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Cerchiaggio: cos’è e quando è utile

Sono tre le ecografie ritenute indispensabili dal servizio sanitario nazionale durante i nove mesi di gravidanza: una entro il primo trimestre, una seconda, quella “morfologica”, tra la 20ª-22 settimana e una, tra la 30ª – 32ª settimana, per la valutazione della crescita fetale, ma nonostante le indicazioni molte donne scelgono di sottoporsi a maggiori controlli durante i mesi di gestazione. Un eccesso di scrupolo per tante, una necessità per altre. Non tutte le gravidanze, infatti, sono uguali. E in alcuni casi controlli più approfonditi sono davvero necessari per tutelare la salute del nascituro e della mamma. Un problema che potrebbe manifestarsi durante la gravidanza è strettamente legato alle caratteristiche dell’utero della donna: quando il collo dell’utero “non tiene” come dovrebbe il rischio di parto prematuro è infatti molto elevato.

Collo dell’utero corto o incontinenza cervicale

Il cambiamento della cervice (o collo dell’utero) avviene con l’avvicinarsi della 40esima settimana di gravidanza. Le fibre elastiche nell’ultima fase aumentano, mentre diminuisce il collagene rendendo il collo dell’utero più morbido e  pronto ad accorciarsi in vista del parto e del passaggio del bambino. Una metamorfosi fisiologica che in condizioni normali avviene appunto nell’ultima fase della gravidanza. In alcune donne il collo dell’utero tende però ad aprirsi molto prima aumentando il rischio di parto pretermine. Spesso l’incontinenza cervicale è una problematica congenita, cioè presente dalla nascita. In questi casi si parla di utero debole ed è importante fare analisi più approfondite. Le donne che hanno partorito un primo figlio prima della data prevista del parto sono soggette a maggiori controlli durante gravidanze successive, ma anche nel caso di primipare l’unico modo per avere indicazioni certe sulla lunghezza della cervice è misurala, attraverso un’ecografia transvaginale, tra il 4° e il 5° mese di gravidanza e in caso di anomalie rifare l’esame anche nelle settimane successive. L’ecografia transvaginale verifica infatti se il collo dell’utero è ben chiuso oppure no.

Quando è consigliato il cerchiaggio

Quando la lunghezza è inferiore a 25 millimetri in donne che hanno avuto parti pre-termine oppure sotto i 20 in situazioni non a rischio può essere opportuno ricorrere ad un piccolo intervento, chiamato cerchiaggio che si svolge in anestesia spinale o generale e che serve a mantenere chiuso l’utero e a scongiurare di conseguenza un parto anticipato. In caso di incontinenza cervicale la donna viene sottoposta ad un intervento di cerchiaggio,  ed il collo del suo utero viene “sigillato” attraverso una benderella posizionata con alcuni punti a livello cervicale, in modo da impedire la dilatazione. Questa fettuccina, di materiale sintetico ma biocompatibile, viene poi rimossa dal corpo della donna una volta che il rischio è rientrato, solitamente ad un mese dal parto per evitare complicazioni in fase di travaglio. L’intervento di cerchiaggio può essere programmato, soprattutto in una donna che ha già partorito un figlio prematuramente, e ed effettuato intorno alla 14esima settimana di gravidanza, ma anche d’urgenza quando l’accorciamento cervicale viene riscontrato occasionalmente durante un controllo ginecologico. In entrambi i casi l’obiettivo è quello di evitare che la donna partorisca prima della 36esima 38esima settimana di gravidanza. Il cerchiaggio non è però la soluzione per tutte le future mamme che presentano un collo dell’utero corto. Ad alcune donne il medico sconsiglia di sottoporsi ad un intervento di cerchiaggio: l’inserimento della fettuccina è infatti utile quando il collo è incapace di rimanere chiuso per un difetto congenito, mentre non è adatto quando la dilatazione è causata da problemi di altra natura o è conseguenza di un’infezione. E’ in ogni caso indispensabile il parere medico.

Marina Rosti

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