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Sindrome di Asperger, come riconoscerla?

La Sindrome di Asperger non è una malattia, nè una disabilità. Si tratta piuttosto di una condizione di neurodiversità, ossia di una situazione caratterizzata da un diverso stile cognitivo rispetto a quello comune.

Identificata e studiata dal medico austriaco Hans Asperger osservando un gruppo di bambini con comportamenti peculiari nell’interazione sociale e nella comunicazione, è stata inserita nel 1994 nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) come categoria dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo (DPS). Dal 2013 è invece classificata tra i disturbi dello Spettro Autistico.

La sindrome di Asperger è definita una “condizione di autismo a più alto funzionamento”. Chi ne è colpito, infatti, spesso possiede ottime capacità intellettive e raggiunge un livello di autonomia soddisfacente.

I bambini affetti dalla sindrome di Asperger presentano anomalie nel linguaggio, nel comportamento, nei rapporti sociali e negli interessi quotidiani. Anche la comunicazione e le capacità motorie sono interessate dalla sindrome.

Quali sono le cause della sindrome di Asperger?

Le cause dell’insorgenza della sindrome di Asperger non sono chiare. Secondo alcune ricerche la responsabile sarebbe una mutazione genetica. Alcuni geni sarebbero infatti correlati, più in generale, ai disturbi dello spettro autistico. A suffragio della natura genetica della sindrome si segnala una ricorrenza familiare del disturbo.

Altre teorie riconducono invece le origini del disturbo ad alcune alterazioni del cervello a livello anatomico funzionale. Sembra infatti che compaiano delle anomalie in alcune parti del cervello, soprattutto a livello del lobo temporale e del lobo frontale.

È un disturbo che sembra colpire più i maschi delle femmine. Si ritiene però che la sindrome sia sotto- diagnosticata nelle femmine. Le bambine infatti spesso riescono a nascondere le difficoltà sociali o a incanalare la sindrome sotto altre forme, ad esempio come disturbo del comportamento alimentare.

Le difficoltà nella sfera sociale

I bambini affetti dalla Sindrome di Asperger si caratterizzano per un ritardo nella maturità sociale, con conseguente difficoltà nello stringere amicizie. Non riescono infatti a comprendere i meccanismi di funzionamento sociale e pertanto non entrano in relazione armonica col mondo esterno.

I bimbi con questo disturbo sono spesso considerati maleducati, egocentrici ed irrispettosi. Non riescono infatti a sviluppare l’arte del compromesso e della risoluzione dei conflitti. Hanno difficoltà nel decodificare i messaggi delle altre persone, tendendo ad interpretare letteralmente quanto dicono. I bimbi affetti da Asperger non riescono ad integrare la sfera verbale e quella non verbale dell’interlocutore. È pertanto difficile, se non impossibile, condurre una conversazione.

Controllano difficilmente le emozioni e sono spesso pedanti. Possiedono però capacità linguistiche peculiari, con ampio vocabolario e sintassi elaborata.

Si affidano al ragionamento piuttosto che all’intuito: questo è un ostacolo nel processare informazioni sociali. D’altro canto, però, amano tutto ciò che è sistematico e logico, come la matematica.

Sindrome di Asperger e sviluppo motorio

I bambini affetti da sindrome di Asperger sono spesso vittime di bullismo, anche a causa dei loro movimenti talvolta goffi e scoordinati. Solitamente i bimbi Asperger imparano a camminare più tardi. Presentano inoltre difficoltà nei giochi di movimento e nelle attività che richiedono l’uso delle mani, come prendere al volo il pallone.

È piuttosto comune anche una certa ipersensibilità agli stimoli sensoriali come luci, colori e suoni. Spesso i bambini Asperger faticano ad apprendere schemi motori semplici come andare in bicicletta o sull’altalena.

La ricerca dei rituali quotidiani

Una delle caratteristiche tipiche dei soggetti con sindrome di Asperger è la ricerca della routine. Regole e rituali ripetitivi permettono loro di cercare di rendere il mondo meno confuso. Ecco allora per esempio che insistono nell’andare sempre vestiti nello stesso modo a scuola. Altri invece allineano degli oggetti con uno schema preciso.

La sindrome di Asperger si caratterizza quindi per una sorta di rigidità di pensiero. I bambini mostrano preferenza per situazioni prevedibili, e quindi possono mostrare interesse accentuato solo per un determinato argomento. È possibile pertanto che si dedichino a qualcosa in modo esclusivo e totalizzante. Un esempio celebre? Greta Thunberg e le questioni climatiche.

La maturità emotiva dei bambini con sindrome di Asperger è solitamente inferiore di tre anni rispetto ai coetanei. Per questo motivo i bambini con questo disturbo faticano a descrivere le emozioni e a gestirle. Una presenza eccessiva di energia emotiva è probabilmente uno dei fattori che scatenano la depressione nei soggetti affetti da questa patologia.

La diagnosi arriva con l’età scolare

La diagnosi della Sindrome di Asperger è tutt’altro che semplice. È infatti necessario un attento monitoraggio dei comportamenti del bambino da parte di uno specialista.

Le prime manifestazioni del disturbo compaiono intorno ai 2-3 anni, ma è con l’ingresso a scuola che solitamente arriva la diagnosi. I sintomi caratteristici, come la difficoltà di socializzazione e di dialogo, compaiono infatti con le prime interazioni con i coetanei.

Una prima valutazione viene fatta dal pediatra, che indirizza al neuropsichiatra. Al parere clinico dello specialista si affiacano dei test specifici per valutare le caratteristiche del comportamento.

Come si interviene sulla sindrome di Asperger?

Non essendo una malattia non esistono di fatto terapie per la sindrome di Asperger. Si può comunque intervenire per limitare i disagi provocati al bambino dalla sua diversità. si può cercare ad esempio di migliorare gli aspetti comunicativi, oppure insegnare loro abilità sociali.

Possono essere utili degli interventi di tipo cognitivo-comportamentale, ma sono spesso genitori, educatori e insegnanti ad aiutare il miglioramento delle relazioni. È molto importante che i genitori sappiano quali sono le strategie migliori adottare per migliorare la relazione tra il bambino e il mondo esterno.

Quello che è veramente necessario è operare una sorta di mediazione culturale, sensibilizzando alla neurodiversità. In altre parole, far capire all’intera società che non siamo tutti uguali e che nessuo deve essere obbligato ad essere diverso da quello che è.

Claudia Saredi

Mamma di due, appassionata viaggiatrice, sono nata in riva al Lago Maggiore e bergamasca d'adozione. Filosofa per formazione, avida lettrice e amante dei cammini, appena posso mi rifugio nei sentieri di montagna.

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Claudia Saredi

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