Qualche anno fa in TV avevano diffuso la notizia che alcuni agronomi giapponesi avevano creato l’anguria cubica.
Per ottimizzare lo stoccaggio ed il trasporto, dicevano… In realtà, sospetto che fossero tutti maschietti e non avessero superato da molto l’età dei Lego. L’esperimento si dimostrò oltremodo anti-economico, quindi inutile.
Nemmeno a dirlo, alcuni maschi di mia conoscenza, tutti infervorati dalla novità agro-tecnologica, si erano fatti costruire una scatola trasparente e avevano tentato l’esperimento nell’orticello di casa. Naturalmente la scatola esplose alla prima spinta di pancia del “Cucurbita citrullus”: gli scienziati da giardino non si erano premuniti di vetri super-temperati e avevano fatto anche loro la figura dei citrulli.
L’anguria – tenuta amorevolmente sotto osservazione – crebbe succosa e tondeggiante per conto proprio, finendo sacrificata nel corso di una serata rovente, dopo aver rotolato a lungo in una tinozza d’acqua ghiacciata. Fosse stata cubica, l’avrebbe accolta un frigorifero, ma nessuno avrebbe potuto delimitarne il cuore con un morso esatto. Cubica, un’anguria sarebbe molto chic da servire, ma non potrebbe mai galleggiare ripiena di sorbetto alla vodka in una piscina. Cubica, infine, un’anguria proprio non può essere: anguria è femminile, quindi le curve le appartengono di diritto (come tante altre proprietà, ecco le 5 principali).
Brano tratto da In cucina con i tacchi a spillo, Guido Tommasi Editore
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