L’egocentrismo non è per forza un difetto: sentirsi al centro del mondo dona maggiore consapevolezza, malgrado presenti effetti collaterali non spesso piacevoli, con ripercussioni terribili sul rapporto con gli altri. Nell’accezione della psicanalisi classica è egocentrico chi si pone al centro di ogni accadimento e considera la sua percezione come unica o prevalente, lasciando poco spazio al punto di vista altrui. Questo atteggiamento mentale è tipico del bambino piccolo che ne ha un’istintiva necessità, perché non ha ancora sviluppato la socializzazione, con la conseguente scoperta degli altri. Crescendo capirà di essere al mondo insieme ad individui differenti da lui e, se è fortunato e maturo, comprenderà diventando grande che la diversità non è gerarchica, ma piuttosto un elemento di ricchezza.
Un adulto egocentrico quindi assume dei comportamenti che possono essere fastidiosi anche perché ha un comportamento innaturale e infantile: per sentirsi al centro ha necessità di guadagnare l’autorità, mantenere il dominio, perché non riesce a sviluppare l’empatia e non si mette mai nei panni altrui. Questa incapacità lo porta a non aiutare nessuno e a dover gestire problemi relazionali perfino con le persone più care. A ben guardare la chiusura da e verso l’esterno riserva anche aspetti paradossalmente positivi, perché quello che non si prova non può far soffrire. A volte l’egocentrico è talmente concentrato su se stesso che vorrebbe addirittura che tutti gli altri pensino ai suoi problemi e vedano le cose solo dalla sua prospettiva.