Punizioni corporali sì o no?
Essere genitori è meraviglioso. Educare i propri figli è però un lavoro duro e spesso ci si chiede se una sculacciata o uno schiaffo siano realmente efficaci per impartirgli una lezione.
Più del 25% delle famiglie italiane utilizza la punizione corporale come metodo educativo. E un ulteriore 50% ammette di aver schiaffeggiato i propri figli, anche se sporadicamente.
In altri Paesi invece le punizioni corporali sono illegali. Chi ha ragione?
L’esempio è il miglior metodo educativo. Schiaffeggiare un bambino perché non si comporta come vogliamo, significa insegnargli che la violenza è l’unico metodo per risolvere le controversie e, pertanto, si invoglia a utilizzare un comportamento simile con i suoi coetanei e soprattutto con i più deboli.
Questo comportamento prepotente e manesco del bambino sfocerà probabilmente, quando sarà adulto, in violenza e aggressività verso donne e bambini.
Recenti studi hanno infatti dimostrato come, gli abitanti dei Paesi che hanno bandito le punizioni corporali, siano meno inclini alla violenza.
Un bambino picchiato subisce principalmente due traumi: il male fisico e la sofferenza morale.
Inizia poi a sviluppare un senso di inadeguatezza e inferiorità. A lungo andare si sentirà “sbagliato” e dunque non degno di amore da parte delle persone per lui più importanti: i propri genitori.
Anche l’autostima ne risente. Avremo così un adolescente con scarsa fiducia in sé e negli altri, con gravi difficoltà nell’esprimere le proprie emozioni e più soggetto a cadere nella trappola di alcool e droghe.
La punizione fisica è attuata per incutere terrore al bambino e ripristinare l’autorità genitoriale ma, non solo provoca danni psicologici, è addirittura inutile al fine di dare un insegnamento.
Lo schiaffo e la sculacciata, infatti, indicano a chi li subisce che il comportamento tenuto non è corretto, tuttavia non ne spiegano il motivo e soprattutto non suggeriscono come correggere l’errore.
Il risultato è che il bambino non compirà più l’azione in presenza dei genitori per evitare le ripercussioni fisiche ma, non comprendendo la natura della punizione, tornerà a svolgerla lontano dai loro sguardi.
Gli esperti consigliano un metodo educativo che affianchi regole chiare, affetto e dialogo. Qualora si debbano attuare dei castighi, è bene optare per penitenze non fisiche, che aiutino il bambino a ragionare sull’azione svolta e sulle conseguenze ottenute.
È inoltre importante non proibire attività di svago, necessarie per i bambini, e soprattutto evitare di urlare (o il bambino si sentirà umiliato).
Ogni bambino è diverso ed è dunque fondamentale adattare la strategia educativa alle caratteristiche dei propri figli.
L’importante è che entrambi i genitori seguano gli stessi principi, per evitare che i figli identifichino un genitore come meno autoritario, approfittandosene.
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