Milano, olio su tela, 194x150cm
Ci sono artisti che interpretano il mondo secondo la loro idea, il loro “punto di vista”, la loro “ragione” e la loro misura. E per questo sono spesso difficili, distanti o, comunque, di non immediato accesso per i “profani”. Ce ne sono altri che invece traggono la loro arte e plasmano le loro opere lasciandosi colpire dalla realtà, da quello che vedono, senza preconcetti: anzi, ne colgono con la loro genialità aspetti nuovi e nascosti, più profondi e riescono, grazie al talento, a trasmetterli a tutti. E per questo colpiscono, quasi “naturalmente”.
Uno di questi è Pietro Albetti, quarantenne artista di Abbiategrasso, alle porte di Milano, che ha inaugurato il 26 ottobre la propria personale nel prestigioso contesto dello Spazio Lumera a Milano, in via Abbondio San Giorgio 9 a pochi passi dal Parco Sempione. Un’occasione per incontrare uno dei più interessanti personaggi emergenti del panorama artistico milanese e la sua originale e affascinante rilettura della città.
[dup_immagine align=”alignleft” id=”58133″]La rassegna si intitola Milano ed è una mostra “urbana”, nata dall’osservazione attenta di ciò che appare ordinario, riletto in una serie di lavori che raccontano in particolare gli edifici e i palazzi della poliedrica città lombarda riflessi nelle acque del Naviglio. Una serie di opere struggenti e poetiche che trovano il loro “centro di gravità” nell’immagine di quelle case che si sfalda nell’acqua, si scompone, perde traccia di ciò che l’ha costituita: l’acqua disfa e scioglie l’oggetto che si disperde nelle profondità dell’elemento.
È un modo di dipingere che colpisce, quello di Albetti: dà infatti la sensazione netta del contraccolpo e della sorpresa nei quali l’artista si è imbattuto scoprendo angoli di bellezza nell’ordinario della città. Una sola opera si differenzia dalle altre e, in un certo senso, ricompone tutte quelle immagini disperse nell’acqua: un quadro infatti ritorna sulla superficie e raffigura una casa gialla che si staglia su uno sfondo scuro “ferita” da un raggio di sole, emergendo luminosa ed imponente. Quella casa rappresenta il luogo in cui l’uomo abita e ne ripercorre la storia, la vita, lo descrive e lo circoscrive, in un certo senso “restringendolo” tra le sue mura. Una figura si affaccia al balcone, scrutando l’orizzonte, come un fantasma di cui tutto è descritto attraverso la sua casa; ma la luce si infrange colpendo la facciata ed apre un varco di speranza, un “oltre” intravisto ed atteso.
Pietro Albetti, docente di educazione visiva ed immagine, si è formato all’Accademia delle Belle Arti di Brera e ha alle spalle una già lunga e interessante produzione artistica punteggiata da diverse personali. La prima, En Plein Air è del 2001 e si tenne ad Ellwanger, in Germania. Le sue opere sono già state ospitate in rassegne importanti negli Stati Uniti e in Svizzera e la personale in corso allo Spazio Lumera ripercorre l’ultima delle “serie” artistiche prodotte da Albetti, fra cui segnaliamo anche le precedenti Factum Est, originalissime e stupefacenti opere dedicate alle ecografie di neonati o Farm, un filone di tele ambientate in un mattatoio.
Albetti è artista che parte da uno sguardo attento su ciò che esiste, sul reale, quasi un adeguarsi piegandosi alla realtà e alle cose che attendono di essere lette e sintetizzate attraverso le immagini. È il quotidiano contatto con queste “cose” il punto di partenza da cui trae la sua ispirazione e da cui nascono le sue opere. Fedele a ciò che vede, alla continua ricerca di un dialogo serrato e leale, l’artista si spinge fino a scorgere in esse l’ultimo punto di verità. “Il reale, davanti al quale l’artista si misura, è l’immagine visiva e corporea di un’esperienza che racchiude in sé la bellezza del mistero”.
La mostra sarà aperta fino al prossimo 16 novembre con apertura feriale dalle 16.00 alle 19,30 e il sabato anche la mattina dalle 10.30 alle 12,30 presso lo Spazio Lumera a Milano, in via Abbondio San Giorgio 9.
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