Perdite in gravidanza: come comportarsi?
Le perdite in gravidanza, come distinguere quelle innocue da altre più pericolose?
Nella fase iniziale di gestazione può accadere con una certa frequenza (1 donna su 4) che si presentino piccole perdite ematiche: sono il risultato dell’attecchimento dell’ovocita nella parte uterina e non costituiscono alcun pericolo.
A partire dalla settima settimana di gravidanza, l’embrione ha ormai completato il suo processo di attecchimento: se il sangue fuoriesce immediatamente dopo lo scollamento, il colore sarà rosso vivo; se, invece, viene trattenuto e fuoriesce in seguito, appare più scuro, bruno o marrone.
Se la perdita di sangue è minima, non occorre preoccuparsi eccessivamente, in ogni caso bisogna sempre consultare il proprio medico.
Se la perdita ematica è più consistente, si protrae nel tempo e si manifesta con crampi e sensazioni dolorose, sarà opportuno recarsi al pronto soccorso e fare un’ecografia.
Ci sono casi di “mestruazioni fantasma”: può accadere che, per effetto del progesterone, l’epitelio che riveste la cervice uterina subisca delle modificazioni e possa, quindi, sanguinare con una certa periodicità. Da qui la connessione con le mestruazioni e la denominazione, appunto, di “mestruazioni fantasma”.
Si tratta, però, è bene specificarlo, di un meccanismo ormonale diverso da quello del ciclo mestruale.
Quando si è in attesa, spesso, le future mamme e i futuri papà temono che la normale attività sessuale possa compromettere la salute del feto. E, invece, se l’attesa procede senza particolari complicazioni anche la vita sessuale potrà proseguire normalmente per tutto l’arco dei nove mesi.
In qualche caso potrebbe accadere che si abbiano delle perdite di colore vivo subito dopo il rapporto o dopo qualche giorno.
Tali perdite possono essere ricondotte a varie cause:
♦ Lieve infiammazione vaginale;
♦ Rottura di un capillare della cervice uterina;
♦ Piccolo polipo uterino, ossia una piccola escrescenza di natura benigna, di solito lunga pochi millimetri, che tende ad aumentare di volume per effetto degli ormoni estrogeni e che può sanguinare, soprattutto a seguito di un rapporto sessuale. Questa evenienza, però, non compromette il proseguimento della gravidanza.
Per quanto contenuta, sarà bene informare il proprio medico curante o ginecologo della perdita in questione.
Eventuali perdite o sanguinamenti sono preoccupanti se si presentano nel secondo o terzo trimestre. Può essere il sintomo di un distacco della placenta, che provoca la rottura di un vaso. Il rischio di scollamento è maggiore se la placenta fosse posizionata in prossimità o in corrispondenza del collo dell’utero.
Si potrebbe trattare di un singolo episodio o di più episodi ripetuti. In ogni caso sarà utile sottoporsi ad una serie di esami calendarizzati per avere il quadro sotto controllo.
Una perdita di sangue, mista a muco, e in prossimità del termine dell’attesa, segnala l’avvenuta espulsione del tappo mucoso, che sigilla il collo dell’utero durante la gravidanza, e l’inizio del travaglio.
Il sanguinamento è dovuto alla fragilità dei capillari della cervice uterina, che possono rompersi a causa delle contrazioni preparatorie.
Se la perdita mista a muco è minima, non occorre recarsi subito in ospedale, meglio attendere a casa l’avvio del travaglio. Se invece il sanguinamento è più abbondante, paragonabile a una mestruazione, bisogna andare al più presto al pronto soccorso.
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