piace terminare questa mia intervista dando rilievo alla figura del padre in tutte le fasi di crescita del figlio anche nel caso in cui si debba affrontare un’interruzione dell’allattamento.