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Alimenti ultra-processati: se li conosci li eviti

Ti è mai capitato di finire un sacchetto di patatine senza accorgertene? A molte di noi succede la stessa cosa con la cioccolata o con altri alimenti ultra-processati. La spiegazione è presto detta: questi prodotti, nocivi per il nostro organismo, sono progettati per essere iper-appetibili e mangiati in eccesso. Ma c’è dell’altro. Un insieme di analisi condotte in 31 paesi da un gruppo di ricercatori provenienti da Stati Uniti, Spagna e Brasile e pubblicata sulla rivista BMJ, ha infatti dimostrato che il 14% degli adulti e il 12% dei bambini ha una dipendenza alimentare, e l’alimento da cui è dipendente è ultra-processato.

Quali cibi creano dipendenza?

Ma quali sono gli alimenti che creano dipendenza? Sono quelli che contengono molti carboidrati raffinati e grassi aggiunti. Si tratta degli UPF (ultra-processed foods), ovvero gli alimenti industriali che hanno ingredienti non presenti nelle cucine casalinghe.

Ma non tutti gli alimenti ultra-processati hanno lo stesso effetto. Quelli dolci e salati sono più pericolosi di altri, quali ad esempio il latte vegetale e le alternative alla carne.

Alimenti ultra-processati: se il fine è il guadagno

Lo scopo del cibo è quello di fornire nutrimento. Quello degli alimenti ultra-processati è generare profitto. Il nostro organismo ha un sistema che ci spinge a consumare abbastanza zuccheri e grassi per vivere. Con questi alimenti il nostro sistema di sopravvivenza si scompensa.

Ad esempio, i biscotti. Quelli fatti in casa hanno burro e zucchero, cioè grassi e carboidrati. La maggior parte delle persone non ne mangia una teglia intera in una volta. A una confezione di biscotti ultra-processati, invece, può essere difficile resistere. Questi ultimi, affermano i ricercatori al Guardian, sono “più facilmente reperibili, economici e fortemente pubblicizzati rispetto alle versioni fatte in casa. E sono quindi probabilmente una leva più potente dell’assunzione di cibo che crea dipendenza”.

Il processo di dipendenza

In che modo si manifesta la dipendenza da cibo? Consumare cibi ultra-processati provoca un aumento di dopamina, un neurotrasmettitore nel cervello che ci fa provare piacere. Quando il suo livello si abbassa non vediamo l’ora di riprovare quella sensazione di benessere che ci spinge così ad assumere ancora più UPF. I picchi di dopamina sono simili a quelli provocati da alcol e nicotina, e anche i livelli di dipendenza sono quasi uguali.

Cibi ultra-processati (Unsplash)

C’è tuttavia da fare una precisazione: non tutti i prodotti che creano dipendenza hanno lo stesso effetto sugli individui. Quindi non tutti coloro che consumano cibi ultra-processati ne diventano dipendenti: in base alle ricerche attuali, lo è una persona su sette.

Alimenti ultra-processati: i fattori che generano dipendenza

A differenza dell’etanolo e della nicotina, gli scienziati non hanno individuato una sostanza chimica specifica responsabile della dipendenza da cibo. C’è chi può essere dipendente dalla coca cola light, dalla pizza farcita o dalle tavolette di cioccolato. I ricercatori concordano sul fatto che è improbabile che sia una singola sostanza chimica, come il saccarosio, a esserne responsabile. Il problema ha più a che fare con il modo in cui gli ingredienti interagiscono.

Prendi carboidrati e grassi. Gli alimenti non trasformati tendono a contenere l’uno o l’altro: 100 g di mela hanno 55 calorie dai carboidrati e 1,5 calorie dai grassi. Cento grammi di salmone non contengono carboidrati e 73 calorie provengono dai grassi. I cibi ultra-processati hanno invece livelli molto più alti di entrambi e in proporzioni molto più simili: 100 g di una tavoletta di cioccolato hanno 237 calorie dai carboidrati e 266 dai grassi. La combinazione di carboidrati raffinati e grassi sembra avere un effetto di dipendenza sui sistemi di ricompensa del cervello.

Responsabili anche gli additivi

Un altro elemento che influisce sul nostro rapporto con i cibi ultra-processati è la rapidità con cui li ingeriamo e ne percepiamo gli effetti. Le sostanze che raggiungono velocemente il nostro cervello hanno più possibilità di generare dipendenza. Gli UPF sono stati ideati per trasportare carboidrati e grassi allo stomaco – e quindi al cervello – nel minor tempo possibile.

Un terzo fattore che favorisce la dipendenza potrebbe essere costituito dagli additivi presenti nei cibi ultra-processati. Gli additivi saporizzanti esaltano i gusti dolce e salato, mentre quelli strutturanti migliorano la sensazione al palato. Secondo gli studiosi, anche se queste sostanze non provocano dipendenza prese singolarmente, potrebbero contribuire a mantenere elevati i livelli di consumo. Ad esempio, i dolcificanti sintetici possono aumentare la nostra capacità di assimilare il glucosio, stimolando il picco zuccherino che ci spingerà a bere più bibite gassate.

(foto di copertina: Unsplash)

Redazione Signo

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