I metodi per calcolare il periodo in cui si è più fertili sono diversi ed è utile conoscerli sia che si voglia programmare una gravidanza, sia che si voglia evitare questa evenienza.
Spesso la donna che utilizza i più comuni metodi contraccettivi (preservativo, spirale, pillola…) non si pone il problema di calcolare il periodo fertile per non rimanere incinta, mentre chi privilegia un metodo naturale deve sapere come funziona il proprio organismo per regolarsi e per “pianificare” i rapporti sessuali con il partner.
In linea generale, la maggior parte delle donne vuole conoscere il proprio periodo fertile in prossimità dell’ovulazione perché intende programmare una gravidanza e per “beccare” con una certa precisione i giorni in cui concepire.
Il metodo più conosciuto e praticato è quello di Ogino-Knaus e si basa su un calcolo che tiene presente la durata del ciclo a cui vanno sottratti 14 giorni dalla data del flusso mestruale (questo vale per un ciclo normale di 28 giorni, altrimenti si deve aumentare di un giorno alla volta per cicli più lunghi: ad esempio un ciclo di 29 giorni, i giorni sottratti saranno 15 e così via).
Il risultato ottenuto equivale al giorno dell’ovulazione o della probabile ovulazione, dipende se si tratta di un ciclo regolare o meno.
In caso, infatti, di un ciclo irregolare il periodo calcolato risulta errato e poco attendibile, quindi questo metodo naturale non è indicato per chi scongiura una gravidanza, ad esempio, ma può essere un valido tentativo per chi invece ne desidera una.
Nei giorni non fertili – quindi lontani dall’ovulazione – la donna sa che non può concepire e quindi non può pianificare un concepimento con certezza. Nei giorni fertili, invece, la donna può provare ad avere rapporti sessuali mirati sapendo che gli spermatozoi possono sopravvivere in un utero predisposto e nelle condizioni ideali anche 3/5 giorni e quindi in prossimità di un ovulazione può avvenire il concepimento.
Nonostante ciò questo non è un dato sempre preciso perché possono entrare in gioco diverse componenti che possono influenzare la fertilità della donna.
Quelli che andiamo a citare sono noti ma più “complicati” da mettere in pratica, ad eccezione del test ovulatorio, semplice e pratico:
– misurazione della temperatura basale: si calcola al risveglio prima di ogni attività e si base sul concetto che il progesterone dopo l’ovulazione alza la temperatura di 0,2/0,5 gradi per poi abbassarsi con l’arrivo del ciclo;
– posizione della cervice uterina: una cervice morbida, aperta ed alta rispetto al canale vaginale indica i giorni fertili, mentre quando è bassa, dura e “chiusa” indica i giorni non fertili;
– presenza del muco cervicale, metodo di Billings: in base alla tipologia di muco si determinano i giorni fertili o meno, più il muco è chiaro, elastico e filante e più i giorni sono fertili;
– stick per il test dell’ovulazione: individuano la presenza dell’ormone LH responsabile dell’ovulazione e si hanno circa 36/48 ore dalla sua presenza per poter avere rapporti mirati alla fecondazione.
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