Matthew McConaughey nuovamente al cinema in La foresta dei sogni di Gus Van Sant
Matthew McConaughey è il protagonista di questo bellissimo film ambientato in uno dei luoghi più magici del Giappone.
Matthew McConaughey ha girato La foresta dei sogni (The sea of trees) di Gus Van Sant nello stesso periodo in cui Dallas Buyers Club lo ha consacrato come una stella da Oscar. Dimenticati il Matthew leggero e piacione e riscoprine ancora una volta la bravura attoriale, in un film che potrebbe essere cupo ed invece sembra stato scritto per sollevare l’anima dalla disperazione.
[dup_immagine align=”alignleft” id=”203566″]Matthew McConaughey è Arthur Brennan, un giovane professore di matematica che perde la moglie Joan – interpretata da Naomi Watts – e decide di suicidarsi scoprendo su internet che il miglior posto per morire, secondo le ricerche, è la foresta di Aokigahara in Giappone. Questa foresta, fitta e misteriosa, è situata alle pendici del Monte Fuji ed è nota come “la foresta dei sogni” perché è un luogo in cui uomini e donne si recano a contemplare la vita e la morte. Chi entra si può perdere e morire accidentalmente, cercando disperatamente l’uscita, mentre chi desidera suicidarsi può trovare la strada del ritorno. Anche Arthur decide di non morire quando incontra un uomo nella sua stessa condizione, Takumi Nakamura (Ken Watanabe) e decide di salvare entrambi. La sceneggiatura di Chris Sparling è delicata e per nulla scontata. La foresta dei sogni è un film filosofico ma allo stesso tempo avvincente. Può contare su alcuni colpi di scena poco plateali ma fondamentali alla costruzione di un buon ritmo narrativo.
Arthur e Joan non sono una coppia perfetta e lei non muore in maniera banale e violenta. Naomi Watts interpreta una giovane donna, alcolista funzionale, stanca della vita che fa con il marito pur amandolo. Arthur è un uomo qualunque, senza particolari velleità. Il dolore si insinua in una vita normale e problematica come tante.
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La foresta di Aokigahara si rivela un luogo magico dove Arthur, senza saperlo, incontra uno spirito guida: aiutando Takumi, Arthur aiuta se stesso.
Non deve solo decidere di non morire ma deve trovare un buon motivo per non farlo e Takumi accende in lui una piccola luce, una curiosità. Il film non parla di suicidio ma di vita. Paradossalmente poteva essere ambientato solo in un luogo come il Giappone, dove la cultura del suicidio ha una tradizione secolare e soprattutto a Aokigahara, che ha la fama di essere un luogo spiritato dove persino le bussole e gli strumenti elettronici impazziscono.
Una delle battute più significative e che danno il senso del film è quando McConaughey dice: “È sempre quel particolare momento a svegliarti, sai? Un evento importante, di quelli che ti cambiano la vita, e che ti ricordano cosa conti davvero. Il problema è che quel momento arriva un’unica volta e qualche volta arriva troppo tardi”.
La foresta dei sogni è un luogo bellissimo e terribile, costellato di cadaveri in vario stato di decomposizione, destinati a diventare parte della foresta stessa. Ci sono lunghi fili colorati che sono stati dipanati da chi non vuole perdersi – come nella favola di Hansel e Gretel – e che simbolicamente servono a ripescare anche lo spettatore da un’immersione introspettiva.
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Cosa ti piacerà di queste ore trascorse al cinema? Che La foresta dei sogni è certamente un film intellettuale ma molto lontano dall’essere noioso, grazie alla sua complessità e alle sfaccettature dei personaggi. È un film intelligente, che celebra la vita e fa riflettere sull’esistenza – sulla quotidianità – e come ha commentato Naomi Watts: “La vita è meravigliosa. La vita è breve e preziosa. Gli alti e bassi ne fanno parte integrante”.