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Come imparare a dire “No” ai propri figli

Un bravo genitore è quello che sa dire anche “no”!

Un tempo il ruolo educativo dei genitori era molto definito; sapevano assolutamente dire anche qualche no ai propri figli e posticipare le richieste di qualsiasi natura, come il gioco o le uscite, in modo che il tutto diventasse una ricompensa per qualche buon risultato riportato o nel suo comportamento;

Oggi purtroppo le cose con cambiate notevolmente e con conseguenze negative per gli stessi genitori; assistiamo prima di tutto ad un cambiamento nel ruolo da genitore ad amico verso i propri figli e questo non fa che aumentare la loro libertà di azione e limitare quella degli adulti.

Il genitore di fronte ad un pianto del figlio entra completamente in “tilt” e per fare in modo che cessi subito e non vederlo frustrato non riesce ad imporsi con dei sani “no”alle sue richieste che possono andare dalle caramelle ai giochi ad altri capricci se parliamo di bambini, a richieste più importanti, come vestiti griffati, motorino o uscite serali, se parliamo di adolescenti.

Il ruolo educativo dei genitori non deve essere autoritario, ma autorevole che è ben diverso; l’educazione “dittatura” non serve a niente; impedire sempre non farà nient’altro che aumentare nel figlio la voglia di trasgredire appena se ne presenterà l’occasione.[dup_immagine align=”aligncenter” id=”123844″]

Il genitore amico

Il ruolo educativo “genitore-amico” è da sconsigliare a priori; fare l’amico per cercare di essergli più vicino e farsi raccontare i suoi segreti non è un comportamento sano; i figli, soprattutto gli adolescenti, hanno bisogno di punti di riferimento, fermi e decisi, che siano una guida sempre disponibile e non degli amici, quelli li hanno già e creerebbe in loro solamente una gran confusione di ruoli.

Un “no” detto al momento giusto e che sia giustamente motivato aiuta il figlio e non lo indebolisce, anzi lo rafforza.

I No che aiutano a crescere

Suggerisco ai genitori di leggere il libro di Asia Phillips “I No che aiutano a crescere” dove l’autrice prende in esame ad ogni capitolo una determinata fascia d’età ed individua le possibili situazioni in cui “dire no” e come questi provochino un cambiamento positivo nello sviluppo della personalità infantile.

Spesso infatti i genitori stessi dicono sempre “si” alle richieste dei loro figli, perché si sentono in colpa per il troppo poco tempo che passano con loro o per il fatto che si son separati/divorziati e quindi in qualche modo cercano di porre rimedio esaudendo ogni loro capriccio; non c’è niente di più sbagliato!

Cosa fare dunque?

Il genitore perfetto non esiste e si può sbagliare, ma dagli sbagli bisogna cercare di imparare; prima di tutto i due genitori devono seguire una linea educativa condivisa altrimenti si rischiano spiacevoli fraintendimenti e saper dire qualche “no” in più ma motivandolo con un pensiero ragionato in modo che lo stesso bambino o adolescente capisca l’importanza delle regole e le rispetti fin da piccolo.

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