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Come congelare la maternità

Una notizia che ha fatto scalpore, sollevando polveroni, polemiche e discussioni più o meno ponderate. Essa tocca uno dei diritti inviolabili della donna, quello alla maternità.

In Italia, poi, dove la maternità è ancora posizionata come un prodotto “sacro”, spesso nemmeno di nostra competenza, e non come una normalissima tappa evolutiva, apriti o cielo!

Nel 2014, Apple e Facebook hanno avviato una campagna rivolta alle dipendenti, che offre di pagare (“invita”, si legge da qualche parte) la “crio-conservazione” degli ovociti, non per superare problemi di infertilità o di salute, ma per rimandare la maternità, dedicandosi alla carriera.

Il valore di cui si parlava era di un importo fino a 20.000 dollari che non copriva solo le spese per i due trattamenti necessari, ma anche per la conservazione degli ovociti.

Fu così che Facebook inserì, dal primo gennaio, l’opzione nella polizza sanitaria destinata alle dipendenti, mentre Apple avviò questa politica l’anno successivo, aggiungendo altri benefit quali il supporto per il trattamento dell’infertilità e il congedo maternità.

L’ovocita congelato nel pieno del suo potere riproduttivo, ha maggiori possibilità di assicurare una gravidanza alla donna anni più tardi, quando per motivi biologici, sarebbe più difficile avere un figlio.

I dati riportati da S.I.S.Me.R. (Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione) e in linea con la letteratura scientifica internazionale, parlano di una donna su tre in media, in grado di concepire con i propri ovociti scongelati.

L’utenza che ha maggiormente sfruttato questa possibilità, fino a oggi, è composta da pazienti oncologiche, le più esposte al rischio di sterilità parziale o totale a causa delle cure chemio o radio-terapiche.

La “crio-conservazione” effettuata, invece, con l’obiettivo di cui sopra, in inglese è definita “Social eggs freezing”. È la sua natura, quindi, “sociale” che modifica il significato dell’intervento, facendole assumere un valore di “servizio”.

Con un’efficace definizione, abbiamo in un colpo riposizionato un prodotto complesso, rendendolo disponibile per scopi più pratici. Oggi come non mai, si decide di posticipare la maternità per numerosi motivi che vanno dalla scelta di concentrarsi su obiettivi lavorativi, all’assenza del compagno giusto, dal non sentirsi pronte a diventare madri, a oggettive difficoltà di percorso.

In Italia, i miti della maternità e del matrimonio, con i quali siamo cresciute, hanno purtroppo alimentato un senso di colpa assurdo, portandoci spesso a compiere scelte sbagliate o mal pianificate.

Rimandare la maternità (quando non, addirittura, rinunciare ad essa) è una decisione di grande coraggio e intelligenza che va rispettata nella pienezza del suo significato. E tutte le opportunità che ci mettono nella condizione di attuare, nel massimo della tutela fisica, psicologica e economica, decisioni come questa non possono che essere benvenute.

Redazione UnaDonna

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