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Insegnare ai bambini a dormire da soli: tutti i trucchi per le mamme

Ammettiamolo: prima di diventare genitori siamo convinti che, una volta arrivato il bebè, saremo bravissimi ad abituarlo a dormire da solo, prima nella sua culla e poi, a tempo debito, nella sua cameretta. Le ultime parole famose: «il co-sleeping è qualcosa che non ci riguarderà». Salvo, poi, ritrovarci con un figlio che dorme con noi nel lettone ancora a 3/4 anni, e magari nel frattempo il papà si è accampato in sala sul divano-letto.

Sono situazioni di vita quotidiana comuni a tantissime famiglie, l’importante è non avvilirsi e, soprattutto, non arrendersi: prima o poi troverete un modo per far traslocare i piccoli nella loro cameretta! Anche perché, diciamola tutta, sarà anche bellissimo e dolcissimo, ma ritrovarsi con un bambino nel lettone rischia di mettere una pietra tombale sopra alla passione della coppia. E allora cerchiamo di correre ai ripari (se è ancora possibile).

Se il bimbo ha meno di un anno

Più il bimbo è piccolo, e più la soluzione del problema potrà apparire straziante ma sicuramente si rivelerà più sbrigativa.

Se abbiamo un figlio che ha meno di un anno raccontiamogli cose meravigliose del suo lettino, un luogo incantato pieno di fatine e gnomi buoni. Soprattutto facciamo in modo che tutto diventi una dolce routine quotidiana: quando arriva il momento della nanna, cambiamo il pannolino, infiliamogli il pigiama e sistemiamolo nel suo lettino raccontandogli una fiaba della buonanotte oppure intonando una canzoncina.

Accendiamo una lucina tenue, diamogli un bacio e usciamo dalla stanza, ovviamente dopo esserci assicurati che il bambino sia al sicuro e non corra alcun rischio di farsi male.

Quasi certamente il bimbo scoppierà in lacrime, aspettiamo almeno cinque minuti poi raggiungiamolo, consoliamolo un pochino e andiamo di nuovo via. Ripetiamo questa sequenza di azioni fino a quando si sarà addormentato, tutte le sere per raggiungere in breve il risultato finale di una nanna senza pianti e indugi. Ma soprattutto nel suo lettino.

È importante che il bambino recepisca questa ritualità in modo da non sentirsi abbandonato e tranquillizzarsi.

Se il bambino è più grande

Se abbiamo un figlio più grandicello la soluzione del problema potrà essere più lunga soprattutto per la sua capacità di saltare giù dal lettino e intrufolarsi in quello di mamma e papà.

Armiamoci, dunque, di pazienza e di una buona dose di fermezza. Anche in questo caso il “rito” sarà più o meno simile a quello già descritto in precedenza: pipì e pigiamino, una bella favola della buonanotte, la lucina anti-buio e un bel bacio.

Rassicuriamolo dicendogli che noi siamo nella stanza accanto e basterà chiamarci per vederci arrivare. Raramente ci si riesce al primo tentativo, probabilmente ci seguirà non appena usciamo dalla sua cameretta ma non dobbiamo demordere né arrabbiarci: pazienza e fermezza.

Non è male l’idea di creare un’atmosfera piacevole, la sua camera deve avere tutte le cose che sono più famigliari al bambino e ovviamente permettiamogli di dormire con il suo giocattolo preferito.

Rita Recchia

La casa per me è il mio piccolo posto nel mondo, un luogo dove potermi rilassare, dove passare del tempo con le persone che amo, e dove rifugiarmi quando ho bisogno di stare da sola. Per questo motivo, mi piace che questo luogo mi rispecchi e mi faccia stare bene. Sfoglio decine di riviste di arredamento tutti i mesi, mi riempio gli occhi di foto di mobili e quando ho tempo, visito un negozio di arredamento o una mostra di design, sempre alla ricerca di una nuova idea o un’ispirazione da implementare a casa mia, o da consigliare agli altri.

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Rita Recchia
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