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Gravidanza anembrionica, quando l’embrione non si sviluppa

L’impianto in utero di un uovo fecondato non porta sempre alla nascita di un bambino. Clinicamente è definita gravidanza anembrionica o anche uovo chiaro, dall’inglese blighted, quella condizione per cui, nonostante nell’utero si sia impiantato un ovulo fecondato, non si sviluppa alcun embrione. Si tratta di aborti spontanei dovuti ad anomalie genetiche o cromosomiche che avvengono nel momento stesso della fecondazione e che dunque impediscono il corretto sviluppo dell’embrione che non raggiungendo neppure la dimensione di un millimetro solo in alcuni casi, e comunque sempre non prima della sesta-settima settimana di gravidanza, può essere individuato durante un’ecografia. Dopo la fecondazione non avviene, dunque, quel processo naturale che inizia con una serie di divisioni cellulari che portano alla formazione del sacco vitellino e al conseguente sviluppo dell’embrione al suo interno.

Sintomi da gravidanza

L’aborto viene scoperto fra le 8 e le 13 settimane di gestazione senza che la donna avverta segni che qualcosa sia andato storto. Al contrario, anche nel caso di gravidanza anembrionica il test di gravidanza  sarà positivo per via degli ormoni prodotti dal corpo della donna che, proprio per questo, sarà soggetta a quei malesseri tipici nelle primissime settimane di gravidanza: sonnolenza, stanchezza, nausea e aumento della sensibilità mammaria. Spesso l’aborto avviene senza alcuna manifestazione sintomatica o con comparsa di sintomi molto lievi, come dolori mestruali e conseguente perdita di sangue. Sarà poi l’ecografia ad evidenziare che il feto non si è mai formato.

Diagnosi e cure

Attraverso l’ecografia transvaginale molti ginecologi riescono ad identificare embrioni di sole 6 settimane di gestazione. Quando l’apparecchio individua sacco vitellino circondato dal trofoblasto, di oltre 3 centimetri e al cui interno non vi è embrione, è allora possibile diagnosticare una gravidanza anembrionica, in caso di dubbio sull’ultima mestruazione il medico consiglierà alla donna di ripetere l’ecografia una settimana più tardi: se anche durante il secondo controllo non si nota la formazione dell’embrione la diagnosi è certa. Quando l’espulsione dell’ovulo non avviene in modo spontaneo, nelle prime settimane, è allora necessario procederà all’evacuazione uterina mediante trattamento medico o raschiamento.

Assorbito il colpo di non essere realmente in dolce attesa, la donna deve trovare dentro di sè, ma anche attraverso il confronto con il partner, la voglia di reagire e di guardare al futuro. Nella maggior parte dei casi, infatti, un aborto di questo tipo non comporta implicazioni riproduttive future, anche se è bene attendere 3 mesi prima di mettersi alla ricerca di un bambino. Il consiglio di medici e ginecologi è infatti quello di aspettare 2-3 cicli mestruali prima di cercare di restare nuovamente incinta.

 

Marina Rosti

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Marina Rosti

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