Bridget Jones’s Baby, il terzo capitolo della saga della single più celebre del Regno Unito, è stato talmente spoilerato in rete da lasciare ben poca sorpresa allo spettatore in sala. Il film sarà ufficialmente al cinema nel nostro Paese dal 22 settembre, ma è già stato presentato con un’anteprima romana lo scorso 14 settembre. Il cast (Renée Zellweger, Colin Firth, Patrick Dempsey) non è passato dall’Italia, nonostante abbia girato l’Europa per le première, da Londra a Parigi passando per Madrid, preferendo volare negli States.

Con Bridget Jones’s Baby la saga strizza l’occhio al genere soap opera, mettendo in scena l’espediente più trito e ritrito della storia del genere: una gravidanza inattesa e una paternità incerta. Nulla di nuovo sotto il cielo della letteratura e della commedia rosa, ma c’è da dire che nonostante la banalità dell’intreccio, la Fielding ci sa fare. Sa perfettamente come rendere una potenziale commediola da quattro soldi un insieme di battute esilaranti, con situazioni naturalmente o artificialmente comiche e personaggi con cui lo spettatore entra in sintonia sin da subito, qualsiasi sia il loro profilo caratteriale.

Prima su tutti, Bridget Jones: da quando è apparsa sullo schermo nel 2001 col suo Diario, per orde di donne intorno alla trentina (ma non solo) è stato amore a prima vista. Una donna destinata a diventare un’eroina suo malgrado, pur senza particolari meriti: campionessa di pasticci e figuracce, abituata a creare involontariamente il caos intorno a sé, perennemente indietro nella sua rincorsa di obiettivi apparentemente fuori portata (lavorativi o personali che fossero), si è fatta amare proprio per essere così ammirevole nella sua totale mancanza di filtri, di furbizie, di maschere.

La storia con Mark è naufragata, per l’evidente ed acclarata incompatibilità che verrà mostrata in alcuni flashback. E l’orologio biologico si fa sentire. Così, quando resta incinta dopo due notti di sesso trascorse a brevissima distanza con lo sconosciuto Jack Qwant ad un festival di musica rock (delizioso il cameo di Ed Sheeran) e con Mark Darcy dopo averlo rivisto prima ad un funerale e poi ad un battesimo, nonostante la paternità incerta quel miracolo le sembra la cosa più bella che potesse capitarle.


C’è tanta commedia degli equivoci in Bridget Jones’s Baby, spesso con situazioni stereotipate e prevedibili che comunque, inspiegabilmente, riescono a strappare un sorriso, complici anche i dialoghi brillanti e le battute ficcanti di tutti i personaggi di contorno, dagli amici di Bridget alla pungente ginecologa (una straordinaria Emma Thompson, che ha anche contribuito alla sceneggiatura). Sarà che la protagonista incarna il concetto del buffo, sarà che le vogliamo bene dal primo momento in cui è apparsa sullo schermo e gliene vorremo sempre, anche di fronte al trionfo dell’ovvietà, questo film è la conferma che a Bridget Jones si perdona tutto.
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