Quali sono le religioni più diffuse al mondo?
Quante sono le religioni al mondo? E quali sono le più diffuse? Quale sarà il culto più praticato al mondo nel prossimo futuro? Scopriamolo
Secondo alcune stime esisterebbero nel mondo più di 30 mila culti diversi: ma quali sono le religioni più diffuse? Questo numero, del tutto approssimativo, comprende le confessioni religiose più note e conosciute, ma anche le fedi indigene e quelle new age.
La religione ha accompagnato l’uomo fin dall’antichità: l’uomo si è sempre posto infatti domande sul mondo e su se stesso, trovando conforto e risposte nella religione, intesa come sistema di credenze. Ogni cultura ha dato risposte diverse alle domande fondamentali dell’uomo, basandosi sull’esistenza di una o più entità superiori o su stati di coscienza raggiungibili attraverso varie pratiche.
Quali sono, dunque, le principali religioni? Quelle più diffuse sono naturalmente le grandi fedi monoteiste, professate in tutto il mondo e spesso professate all’interno di aree geografiche ben definite. Ci sono poi innumerevoli culti tribali e animistici, fortemente legati al territorio. Compaiono infine, naturalmente, anche più di un miliardo di atei con nessuna credenza.
Cristianesimo e Islam, le religioni più diffuse
La religione con più fedeli al mondo è il cristianesimo: i cristiani sono infatti circa un terzo della popolazione mondiale. Esistono più di dieci diverse religioni cristiane: oltre a cattolici, protestanti ed ortodossi esistono anche altri gruppi minori, derivati da vari scismi.
I musulmani sono invece circa il 25 percento della popolazione mondiale. L’Islam, così come l’ebraismo e il cristianesimo, è una religione abramitica: le radici di queste tre confessioni sono dunque comuni ed intrecciate. La religione musulmana è più recente rispetto alle altre confessioni monoteiste.
Induismo e Buddhismo, le religioni più diffuse in Oriente
L’induismo è la terza religione più diffusa al mondo, ma si concentra esclusivamente in territorio indiano e nepalese. È una religione politeista, dove ogni praticante si lega ad una divinità in modo particolare, scegliendola personalmente. Le divinità più venerate sono Brahma, creatore dell’universo, Visnu protettore del mondo e Shiva il distruttore. L’induismo non ha una dottrina unitaria ma considera sacri i Veda, le scritture. Si può considerare infatti non tanto una religione in senso stretto, quanto una serie di correnti devozionali e metafisiche che differiscono tra loro a seconda delle interpretazioni delle tradizioni. Alcuni ritengono che l’induismo sia la religione più antica tra quelle ancora praticate nel mondo: i templi di Varanasi risalgono infatti ad oltre 3500 anni fa.
Il Buddhismo invece conta più di 500 milioni di fedeli, concentrati principalmente nel Sudest asiatico. Si tratta di una religione molto antica e pacifista, che si fonda sul rispetto delle forme di vita presenti sulla terra. Il buddhismo si fonda sull’insieme di tradizioni e sistemi di pensiero nati dall’interpretazione delle dottrine di Siddharta Gautama a partire dal VI secolo.
Culti etnici: le religioni più legate al territorio
Le religioni cosiddette etniche e indigene possono essere raggruppate tra di loro soltanto se vengono considerate come legate a tradizioni locali ancestrali. Sono culti che non hanno dottrine codificate nè testi sacri, ma si basano su tradizioni, usi e costumi locali. Sono pertanto molto diverse tra loro e lontane geograficamente: si pensi ad esempio alle religioni tradizionali africane o a quelle aborigene australiane. Unificandole tutte, queste religioni sono assai diffuse e rappresentano più del 5 % della popolazione mondiale.
In questi culti molte cerimonie religiose e preghiere sono legate alle difficoltà che i vari popoli hanno avuto nel loro specifico territorio: sono infatti spesso collegate a condizioni climatiche avverse che provocavano dannia i raccolti e carestie.
Shenismo e Sikh, religioni più diffuse di quanto si pensi
Esistono due culti religiosi di cui pochi conoscono l’esistenza, ma che sono in realtà molto diffusi.
La religione tradizionale cinese, conosciuta come Shenismo, è la religione dei cinesi Han e consiste nel culto degli “shen”, divinità della natura e dei luoghi. La religione popolare cinese è un insieme di credenze e rituali di buona fortuna, dalle quali sono poi originate le diverse scuola taoiste. Secondo alcune stime conta ben 395 milioni di fedeli, naturamente circoscritti al territorio cinese.
I Sikh sono invece circa 30 milioni, diffusi in India ma anche in Nord America e Gran Bretagna: si riconoscono dal caratteristico turbante, portato soprattutto dagli uomini. Si tratta di una religione fondata da Guru Nanak tra il 1469 e il 1539 nella regione del Punjab ed ha il suo fondamento nel testo sacro del Guru Granth Sahib.
Una geografia destinata a cambiare
E nel futuro, come cambierà la geografia religiosa del mondo? Le religioni oggi più diffuse saranno le medesime? Secondo gli statistici, considerando il bilancio tra nati e morti, si prevede un cambio di scenario per il 2050. Il numero di musulmani crescerà infatti fino quasi a raggiungere quello dei cristiani in tutto il mondo.
Questo è dovuto soprattutto al tasso di fertilità: i musulmani hanno infatti una media di 3,1 figli per donna, decisamente maggiore rispetto a cristiani (2,7), indù (2,4) ed ebrei (2,3).
Gli eventi storici provocano da sempre cambiamenti significativi nella geografia culturale. Siamo infatti erroneamente abituati a pensare che le religioni appartengano ad aree geografiche ben definite e che nulla cambi nel corso dei secoli. Ripensiamo però alla storia antica: prima del VII secolo, ad esempio, non esisteva l’Islam, che avrebbe sconvolto l’Occidente nel giro di un secolo. Analogamente il cristianesimo si diffuse esponenzialmente in un paio di decenni, grazie alla predicazione di Paolo di Tarso.
I cambiamenti nella geografia religiosa sono pertanto assolutamente normali se inquadrati in una visione storica di ampio respiro. Per citare un esempio recente abbiamo assistito tra il 2010 ed il 2015, quindi in soli 5 anni, ad una diminuzione dei cristiani in Europa. Sono infatti circa 5,6 milioni in meno, mentre i musulmani sono aumentati di 2,3 milioni. Nell’Africa subsahariana, invece, è accaduto l’opposto: i cristiani sono aumentati di 5 milioni di unità.