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Cocktail Margarita

Dopo aver peregrinato per Cuba e per il Regno Unito alla ricerca di curiosità sui più famosi cocktail del mondo, eccoci questa volta in Messico, dove senza ombra di dubbio alcuno, la Tequila è il liquore più famoso, gettonato e consumato del paese. Fiumi di tequila scorrono nei locali pubblici e ogni barista messicano, ovviamente, ne ha spesso tratto ispirazione per la creazione di nuovi cocktails e long drinks. Fra tutti questi, il più comune e conosciuto è il Margarita, il più popolare cocktail a base di tequila al di fuori del Messico, con uno stuolo di estimatori anche alle nostre latitudini.

[dup_immagine align=”alignleft” id=”13213″]Come sempre, la “paternità” della creazione è rivendicata da diversi soggetti ed è impossibile dire chi realmente lo abbia inventato. Ciò che è certo è il fatto che negli anni ’40 fosse già ampiamente diffuso, il che colloca la sua “genesi” nel decennio immediatamente precedente. Una prima leggenda vuole che provenga da una cantina di Ensenada, nell’estremo nord del paese e nei pressi del confine con gli Stati Uniti. Qui il barista Don Carlos Orozco nel 1941 pare avesse creato il suo intruglio a base di tequila in onore di tale Margarita Henkel, figlia dell’ambasciatore tedesco in Messico che lo omaggiò della sua visita: Carlos prese parti eguali di Tequila, liquore all’arancia e lime e servì alla fortunata ragazza il tutto con un pizzico di sale. Ma se andate a Tijuana vi diranno che l’inventore del Margarita si chiamava Carlos Herrera, che faceva il barista in un Hotel, il “Rancho La Gloria” e che scelse quel nome in onore di una ballerina, Marjorie King. C’è anche chi invece sostiene che sia nato in territorio americano e più precisamente in Texas, dove Santos Cruz, che era messicano ma lavorava negli Stati Uniti, dedicò la sua nuova creazione alla cantante Margaret Peggy Lee. Quello che è successo in realtà è probabilmente molto più semplice: il proibizionismo che vigeva in America negli anni ’30 spingeva molti “bevitori” americani a varcare il confine messicano per potersi godere in santa pace qualche cocktail. Uno di quelli più gettonati e popolari in America in quel tempo era il “Daisy” che prevedeva l’utilizzo di Brandy, Curacao e succo di limone. La scarsità di brandy e l’abbondanza di tequila che i nostri simpatici amici trovarono in Messico fece il resto.

Il Margarita – che conosce numerose varianti sia nella “proporzione di utilizzo” dei suoi ingredienti, sia nelle numerosissime versioni più o meno originali che nel corso del tempo sono state proposte attualizzandone la ricetta – si serve nella tipica coppa “Margarita” a forma di sombrero, accompagnato da una brina di sale sul bordo del bicchiere.

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Preparazione

  1. Prendete la coppa “Margarita”, rivoltate il bicchiere “a testa in giù” e bagnate il bordo con lo spicchio di limone
  2. Mettete il sale fino in un piattino e passate in esso il bordo del bicchiere in modo da ottenere un effetto “brina” del sale fatto aderire sul vetro dal limone
  3. Mettete il bicchiere ne freezer e raffreddatelo bene mentre preparate il cocktail
  4. Riempite lo shaker fino a 3/4 con cubetti di ghiaccio. Versate la tequila, il triple sec e il succo di limone. Shakerate per 8 secondi con energia.
  5. Versate nella coppa senza “rovinare” il bordo brinato, guarnite con lo spicchio di limone utilizzato e servite.

Anna Invernizzi

Classe 1972, cinque figli e una vita intensa. Laureata in Economia, impiegata, scrivo per passione su tutto quello che mi interessa. In particolare creo contenuti a tema cucina e lifestyle.

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Anna Invernizzi
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