Mamme che lavorano: donne in fuga dal senso di colpa
A casa con il rimpianto o in ufficio con il senso di colpa? Risolvere il dilemma si può!
Per ogni neo-mamma, il rientro al lavoro rappresenta spesso un traguardo verso la riconquista della propria dimensione di professionista ma anche un momento critico di passaggio, che implica un distacco traumatico dal bebè. Concorrono a rendere più complicata questa fase fattori come la mancanza, nel nostro Paese, di una reale politica di sostegno alla maternità, il diffondersi di atteggiamenti di ostracismo presso le aziende e la trasformazione del tessuto sociale, che vede i nonni sempre meno coinvolti (anche per ragioni di distanza geografica) nel menage familiare.
Il rientro in ufficio: mamme e senso di colpa
A questi elementi critici, si aggiunge l’atavico senso di colpa delle mamme, eternamente divise tra la necessità di vivere una vita professionale piena – garantendo così un introito economico sempre più essenziale per la propria famiglia – e l’urgenza di assicurare la propria presenza ai figli.
“Ricordo di aver percorso l’intero tragitto da casa alla stazione in lacrime, dopo aver lasciato la mia piccola alle cure della babysitter”. È così che Elena racconta il giorno del rientro in ufficio, dopo aver messo al mondo la sua primogenita. Un giorno che – nella sua esperienza e in quella di molte altre donne – si è poi tradotto in una lunga serie di difficili distacchi mattutini, che sembrano rinnovare un crudele rito di abbandono, e di surreali rientri serali a casa, quando i bebè sembrano totalmente assuefatti e appagati dalla familiare presenza della tata. Con il comune denominatore del senso di colpa, della sensazione di non essere una buona madre, della stanchezza per la giornata lavorativa che lotta con la voglia di vivere in serenità il tempo della famiglia.
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Sensi di colpa: sconfiggerli col buon senso
Come sempre, al bar, in TV e sui giornali, il fenomeno è stato ampiamente sviscerato in milioni di consigli, mentre dagli Stati Uniti una pioggia di ricerche ha decretato tutto e il contrario di tutto: i figli delle donne che lavorano mangiano più cibo spazzatura; le famiglie in cui la donna è rientrata in ufficio tendono ad essere meno soggette a divorzio; quando la mamma lavora, i figli tendono a fare più sport e ad essere più indipendenti.
Se su questo fronte la statistica sembra non esserci d’aiuto, è forse il caso di rispolverare il caro vecchio buonsenso, di cui noi donne siamo proverbialmente ben provviste. La dimensione di madre è solo una delle sfaccettature che compongono l’arcobaleno della nostra personalità: lavorare, oltre ad essere una necessità economica sempre più urgente, ci aiuta ad essere indipendenti e sicure di noi. Vivere in maniera equilibrata la sfera lavorativa permette di riversare questa serenità in famiglia, nella misura in cui si riuscirà a dedicare ai figli del tempo di qualità. In altre parole…al lavoro!