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Al via Fake – La Fabbrica delle Notizie: il primo programma dedicato alle bufale condotto da Valentina Petrini

Condotto da Valentina Petrini, “Fake – La Fabbrica delle notizie” il programma tv che mette al centro le bufale, esce dalle dinamiche tradizionali televisive per raccontare senza filtri il flusso delle informazioni e l’impatto che hanno sulla quotidianità, permettendo alle persone di acquisire strumenti interpretativi e capacità in grado di aiutarle a difendersi dalla disinformazione.

Il programma, come si struttura

Ma non solo: la giornalista, insieme ai due fact checker Michelangelo Coltelli (fondatore di Butac-Bufale un tanto al chilo) e David Puente (consulente di comunicazione e giornalista di Open), – oltre ad una redazione di giovani reporter – analizzerà il processo di nascita e funzionamento delle fake news, entrando nel merito di caratteristiche e danni che possono provocare alla vita delle persone. Inoltre, a contribuire a questa panoramica sul fenomeno, ci saranno importanti ospiti e b di fake news che condivideranno la loro esperienza.

Al programma collabora la piattaforma internazionale AVAAZ, organizzazione non governativa istituita nel 2007 a New York che promuove attivismo su tematiche quali cambiamento climatico, diritti umani, diritti degli animali, povertà, che racconterà il suo lavoro alla ricerca dei “falsari” in rete. E Matteo Flora (hacker e professore a contratto in “Corporate Reputation e Storytelling” presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pavia) che si occuperà di “viralizzazione” delle bufale.

L’intervista alla conduttrice Valentina Petrini

Come nasce l’idea di #Fake #LaFabbricaDelleNotizie?

“L’idea del programma nasce a settembre 2018. Iniziai a lavorare sul tema insieme al collega e autore di Rai3 Vladimiro Polchi: inizialmente l’idea era quella di realizzare una serie di documentari chiusi sulle grandi bufale come, per esempio, quella delle armi chimiche di Saddam.
Abbiamo proposto questo format a Discovery che si è detta fin da subito interessata all’argomento chiedendoci, successivamente, di trasformarlo in un format da studio. A febbraio 2019 c’è stato il primo incontro con LaPresse e con Giuseppe Colella, con il quale abbiamo abbiamo finalizzato il format studio dedicato alle bufale sull’attualità. Questo lavoro di squadra ha permesso la nascita di Fake La Fabbrica delle Notizie che per me è una doppia sfida perché è anche il primo lavoro che firmo non solo come conduttrice ma anche come ideatrice e autrice.”

Com’è organizzato lo staff del programma?

“Saranno in studio con noi il fact-checker Michelangelo Coltelli, fondatore di Butac – Bufale Un Tanto al Chilo -, David Puente che è uno degli autori del programma, fact-checker, ma anche giornalista di Open. Lo staff è infatti una rete di diverse professionalità che lavorano fianco a fianco affinché ne venga fuori un prodotto unico.”

Quali sono i danni delle fake news?

“Sono tanti e diversi. Sia di natura commerciale che politica, ma anche danni alla persona. All’interno del nostro format abbiamo inserito il racconto delle vittime di fake news: ci sono ragazze adolescenti, per esempio, che sul Web vengono accusate e insultate. Questo rovina la loro immagine pubblica e a questo danno c’è chi reagisce anche con l’anoressia o con l’isolamento. Si tratta di un mondo pericoloso. La fake news, inoltre, viene anche utilizzata contro l’informazione. Diventa, così, un potere capace di ostacolare il diritto all’informazione: c’è chi le usa per screditare il giornalista che indaga contro qualcuno, accusandolo di diffondere bufale.

Non tutti quelli che accusano i fabbricatori di fake news hanno ragione davvero! La vittima può stare da entrambi i lati. La propaganda, la disinformazione, la manipolazione dell’informazione agiscono sui bias cognitivi, operando spesso veri e propri lavaggi del cervello o anche  solo polarizzando precedenti posizioni. Tendiamo a notare ciò che conferma i nostri pregiudizi, piuttosto che ciò che li contraddice. Il bias, contribuendo alla formazione del giudizio, può quindi influenzare un’ideologia, un’opinione, e un comportamento.

Qual è la fake news che ha provocato più danni?

“Sono tantissime, non saprei identificarne una sola. Ma, posso farvi un esempio che si basa sull’attualità. Sappiamo tutti che il 30 ottobre l’Inghilterra potrebbe uscire ufficialmente dall’Unione Europea. A questo riguardo dobbiamo sapere che gli inglesi sono andati a votare credendo ad una serie di bufale create ad hoc per la campagna elettorale per il referendum pro-brexit. Questo ci deve far riflettere ma anche spaventare. Siamo davvero al sicuro quando scegliamo di votare?

Boris Johnson, primo ministro del Regno Unito e leader del Partito Conservatore, si è salvato ma ha rischiato il processo per l’accusa di avere mentito a proposito della Brexit nel corso della campagna elettorale per il referendum del 2016. Aveva insistentemente dichiarato che il Regno Unito mandava ogni settimana 350 milioni di sterline all’Unione europea e che quindi dopo la Brexit questi soldi sarebbe stati destinati alla sanità pubblica britannica. Falso!”

Quanto è importante saper riconoscere una fake news?

Fondamentale, direi! È un concetto che sta alla base della democrazia. Trump, Bolsonaro, Johnson. È certo che le elezioni che hanno visto trionfare questi leader sono state combattute anche a colpi di disinformazione.

Disinformazione che crea confusione negli elettori oscillando le loro opinioni man mano che si avvicina il voto. È successo durante le elezioni americane con Donald Trump, ma anche in Brasile dove sono state diffuse bufale sia dalla destra che dalla sinistra. Per questo motivo ci dobbiamo chiedere se la democrazia sia messa in discussione dalle bufale”.

Giovanna Ghiglione

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