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L’esposizione di Pietro Albetti nella personale Milano allo Spazio Lumera

Milano, olio su tela, 194x150cm
Milano 21, olio su tela, 100x125 cm
Milano 20, olio su tela, 95x100cm
Milano 19, olio su tela, 90x100cm
Milano 18, olio su tela, 75x70cm
Milano 16, olio su tela, 80x75cm
Milano 15, olio su tela, 80x110cm
Milano 14, olio su tela, 90x110cm
Milano 10, olio su tela, 150x150cm
Milano 9, olio su tela, 130x145cm
Milano 2, olio su tela, 70x90cm
Milano 22, olio su tela, 140x145 cm

Ci sono artisti che interpretano il mondo secondo la loro idea, il loro “punto di vista”, la loro “ragione” e la loro misura. E per questo sono spesso difficili, distanti o, comunque, di non immediato accesso per i “profani”. Ce ne sono altri che invece traggono la loro arte e plasmano le loro opere lasciandosi colpire dalla realtà, da quello che vedono, senza preconcetti: anzi, ne colgono con la loro genialità aspetti nuovi e nascosti, più profondi e riescono, grazie al talento, a trasmetterli a tutti. E per questo colpiscono, quasi “naturalmente”.

Uno di questi è Pietro Albetti, quarantenne artista di Abbiategrasso, alle porte di Milano, che ha inaugurato il 26 ottobre la propria personale nel prestigioso contesto dello Spazio Lumera a Milano, in via Abbondio San Giorgio 9 a pochi passi dal Parco Sempione. Un’occasione per incontrare uno dei più interessanti personaggi emergenti del panorama artistico milanese e la sua originale e affascinante rilettura della città.

Luce e attesa: un “oltre” aspettato

[dup_immagine align=”alignleft” id=”58133″]La rassegna si intitola Milano ed è una mostra “urbana”, nata dall’osservazione attenta di ciò che appare ordinario, riletto in una serie di lavori che raccontano in particolare gli edifici e i palazzi della poliedrica città lombarda riflessi nelle acque del Naviglio. Una serie di opere struggenti e poetiche che trovano il loro “centro di gravità” nell’immagine di quelle case che si sfalda nell’acqua, si scompone, perde traccia di ciò che l’ha costituita: l’acqua disfa e scioglie l’oggetto che si disperde nelle profondità dell’elemento.

È un modo di dipingere che colpisce, quello di Albetti: dà infatti la sensazione netta del contraccolpo e della sorpresa nei quali l’artista si è imbattuto scoprendo angoli di bellezza nell’ordinario della città. Una sola opera si differenzia dalle altre e, in un certo senso, ricompone tutte quelle immagini disperse nell’acqua: un quadro infatti ritorna sulla superficie e raffigura una casa gialla che si staglia su uno sfondo scuro “ferita” da un raggio di sole, emergendo luminosa ed imponente. Quella casa rappresenta il luogo in cui l’uomo abita e ne ripercorre la storia, la vita, lo descrive e lo circoscrive, in un certo senso “restringendolo” tra le sue mura. Una figura si affaccia al balcone, scrutando l’orizzonte, come un fantasma di cui tutto è descritto attraverso la sua casa; ma la luce si infrange colpendo la facciata ed apre un varco di speranza, un “oltre” intravisto ed atteso.

Pietro Albetti, artista

Pietro Albetti, docente di educazione visiva ed immagine, si è formato all’Accademia delle Belle Arti di Brera e ha alle spalle una già lunga e interessante produzione artistica punteggiata da diverse personali. La prima, En Plein Air è del 2001 e si tenne ad Ellwanger, in Germania. Le sue opere sono già state ospitate in rassegne importanti negli Stati Uniti e in Svizzera e la personale in corso allo Spazio Lumera ripercorre l’ultima delle “serie” artistiche prodotte da Albetti, fra cui segnaliamo anche le precedenti Factum Est, originalissime e stupefacenti opere dedicate alle ecografie di neonati o Farm, un filone di tele ambientate in un mattatoio.

Albetti è artista che parte da uno sguardo attento su ciò che esiste, sul reale, quasi un adeguarsi piegandosi alla realtà e alle cose che attendono di essere lette e sintetizzate attraverso le immagini. È il quotidiano contatto con queste “cose” il punto di partenza da cui trae la sua ispirazione e da cui nascono le sue opere. Fedele a ciò che vede, alla continua ricerca di un dialogo serrato e leale, l’artista si spinge fino a scorgere in esse l’ultimo punto di verità. “Il reale, davanti al quale l’artista si misura, è l’immagine visiva e corporea di un’esperienza che racchiude in sé la bellezza del mistero”.

La mostra sarà aperta fino al prossimo 16 novembre con apertura feriale dalle 16.00 alle 19,30 e il sabato anche la mattina dalle 10.30 alle 12,30 presso lo Spazio Lumera a Milano, in via Abbondio San Giorgio 9.

Anna Invernizzi

Classe 1972, cinque figli e una vita intensa. Laureata in Economia, impiegata, scrivo per passione su tutto quello che mi interessa. In particolare creo contenuti a tema cucina e lifestyle.

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Anna Invernizzi

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