Roberto Cavalli SS 2016: l’anno zero di Peter Dundas

Peter Dundas annuncia un "rinnovamento" dell'estetica e dello stile di Roberto Cavalli per la sua prima sfilata alla guida della maison, ma il risultato è una vera e propria rivoluzione dal risultato incerto

29/09/2015

C’era molta attesa per la prima sfilata Roberto Cavalli firmata Peter Dundas a Milano Moda Donna. Fedelissimi e sostenitori della continuità non vedevano l’ora di sparare a zero sullo stilista norvegese, mentre chi non ha mai amato l’estetica “selvaggia” della maison e i fautori del rinnovamento contavano su una rivoluzione da parte dell’ex direttore creativo di Pucci.

Nessuna delle due fazioni ha visto disilluse le proprie aspettative e – proprio per questo – la collezione primavera-estate 2016 Roberto Cavalli by Dundas è una sorta di oggetto misterioso che non ha convinto nessuno.

Easy style e daywear

Sette anni dopo, Peter Dundas è tornato da Roberto Cavalli. Ma questa volta non più da semplice stilista, bensì come direttore creativo della maison dopo la vendita del 90% del brand al Gruppo Clessidra SGR e l’addio da parte del suo fondatore. Un “ritorno” che faceva sperare in una certa continuità di stile, nonostante la nota indipendenza creativa del fashion designer norvegese.


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Alla fine, un minimo tentativo di conciliare vecchio e nuovo c’è stato, ma con un risultato bollato dai più come “deludente”.

Dundas infatti ha preso dall’heritage della maison le stampe animalier (poche), lo stile “selvaggio” e le lavorazioni tie-dyed, ma per il resto ha tenuto fede alla promessa di rinnovare (stravolgere) l’approccio e l’estetica del brand con una serie di capi easy, dall’allure sporty-chic e una netta predominanza di abiti per il giorno.

Un radicale cambio di passo rispetto al passato, quando il glamour e il lusso erano protagonisti assoluti, insieme a una quantità di vestiti da sera che rappresentava l’80% delle collezioni.

Un “compromesso” – se così lo si vuole chiamare – che probabilmente incontra l’approvazione dei reparti marketing e vendite della nuova proprietà, ma che a livello di stile e creatività ha deluso un po’ tutti.

Se da un lato infatti nella collezione primavera-estate 2016 della maison è molto difficile riconoscere il mood Cavalli, dall’altro non si capisce neppure qual è la linea che Dundas vuole dare al marchio. Giovane e smart? Ma giovane e smart è Just Cavalli. Coolness and easy? Allora non è Roberto Cavalli tout court.

La “trappola” degli anni ’80

Affascinato come molti colleghi dai lustrini e dagli eccessi anni ’80, Peter Dundas ha attinto a piene mani dall’estetica degli eighties per il processo di rivisitazione e rinnovamento dello stile della maison Cavalli. Tuttavia il risultato non è esattamente quello che si dice “convincente”.

Tra maxi fiocchi, balze giganti, denim delavé e tie-dyed, pelle, lavorazioni a squame metalliche, frange e una palette di colori che dà l’impressione di essere male assortita, i capi che hanno sfilato in passerella non comunicano una sensazione glamour e lussuosa, ma piuttosto di qualcosa di incompiuto, inespresso, rimasto sospeso tra idea e realizzazione e – soprattutto – pericolosamente trash.