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Maschera di Dalì, che significato ha per la Casa di carta?

Che significa la maschera di Dalì nella Casa di Carta? La serie tv di Netflix è diventata un vero e proprio cult grazie anche a messaggi nascosti e riferimenti particolari che si possono rintracciare nella pellicola. In particolare la maschera del celebre pittore è uno dei simboli dello show spagnolo. Indossata dai protagonisti della Casa di Carta per svolgere le loro attività criminali.

Maschera di Dalì, le polemiche e le accuse alla Casa di
carta

L’inno partigiano Bella Ciao, la tuta rossa, ma soprattutto la maschera di Salvador Dalì: sono questi i simboli che contraddistinguono La Casa di Carta. La famosissima maschera con un sorriso e i baffi all’insù qualche tempo fa sembrava destinata a scomparire dallo show a causa di un’accesa polemica. La Fondazione Salvador Dalì infatti aveva criticato l’assenza dei diritti d’immagine della maschera che riproduce alla perfezione il volto dell’artista. Così tanto che la produzione stava pensando di eliminare questo elemento nella nuova stagione. Alla fine però la questione è stata risolta e la maschera di Dalì è comparsa persino sul red carpet della prima mondiale dello show a Madrid. Il cast, i produttori e il regista infatti hanno orgogliosamente sfoggiato il simbolo della serie tv, mettendo fine alle polemiche.

Maschera di Dalì, il significato nella Casa di carta

Qual è il significato della maschera di Dalì nella Casa di Carta? Questa creazione viene considerata dai critici dell’arte come un’icona del surrealismo, un movimento artistico nato nel Novecento che ha influenzato fotografia, cinema e pittura. Gli sceneggiatori non hanno mai svelato il senso di questo simbolo, ma ci hanno provato i membri del cast. Ognuno ha dato un’interpretazione diversa nel corso di alcune interviste.

Quello che dicono i protagonisti

Alvaro Morte, che nello show interpreta il Professore, colui che ha organizzato la rapina alla Zecca di Stato spagnola, la interpreta come l’emblema della Resistenza. Per l’attore spagnolo la maschera di Dalì è dedicata a tutti coloro che si ribellano alle ingiustizie. Agli emarginati e da chi è stato dimenticato dalla società moderna. Viene scelta dal Professore, secondo il suo parere, come incarnazione di una lotta per la giustizia.

“Per me questa maschera significa molte cose, ma soprattutto rappresenta lo spirito che incarna la Resistenza – ha svelato -. Penso che ci siano molte persone che sono state rapite da La Casa di Carta per via di quella sensazione che il piccolo pesce può vincere contro il pesce grosso. Tutti ci siamo sentiti in questo modo in qualche occasione e per me, al di là delle molte cose che significa, ciò che questa maschera rappresenta maggiormente è lo spirito di Resistenza che penso che dovremmo avere tutti di fronte ad ogni ingiustizia”.

Nella Casa di Carta, Pedro Alonso presta il volto a Berlino. Per lui la maschera di Dalì è “un simbolo di uno spirito che ha a che fare con l’artista che ha improvvisamente oltrepassato certi limiti ed è stato un supporto per rendere visibile una forma di resistenza con cuore e umorismo“.

Itziar Ituno, è invece la poliziotta Raquel che si innamora del Professore, e, grazie alla sua passione per l’arte, identifica la maschera con il pittore spagnolo: “Quando la metti inizi a vedere il mondo in un modo diverso, un posto più giusto. Per me significa la meravigliosa pazzia che Dalì ha avuto“.

Luka Peros veste i panni di Marsiglia e considera la maschera “un simbolo, un simbolo globale. Non solo delle serie, ma di un ideale di resistenza“, mentre per Rodrigo de La Serna, alias Palermo, è “un oggetto di consumo di massa, una volta era un pittore che lavorava anche per le masse“.

Maschera di Dalì, il simbolismo della Casa di carta

Non solo la maschera di Dalì, la Casa di Carta è costellata da un fitto simbolismo. La tuta rossa che consente ai protagonisti di coprirsi e non essere identificati, ad esempio, non è stata scelta a caso. Il rosso infatti è sempre stato un simbolo delle rivoluzioni, dalla Francia del Settecento sino alla Cuba degli anni Cinquanta. Questo colore è legato all’idea di libertà e alla voglia di difendere i propri ideali a ogni costo.

Fra le canzoni che rappresentano di più La Casa di Carta c’è Bella Ciao. In una scena cult della prima stagione, Berlino e il Professore cantano il famoso canto popolare italiano. Che, per tradizione, è associato al movimento partigiano nato nella Seconda Guerra Mondiale. Bella Ciao non è altro che un inno alla Resistenza, alla ribellione e alla lotta contro il nazi-fascismo. Rappresenta la volontà di unirsi e lottare contro gli invasori e gli oppressori.

La canzone

Alex Pina, creatore della Casa di Carta, ha svelato a NSS Mag: “È una canzone che ha sempre fatto parte della colonna sonora della mia vita. Mi ricorda l’infanzia e il mondo intero la conosce – ha detto -, un inno alla Resistenza come lo è la stessa serie. Finché c’è resistenza c’è speranza, anche se i personaggi non sanno minimamente se riusciranno a uscire da lì”.

Una considerazione su questa canzone arriva anche dall’attore Lukas Peros. “Considerando le origini anti-fasciste di Bella Ciao – ha detto -, penso che abbia una ragione d’essere non solo in Italia ma nel mondo. Le persone sono stufe delle banche che rubano sempre alle classi meno abbienti. “Bella Ciao” non è una presa di posizione politica, ma semplicemente esprime il desiderio e lo stato d’animo delle persone di oggi”.

“Si identificano e quindi parteggiano per questi ladri che rubano ai ricchi – ha raccontato l’attore, cercando di svelare i valori della serie -, ovvero quel gruppo politico che adesso possiede nelle loro mani la ricchezza del mondo. Sono stanchi di credere a quelle promesse che non saranno mai mantenute. Quindi si aggrappano a questo gruppo di “Robin Hood”, provando a fare la differenza”.

Foto Agenzia Fotogramma

Valentina Vanzini

Classe 1987, laureata in Educazione e Sistemi Editoriali all’Università di Roma Tor Vergata, Valentina Vanzini lavora da sempre sul Web e per il Web. Negli anni ha accumulato esperienze e collaborazioni in giro per il mondo, da Parigi a Roma, sino a Milano. Ha lavorato come Editor in Chief e copywriter, scoprendo tutto ciò che la circondava attraverso la scrittura e affrontando tantissime tematiche differenti. Il suo super potere è la curiosità che la spinge a sperimentare e cercare novità. Un viaggio che ha portato Valentina a studiare e insegnare Didattica della Shoah, ma anche a scrivere romanzi. Ha esordito con "Quando l'amore fa scintille" con Rizzoli, mentre "Mia suocera è un mostro" è il titolo del suo libro pubblicato con Newton Compton Ha pubblicato anche "Natale con i suoi" e "Come vendicarsi dell'ex (e farla franca)".

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Valentina Vanzini

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