Il nostro bimbo, d’improvviso, è coperto di vesciche pruriginose e ha la febbre? Ha preso la varicella, una delle più comuni tra le malattie esentematiche infantili, provocata dalla famiglia degli Herpes Virus chiamato Varicella Zoster.
Se il nostro bimbo viene a contatto con un soggetto affetto da varicella, molto difficilmente potrà evitare il contagio che, infatti, può avvenire in maniera semplice. Attraverso un contatto diretto con la saliva, oppure con le goccioline respiratorie emesse da tosse, starnuti o anche chiacchierando, oppure attraverso il contatto con il liquido contenuto nelle vescicole. Proprio perché è facile esserne contagiati, la varicella si prende in età infantile, tra i 5 e i 10 anni, con il picco d’incidenza tra il tardo inverno e l’inizio della primavera. Di solito le prime manifestazioni si presentano dopo un paio di settimane dall’avvenuto contagio, fino a un massimo di tre. I primi sintomi sono una condizione di generale malessere del bambino con febbre bassa che, poi, può toccare anche i 39°-40°C. Dopo alcuni giorni ecco qua le ‘bollicine’ rosse pruriginose (che poi si riempiono di liquido chiaro e infine si seccano e cadono), prima in testa, viso e tronco, poi addome, genitali, braccia e gambe. Il bambino affetto da varicella resta contagioso da un paio di giorni prima che la malattia si manifesti fino a quando le lesioni sono completamente ricoperte dalle croste (6-9 giorni).[dup_immagine align=”aligncenter” id=”142994″]
La varicella infantile è una malattia cosiddetta ‘autolimitantesi’, cioè che si avvia da sola alla propria conclusione senza dover prendere farmaci specifici. In casi del genere il medico prescrive comuni antifebbrili (tranne quelli a base di acido acetilsalicilico come l’aspirina, che possono provocare gravi reazioni nel paziente) e antistaminici per alleviare il prurito. Per prevenire la malattia c’è lo specifico vaccino anti-varicella da somministrare in due dosi, l’una a distanza di almeno sei settimane dall’altra. La vaccinazione è indicata nella prima infanzia, nei bambini più grandi e negli adolescenti che ancora non l’hanno presa.
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