Una divina Natalie Portman è Jackie Kennedy al cinema: recensione del biopic in anteprima

Natalie Portman interpreta Jackie Kennedy in un intenso biopic: dal dolore per l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy è nata una vera first lady.

20/02/2017

Chi era davvero Jackie Kennedy e come è cambiata la sua vita nel momento in cui il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald, suo marito e padre dei suoi due figli, è stato consegnato alla storia col tragico attentato di Dallas? È questo che il film di Pablo Larraìn cerca di raccontare attraverso un biopic intenso ed emozionante, con una divina Natalie Portman nei panni della first lady forse di più iconica di sempre.

L’attrice premio Oscar per Il cigno nero interpreta qui l’osannata Jacqueline Bouvier Kennedy, raccontando la sua vita nel momento più difficile per lei, dal punto di vista personale ma soprattutto pubblico: investita di un ruolo per il quale inizialmente era passa troppo timida, fredda, forse impreparata, Jackie è diventata una vera first lady nel momento esatto in cui ha dovuto far fronte all’assassinio di suo marito. Lo è diventata per sempre quel 22 novembre 1963, durante un viaggio a Dallas in cui la coppia presidenziale viene accolta con tutti gli onori, prima di lasciare la città con il presidente cadavere a bordo di un aereo. Quello stesso aereo su cui il suo vice Lyndon Johnson presta giuramento diventando il nuovo capo degli Stati Uniti in tutta fretta, col corpo del suo predecessore ancora caldo e sua moglie in stato di shock, vestita con gli abiti ancora macchiati del suo sangue.

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È di queste immagini vivide che si compone il film, tutto raccontato attraverso gli occhi di Jackie, che rivive quei momenti raccontandoli ad un giornalista: la pellicola si svolge su due linee temporali, quella dell’intervista all’ex first lady che mette nero su bianco le sue emozioni tradendo una rabbia e una serie di rimorsi mai superati, e quello dei fatti del 1963, anno funesto per gli Stati Uniti d’America. Gran parte della trama ricostruisce la settimana successiva alla morte del presidente, evocata nei ricordi della protagonista, a partire dal viaggio a Dallas e dal momento in cui una devastata Jackie Kennedy tiene tra le mani il cranio spappolato del marito, per poi tornare negli Stati Uniti indossando ancora l’abito che aveva al momento della sparatoria, quello che sarebbe diventato il mitico tailleur rosa di Chanel, che non volle cambiare nonostante le macchie di sangue (“Lasciate che tutti vedano cosa hanno fatto” avrebbe detto al suo staff rifiutandosi di cambiarsi a bordo dell’Air Force One). Jackie reagisce alla morte del marito assumendosi il peso di consolare i suoi figli e con loro un intero paese, ma soprattutto di rendere il giusto tributo al presidente, consapevole del fatto che le sue esequie sarebbero diventate un evento storico capace di forgiare l’eredità di suo marito, di trasmettere alle generazioni future il suo peso politico e al tempo stesso cambiando anche il ruolo della first lady, resa così un’icona indimenticabile.

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La Kennedy si ritrova a dover gestire emozioni contrastanti, quelle di moglie di un marito tutt’altro che perfetto, certamente infedele e inaffidabile, e di compagna di un politico idealista, determinato e convinto di poter dare un volto nuovo all’America anche attraverso scelte politiche discutibili, come quella adottata nella crisi dei missili con Cuba. In realtà l’eredità politica di Kennedy era ancora troppo labile per essere narrata attraverso la grande rappresentazione del suo funerale, troppo poco era stato fatto e troppi errori avevano segnato la sua amministrazione, come racconta nelle segrete stanze della Casa Bianca il fratello Bobby (Peter Sarsgaard), lasciando così proprio su Jackie e sulle sue volontà per il funerale tutto il peso di un messaggio incompiuto da lasciare alla storia.

[dup_immagine align=”alignleft” id=”231357″]La vicenda dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy è arcinota, il cinema e la letteratura l’hanno sviscerata da punti di vista differenti, ma stavolta si sceglie di affrontarla spostando l’attenzione sulla donna che era al suo fianco e che grazie a quell’evento si trasforma radicalmente: il film inizia proprio con una giovane Jackie alle prese con i cerimoniali della Casa Bianca, impacciata e timida di fronte alle telecamere, decisamente meno avvezza alla comunicazione con i media rispetto a suo marito, all’apparenza bigotta e troppo legata alle tradizioni, anche molto costose, perseguite nell’esercizio del suo ruolo di first lady. Sarà invece una Jackie totalmente diversa quella che verrà fuori dallo schermo durante la gestione della perdita, passando dal decisionismo e dalla volontà di funerali in grande stile alla paura per la propria sicurezza e quella dei suoi figli, oltre che per l’intero paese, a fronte del rischio di nuovi attentati terroristici, fino alla decisione di perseguire il suo intento iniziale, quello di rendere un grande omaggio ad uno statista che aveva vissuto troppo poco per scrivere la sua stessa storia.

Pablo Larrain, apprezzato regista di Santiago del Cile che è stato candidato agli Oscar per il miglior film straniero con Noi – I giorni dell’arcobaleno nel 2012, ha voluto raccontare il modo in cui in pochissimi giorni Jackie Kennedy è riuscita a trasformare suo marito in una vera leggenda, a definire la sua immagine e il suo lascito culturale e politico, diventando lei stessa artefice di un pezzo di storia. E lo fa con poche certezze e molte suggestioni: “Mi piace pensare che non avremmo mai certezze su di lei, non conosceremo mai il suo profumo o che luce avesse negli occhi quando la incontravi: tutto ciò che possiamo fare è cercare di mettere insieme un film fatto di frammenti, brandelli di ricordi. Luoghi. Idee. Immagini. Persone“.

Presentato in competizione ai Festival di Venezia e di Toronto, il film approda nelle sale distribuito da Lucky Red in associazione con 3 Marys Entertainment dal 23 febbraio, alla vigilia dei premi Oscar per cui è candidato in tre categorie (Miglior attrice protagonista per Natalie Portman, Migliori costumi e migliore colonna sonora per le musiche originali di Mica Levi).

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